martedì 25 febbraio 2020

High ground - Berlino 2020

High ground è un affresco di un'epoca coloniale, che ha segnato per sempre la storia del cinema mondiale, trasformando l'Australia in emblema di terra libero e selvaggia, poi conquistata dall'Impero Britannico e infine indipendente come molti territori anglosassoni.
Il film è ambientato negli anni '30 nel nord dell'Australia ed è ispirato ad eventi realmente accaduti in un periodo molto particolare della storia.

In un angolo remoto di un villaggio abbandonato, si scatena una sanguinosa guerra tra una popolazione autoctona di Aborigeni, resistenti al tempo e allo spazio “civilizzato” e la polizia di Sua Maesta il Re d'Inghilterra e dell'Impero Britannico.
Travis, un affascinante e sempre brillante Simon Baker, - chi non lo ricorda in The mentalist?! - è un ex soldato e cacciatore di taglie che cerca di rintracciare il più pericoloso fuorilegge nel remoto territorio australiano. È sulla nozione di legge/fuorilegge che si incentra tutto il film, mostrando la trasformazione della realtà antropologica e storica a seconda dell'opportunismo occidentale.
Prima di essere perseguitato il famigerato aborigeno è un pacifico abitante della propria terra, a cui in una incursione sanguinaria di guardie e cacciatori di taglie, viene sterminata la famiglia, compresi i neonati.

Scene raccapriccianti, considerando il fatto che sono tratte da documenti e testimonianze reali del tempo: il colonialismo qui appare come una forma di legalizzazione delle barbarie, troppo lontane dal messaggio di civilizzazione occidentale che volevano far passare gli Inglesi nelle loro propagande sociali dell'epoca.
Durante lo sterminio sopravvive un bambino, Gutjuk, nipote del famoso aborigeno ricercato dai famigerati cacciatori. Gutjuk, viene salvato da Travis e adottato da Claire, una missionaria, e dal fratello sacerdote Braddock, che lo ribattezzano con il nome di Tom.
Dopo dieci anni Travis tornerà per cercare lo zio di Tom, coinvolgendolo personalmente nella caccia e convincendolo a trattare con la tribù sopravvissuta per tutelare le loro vite, in cambio della consegna dello zio. Insieme si imbarcano in una caccia all'uomo, che svelerà un segreto, il quale alla fine li metterà l'uno contro l'altro: anche Travis aveva partecipato all'uccisione della famiglia dell'orfano.

Nonostante il forte legame emotivo tra l'uomo e il ragazzo, la storia non tradisce la verità, e il potere della terra e degli elementi, prevaricheranno sullo spostamento di significato di una realtà falsata.
Film ricco di simboli e evocazioni attraverso la natura, ci fa immergere in un flusso di immagini molto potenti, in cui l'uomo appare esattamente ciò che è: una parte del tutto impotente nel poter gestire il mistero millenario della vita. L'obiettivo del film, secondo il regista Stephen Johnson, «è stata creare una storia che avrebbe contrastato quella ufficiale nel raccontare l'occupazione dell'Australia. Di fronte al mito della terra nullius, il nostro obiettivo è quello di presentare una prospettiva diversa su come è stato realizzato questo paese».

Il film riesce con energia e racconto a coinvolgere lo spettatore in un'avventura simbolo di un importante revisionismo storico, e di una giusta visione antropologica del popolo aborigeno.

(High Ground) Regia: Stephen Johnson; sceneggiatura: Chris Anastiassades; fotografia: Andrew Commis; interpreti: (Simon Baker), (Cullan Mulvey), (Jack Thompson), ( Caren Pistorius), (Jacob Junior Nayinggul) produzione: Stephen Johnson; origine: Australia, 2020; durata: 104'



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