Con il film I Nostri Figli, il regista Andrea Porporati racconta cosa è successo ai tre figli di Marianna Manduca, assassinata dal marito nel 2007, dopo dodici denunce senza esito.
Ci sono storie che fa davvero male ricordare, che suscitano dolore e rabbia, che preferiremmo dimenticare ma che vanno, invece, raccontate. Perché sia possibile cambiare la mentalità, aiutare chi è in prima linea a combattere certi infami reati, magari per rendere più efficaci e di più veloce applicazione le leggi che tutelano vite innocenti. Andrea Porporati lo ha fatto, decidendo di raccontare il "dopo" di un femminicidio, e di concentrarsi sulla seconda vita dei bambini orfani della vittima in I Nostri Figli, con Vanessa Incontrada e Giorgio Pasotti, ispirato alla terribile storia vera di Marianna Manduca, che non sembra ancora finita.
L'assassinio di Marianna Manduca: un delitto annunciato
Nel 2007 Marianna Manduca, una donna di 32 anni di Palagonia (CT), madre di tre bambini di 3, 5 e 6 anni, viene ammazzata a coltellate dall'ex marito Saverio Nolfo. Dopo anni di maltrattamenti e 12 denunce (all'epoca non esisteva ancora il reato di stalking), questa giovane donna viene uccisa in un agguato premeditato. Non era mai stata creduta, non c'erano mai testimoni e si era sempre dato credito alle contro denunce dell'ex, che aveva ottenuto perfino l'affidamento dei figli. Nonostante le minacce esplicite e circostanziate, nessuno le dette ascolto. Marianna era in macchina col padre, una sera di ottobre del 2007, quando Nolfo speronò la macchina, ferì l'uomo e colpì lei fino a farla morire dissanguata, con lo stesso coltello con cui aveva promesso di ucciderla.
Il destino dei figli di Marianna Manduca
Dopo la condanna di Nolfo, costituitosi, il destino dei piccoli orfani sembra segnato: nessuno tra i parenti più vicini può prendersi cura di loro. Oltre ad aver perso la madre per mano del padre, sembrano - come altre piccole vittime di femminicidio - destinati a essere mandati in diverse case famiglie, aggiungendo trauma al trauma. Un'assistente sociale rintraccia a Senigallia un lontano cugino di Marianna, Carmelo Calì, sposato e con due figli piccoli e senza esitare, immediatamente e senza pensare alle conseguenze economiche o di altro tipo, la coppia accoglie nella propria famiglia i tre bambini, dando loro affetto, serenità e due nuovi genitori. Il regista Andrea Porporati per realizzare I nostri figli li ha incontrati ed è rimasto colpito da loro, cercando di fare un film all'altezza "del loro coraggio, della loro sensibilità, della loro capacità di curare la ferita di una tragedia".
L'ultima beffa
Dopo la condanna del padre, i piccoli figli di Marianna hanno ottenuto in sede civile un risarcimento di 259.000 euro, in seguito alla denuncia del cugino della donna nei confronti di uno Stato che non era stato in grado di proteggerla nonostante lei avesse chiesto aiuto più volte. Il tribunale ha riconosciuto la responsabilità dei magistrati che non sono intervenuti. Con la cifra ottenuta, è stato aperto un Bed & Breakfast che diventa il lavoro e l'unica fonte di reddito per i ragazzi e la loro famiglia. La sentenza d'appello - è storia di oggi – ribalta completamente quella di primo grado: di fatto, sostiene che non c'è stata nessuna negligenza ma che Nolfo era talmente ossessionato dalla sua vendetta che lo Stato non avrebbe potuto fare nulla per evitare la tragedia. Adesso i figli - due dei quali maggiorenni - sono impegnati in un'altra battaglia, che li ha portati anche in tv e sulle pagine dei maggiori quotidiani. Se la Cassazione dovesse confermare questa sentenza, sarebbero costretti a restituire il risarcimento e a perdere il lavoro. Ma siamo certi che mantenendo desta l'attenzione e lo sdegno su una vicenda tanto dolorosa, questo non accadrà. E anche un film può servire alla causa.
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