sabato 29 febbraio 2020

(Zero Zero) Sette motivi per rivedere Agente 007: Missione Goldfinger

Il più celebre, amato, quintessenziale tra i venticinque film di James Bond realizzati fino a oggi (No Time to Die è il venticinquesimo, e arriverà nei cinema il 9 aprile). Ecco perché.

No Time to Die, il nuovo film di 007 che - speriamo - farà il suo debutto nelle sale cinematografiche italiane il prossimo 9 aprile, alla vigilia di Pasqua, è il venticinquesimo film della serie ufficiale di James Bond, quella che ha preso il via nel 1962 con Agente 007 - Licenza di uccidere.
Tutti, o quasi tutti, i venticinque film della serie sono amati dai fan, ma come è normale che sia, alcuni titoli sono più amati di altri. Più amati, e destinati a diventare più famosi, a essere eletti a film simbolo della serie. E, se chiedete a chiunque sia fan di James Bond di nominare il più iconico del film che lo vedono protagonista, altissime sono le probabilità di sentirvi rispondere: Agente 007 - Missione Goldfinger.
Come hanno scritto sull'edizione britannica della rivista GQ, Goldfinger (come lo chiamano gli amici) sta alla filmografia bondiana come Sgt. Pepper sta alla discografia dei Beatles. Non è necessariamente il più bello, ma è il film che più di ogni altro sintetizza quintessenzialmente 007 e il suo mondo. Perlomeno il suo mondo prima della rivoluzione dolce arrivata con Casinò Royal e Daniel Craig.
E allora vediamo insieme quali sono gli elementi che rendono così speciale Goldfinger, terzo film della serie di James Bond, diretto da Guy Hamilton (succeduto al Terence Young che aveva firmato i primi due) nel 1964.

La ragazza d'oro: Jill Masterson

Nell'incipit del film, dopo aver distrutto un laboratorio per la produzione di droga in America Latina, 007 si reca a Miami Beach per una meritata vacanza. Ma il lavoro lo sorprende immediatamente anche lì: l'amico Felix Leiter gli chiede di tenere d'occhio un miliardario europeo, un certo Auric Goldfinger. James Bond lo fa ovviamente a modo suo: seducendo la sua assistente Jill Masterson (interpretata da Shirley Eaton) e facendolo proprio mentre lei è incaricata di aiutare il suo capo a barare al gioco. Per vendicarsi delle fatto di averlo fatto perdere (perché Goldfinger, come dice Jill "odia perdere") e del tradimento della ragazza, Goldfinger agisce a modo suo: dopo che James e Jill hanno consumato la loro inevitabile intimità, l'agente di risveglia per scoprire la ragazza morta sul letto, nuda, ricoperta interamente da una vernice d'oro che l'ha uccisa per "soffocamento della pelle". Siamo nel 1964, e c'è ancora un certo pudore, al cinema: tanto che, quando 007 scopre il corpo di Jill sul letto, la ragazza è sì nuda ma giace supina, e la sagoma del cuscino di una poltrona emerge quel tanto che basta per tenerle nascosti i glutei.
L'immagine di Jill ricoperta da vernice d'oro è una delle più iconiche dell'universo bondiano, e una foto di una Shirley Eaton dorata finì anche, promozionalmente, sulla copertina del celebre Life Magazine.

Il villain: Auric Goldfinger

Film dopo film, attore dopo attore, James Bond è - più o meno - sempre lui. A cambiare sono i villain, i cattivi contro cui Bond si deve battere. Alcuni, ovviamente, sono migliori di altri. Auric Goldfinger è senza dubbio uno dei migliori cattivi di sempre dell'universo bondiano,
Il nome, ideato da Ian Fleming, lo scrittore che ha inventato il personaggio di James Bond, deriva da quello di un architetto svizzero, Ernő Goldfinger, che aveva costruito la una casa vicino sua di Hampstead. Secondo degli articoli pubblicati dopo l'uscita del film da Forbes e dal New York Times, a ispirare il personaggio fu il magnate dell'industria mineraria Charles W. Engelhard, Jr..
Avido, baro (alle carte come nel golf), sadico e, nel libro, anche sessualmente perverso. Contrabbandiere d'oro. A interpretarlo, l'attore tedesco Gert Fröbe. Il piano di Goldfinger è quello di rendere inutilizzabile la riserva aurea degli Stati Uniti a Fort Knox con una bomba al cobalto radioattiva, per sconvolgere il mercato dell'oro, che possiede in enormi quantità, e di conseguenza farne aumentare esponenzialmente il valore, diventando ancora più ricco.
Si muove a bordo di una Rolls-Royce Phantom III che usa per contrabbandare l'oro, forgiando col metallo parti della carrozzeria, e su un aereo privato a bordo del quale incontrerà la sua fine.

Lo scagnozzo: Oddjob

Il fido maggiordomo, autista, guardia del corpo, tirapiedi e sicario di Auric Goldfinger è Oddjob: un colossale coreano muto (interpretato dal wrestler hawaiano, d'origine giapponese, Harold Sakata) dotato di una forza quasi sovrumana (è capace di sbriciolare una pallina da golf con una mano, e di spezzare una barra di metallo con un colpo di karate) e di una bombetta che nella falda nasconde una lama affilatissima, usata come un letale frisbee. In una celeberrima scena del film, per dare una dimostrazione della letalità del suo cappello, Oddjob lo lancia e recide di netto la testa di una statua.
Senza dubbio alcuno, è l'henchman più amato e famoso di tutta la saga di James Bond.

La Bond Girl: Pussy Galore

James Bond viene messo ko da Oddjob. Al risveglio si ritrova in un aereo privato, e di fronte a lui c'è una donna. Questo è il dialogo che segue:
- Lei chi è?
- Mi chiamo Pussy Galore.
- Forse sto sognando.

Un nome che è tutto un programma, quello della Bond Girl di questo film, che l'ha fatta entrare nella leggenda e che si cala alla perfezione nell'universo bondiano di Goldfinger, assai più carico di ironia di quanto non avvenisse nel primi due film, e a tratti volutamente caricaturale. Pussy Galore, interpretata da Honor Blackman (per decenni la Bond Girl più anziana di sempre, 37 anni all'epoca delle riprese, superata solo da Monica Bellucci in Spectre), è una pilota d'aerei, specializzata nel volo acrobatico, al servizio di Goldfinger e del suo piano diabolico contro Fort Knox. Ma il fascino di Bond riuscirà a far breccia nella sua dura corazza (e in quella che, nel romanzo di Fleming, è una dichiarata omosessualità, portandola dalla sua parte. Complice un pagliaio entrato nella leggenda.

Le battute

Il dialogo tra James e Pussy è solo un esempio di una serie di battute di Agente 007 - Missione Goldfinger che sono entrate nel mito per i fan di James Bond, ma non solo. Guy Hamilton, e gli sceneggiatori Paul Dehn e Richard Maibaum, inaugurarono col loro film la vera ironica di 007 che poi diventerà uno dei tratti caratteristici e distintintivi della serie cinematografica che la vede protagonista.
Lo scambio più celebre del film è quello tra Bond e Goldfinger che arriva quando 007 è prigioniero, legato a un tavolo, braccia e gamabi divaricate, con un letale un raggio laser che si avvicina lentamente al suo cavallo e minaccia di tagliarlo in due. "Si aspetta che io parli?" chiede 007 a Goldfinger. "No, mi aspetto che lei muoia," gli risponde sprezzante il villain.



Ne ha anche per i Beatles, James Bond, nel suo ultimo dialogo con Jill Masterson. I due stanno amoreggiando sul divano quando 007 si lamenta: "troppo calda". Il doppo senso è a portata di mano, ovviamente, ma quando James si alza, vediamo che riporta la bottiglia di champagne verso il frigorifero. Jill non pare contenta di questa interruzione, ma James le dice, prima di essere messo fuori gioco da qualcuno (che poi scopriremo essere Oddjob): "Figliola, ci sono delle cose che assolutamente non si fanno. Per esempio bere Dom Perignon del '53 a una temperatura superiore ai 4 gradi centigradi: sarebbe peggio che ascoltare i Beatles senza tappi nelle orecchie."

L'auto

A proposito di battute. Quando 007 si reca da Q per prendere possesso della sua auto d'ordinanza, si trova di fronte a una sorpresa. Questo è lo scambio tra i due.
- Dov'è la mia Bentley?
- È un po' superata temo.
- A me è sempre andata bene.
- Ordini di M, 007. Si servirà di questa Aston Martin DB5 modificata.

Agente 007 - Missione Goldfinger è infatti il film in cui per la prima volta Bond siede al volante dell'automobile con cui verrà maggiormente identificato, e che è considerata la Bond Car per eccellenza, tanto che perfino lo 007 di Daniel Craig la utilizza come vettura personale. Ma anche Pierce Brosnan aveva guidato un'Aston Martin DB5 in Goldeneye.

La canzone di Shirley Bassey

Last, but not least. Le title track di James Bond sono un altro degli elementi distintivi della serie, tanto da meritare una grande attenzione da parte dei realizzatori del film e del pubblico. In No Time to Die la title track è composta ed eseguita da Billie Eilish, ma è alla canzone "Goldfinger" eseguita di Shirley Bassey e composta da John Barry (musica) e Anthony Newley e Leslie Bricusse (parole) che la giovane cantante americana e tutti gli altri artisti che hanno composto e eseguito le canzoni dei titoli di testa dei vari film di 007 devono lo spazio e l'attenzione che hanno ricevuto.
Perché? Perché in Agente 007 - Missione Goldfinger per la prima volta viene inaugurata la tradizione della title track associata ai titoli di testa, e perché la canzone della Bassey è ancora oggi un vero e proprio mito.



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