«La verità è che a Dio non piaccio.»
(Sir John Brannox/Giovanni Paolo III)
LA VIA MEDIA
Lenny Belardo è in coma: nemmeno la scienza si sbilancia sulle sue condizioni. Si risveglierà prima o poi? E, problema ancora più consistente, cosa fare ora in sua “assenza”? Cosa fare in un momento storico su cui grava confusione e timore, ora che il califfo ha pubblicamente minacciato la religione cristiana e i suoi fedeli e tutto il mondo occidentale? Al Vaticano, ai cristiani, al mondo intero serve un nuovo papa, che sappia condurre i puri e i timorati di Dio verso la Salvezza e una nuova dimensione di pace. Più facile a dirsi, che a farsi…
Non per Paolo Sorrentino, certo. Dopo aver tracciato, con The young pope, un solco netto tra i ridicoli tentativi di proporre una fasulla serialità italiana di qualità – e la prima stagione di Luna nera è solo l'ultimo caso di una sfilza di mostruosità - e quella con cui ogni spettatore devoto al cinema e alla televisione di una certa risma desiderano eternamente confrontarsi, il cineasta napoletano tende nuovamente i fili di una narrazione beatamente spregiudicata, in cui sono le immagini di una bellezza quasi pittorica, luminose, a far germogliare nello spettatore emozioni tanto forti da rischiare di rivalutare il concetto stesso di empatia.
Sorretto da una colonna sonora dolce e malinconica, a volte addirittura seducente, il ritorno di Sorrentino in Vaticano non è un viaggio alla ricerca di una rivelazione mistica, ma una discesa nei meandri più oscuri e stretti di un mondo sotterraneo, celato alla luce della verità, in cui preti pedofili e cinici grugniscono di soddisfazione; in cui i giochi politici e le macchinazioni del potere sono spifferi più gelidi di una tormenta; in cui non c'è posto per la carità e la comprensione umana e cristiana, poiché tutto ruota attorno e alla mercé dell'apparenza cristallina e santa della più antica corporazione in Terra – come dice anche lo straordinario cardinale Angelo Voiello, interpretato da un Silvio Orlando probabilmente nel ruolo della vita.
E proprio dalla figura stoica e a suo modo ambigua del cardinale Voiello, autentico e dichiarato deus ex-machina della macchina vaticana, occorre partire per analizzare The new pope. Perché è Voiello a scegliere sir John Brannox come nuovo papa sostituto di Belardo – e John Malkovic non può che confermarsi come quel magnetico performer che è, cannibalizzando ogni affetto e pietismo dello spettatore, dando corpo e anima a un papa così realistico e umano da indurre alla commozione; perché a Voiello si accosta la pietà verso i giusti e i veri santi – il cardinale non cade mai nel tranello di considerare il “risorto” Belardo un essere divino, perché per un individuo pragmatico come lui, solo chi ha patito una vita di sofferenza, come l'amico disabile Girolamo, può essere considerato un santo; perché è Voiello a riportare l'ordine e la serenità in Vataicano, segnalando a un redivivo, ma confuso Belardo la via verso la “salvezza”. Così, Angelo Voiello è l'incarnazione del fare quotidiano, dell'uomo che osserva e agisce, senza crogiolarsi nel vacuo pensiero religioso. A lui si contrappone e, al contempo, si affianca l'icona di sir John Brannox/Papa Giovanni Paolo III, l'araldo della cosiddetta “Via Media”, dell'equilibrio spirituale e materiale che si fonda sui valori della giustizia e dell'azione razionale.
Se The young pope aveva il compito di suscitare un'eruzione emotiva, scardinando una volta per tutte il pensiero vaticano dilatato agli eccessi, inserendo quella folle e ipnotica variabile che fu Lenny Belardo – anche stavolta Jude Law sa come (ri)prendersi la scena – il secondo capitolo dell'”eretica” saga spirituale di Sorrentino assume, una volta di più, i contorni di una provocazione, che si evolve in una netta presa di posizione: per salvare la Chiesa e la bontà di questo mondo come noi lo conosciamo, per combattere le aberrazioni del fanatismo – la sperduta Esther/Ludivine Sagnier è, in quest'ottica, una sorta di Lucifero moderno – e per provare a comprendere sempre più i reali valori della fede cristiana, senza che questa continui a essere considerata un dono non di tutti, ma solo di una enigmatica frangia di eletti, ecco che le buone intenzioni devono lasciar campo aperto ai fatti, a un radicale cambiamento gestionale e ideale della Chiesa stessa. Se Pio XIII è un personaggio di per sé sregolato nel suo essere tangibile, essendo trattato, in questo secondo capitolo, ancor più come un'entità quasi inarrivabile, oltre che indecifrabile - è lui l'incarnazione dello spirito della Chiesa, così come la Chiesa stessa crede di apparire -, allora Giovanni Paolo III è il suo perfetto contraltare, uomo debole e troppo umano per essere pontefice, schiacciato da un tragedia fatale e dal peso di una tossicodipendenza; ma sir John Brannox è, in verità, ci dice Sorrentino, il detentore di ogni risposta che occorre alla Chiesa per rinascere dalle ceneri dell'opulenza e dell'inazione, ossia il credo della “Via Media”. Ovvero, la scelta di agire, la fermezza d'animo di svestirsi di ogni orpello ultraterreno, per discendere nuovamente ad accogliere il popolo bisognoso, per dedicarsi come mai prima d'ora nella sacra missione cristiana del sacrificio e della condivisione di ogni sofferenza.
Per riuscire in questo arduo compito, Sorrentino si schiera non dalla parte di Pio XIII, ma da quella di Brannox e di Voiello, che soffrono e sono umani, non santi, quindi gli unici giusti in grado di indicare la via verso la salvezza; e solo sacrificando la sua sacralità, Pio XIII – che incarna quella spiritualità dietro cui la Chiesa oggi si nasconde - riesce a smorzare paure e incertezze, affidandosi completamente alla rinnovata forza di un popolo che non ha mai smesso di credere nella pietà e nella bontà di questo mondo.
Non si sa ancora se l'opera Sorrentiniana si tramuterà in una trilogia. Sta di fatto che il regista de La grande bellezza ha osato a tal punto non solo da essere riuscito a segnare la vetta della storia della serialità italiana, ma perfino a scuotere l'imbarazzante inerzia socio-culturale in cui la sacra istituzione della Chiesa mondiale è affondata in tutti questi anni di isterica modernità. Se non è una rivoluzione questa…
(The new pope); genere: drammatico; showrunner: Paolo Sorrentino; regia: Paolo Sorrentino; stagioni: 1 (seguito di The young pope); episodi prima stagione: 9; interpreti: Jude Law, John Malkovich, Silvio Orlando, Cécile de France, Javier Cámara, Ludivine Sagnier, Maurizio Lombardi, Marcello Romolo, Mark Ivanir, Henry Goodman, Massimo Ghini, Ulrich Thomsen; produzione: The Apartment, Wildside, Haut et Court TV, Mediapro, Sky Studios; network: Sky Atlantic (Italia, 10 gennaio-7 febbraio 2020); origine: Italia, 2020; durata: 60' per episodio; episodio cult prima stagione: 1x06 - Episodio 6
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