giovedì 20 febbraio 2020

Il richiamo della foresta

Identificarsi con un cane non è cosa da tutti i giorni ma accadde, negli ultimi anni dell'Ottocento, a Jack London quando decise di scrivere una storia con protagonista un quadrupede di nome Buck sul quale riversò le sue delusioni, le sue esperienze, le sue riflessioni sugli esseri umani, l'avidità, la violenza. Lo scrittore, finito a cercare l'oro come tanti nella dura terra del Klondike, trasferisce i suoi ricordi e le sue avventure su un cane venduto a uomini senza scrupoli per diventare cane da slitta nelle nevi, messo in gabbia e trasportato in treno e nave, bastonato, umiliato. Ma Buck ha una tempra eccezionale: tiene duro, non si rassegna, reagisce, scalpita, si libera, si mette alla prova, con coraggio trova il suo posto nel mondo, ogni volta adattandosi al meglio in situazioni difficili. Fino a quando non incontra un uomo che lo tratta con rispetto: John Thornton (interpretato da un Harrison Ford in forma smagliante), un signore che, dopo la perdita di un figlio, è scappato dalla famiglia alla ricerca di un oblio assoluto, in una realtà innevata e ghiacciata, un destino di solitudine, di annullamento. E così, attraverso un incontro tra specie diverse, umana e animale, i due protagonisti compiono il viaggio dell'eroe: attraverso l'amicizia riacquistano un senso di sé e della vita, respirano linfa per fare pulizia dei pensieri, evolvono verso una maturità nuova, apparsa fino a quel momento irraggiungibile.

In un rispecchiamento - che è sicuramente quello vissuto dallo scrittore London identificandosi nel cane Buck - tra uomo e animale come due facce della stessa medaglia il pubblico può con facilità alternare il coinvolgimento tra i due, preoccupandosi delle sorti impervie di entrambi. Attraverso scontri violenti, epifanie nella natura, accettazione dei propri istinti primordiali sia Buck che Thornton trovano la quadratura del loro cerchio: ascoltano, e assecondano, il richiamo della foresta.

Ennesimo rifacimento cinematografico della famosissima opera letteraria dei primi anni del Novecento, la nuova tecnologia CGI rende possibile l'animazione delle creature animali fino a antropomorfizzarle quasi completamente: la mimica facciale e le espressioni degli occhi sono curate e incisive in ogni scena, dalla zuffa al gioco al confronto a morte (lo scontro tra Buck e Spitz, il cane husky capo della muta).

L'uso della voce fuori campo di Thornton - che scandisce il film dall'inizio come un narratore romanzesco o come la scrittura di una lettera immaginaria - dona un tono letterario all'operazione filmica aggiungendo pathos alla vicenda. Piacevole e appassionante. Riprese della natura spettacolari.

(Il richiamo della foresta); Regia: Chris Sanders; sceneggiatura: Michael Green; fotografia: Janusz Kaminski; montaggio: David Heinz; musica: John Powell; interpreti: Harrison Ford, Omar Sy, Dan Stevens, Karen Gillian, Bradley Whitford; produzione: 3 Arts Entertainment, Twentieth Century Fox; distribuzione: 20th Century Fox Italia; origine: USA, 2020; durata: 100'



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