Forse non tutti sanno che George Clooney ha deciso di non crescere i suoi figli a Los Angeles ma nella campagna francese. La ragione non è difficile da indovinare, ma l'attore ne ha comunque parlato diffusamente nel corso di un’intervista a Esquire, in cui ha spiegato prima di tutto che, se i gemelli fossero rimasti a Hollywood, non sarebbero entrati in contatto con la vita quella vera ma avrebbero risentito della nefasta influenza della celebrity culture e di valori nei quali il protagonista di Jay Kelly non si riconosce più e forse non si è mai riconosciuto.
Ultimamente abbiamo sentito spesso parlare di Clooney, che ha partecipato all'ottantaduesima Mostra del Cinema di Venezia in qualità di protagonista del film di Noah Baumbach Jay Kelly, nel quale interpreta una star del cinema in preda a una crisi di mezza età e, guarda caso, disamorata del suo lavoro e della fama.
In Francia a nessuno importa niente della celebrità
Tornando alla fattoria in Francia e ai gemelli Ella e Alexander, nati nel 2017, ecco cosa ha detto George Clooney in proposito:
Siamo molto fortunati. Abitiamo in una fattoria in Francia. Sono cresciuto per buona parte in una fattoria, e da bambino odiavo stare lì. Per loro invece (è diverso). Non stanno incollati all’Ipad, mangiano insieme agli adulti e devono portare i loro piatti in cucina. Credo che questo renda la loro esistenza migliore.
Poi l’attore ha aggiunto:
Mi preoccupava crescere i nostri figli a Los Angeles, a contatto con la cultura hollywoodiana. Ho avuto l'impressione che così non avrebbero ricevuto una bella scossa dalla vita. In Francia a nessuno importa niente della fama. Non voglio che vadano in giro con la preoccupazione dei paparazzi. Non voglio che vengano paragonati ad altri figli celebri.
Ultimamente Clooney ha affiancato il teatro alla sua attività su e per il grande schermo, ottenendo una candidatura al Tony Award come miglior attore protagonista per la sua performance in Good Night, and Good Luck, versione per il palcoscenico dell'omonimo film da lui diretto e sceneggiato insieme a Grant Heslov. La vicenda si svolge negli anni del maccartismo, epoca che un paio di giorni fa Rob Reiner ha paragonato all'America trumpiana di oggi.
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