martedì 11 febbraio 2020

L'angelo del crimine: la storia vera di Carlos Puch, il più celebre serial killer argentino


Capelli biondi viso angelico e uno dei più spietati killer della storia sudamericana.

Il cinema si nutre della cronaca, le storie vere sono un serbatoio infinito da cui tratte vicende di ogni genere. Il thriller, poi, sia in versione letteraria che cinematografica lo fa da molti anni per i crimini violenti, basti pensare alla stagione d’oro dei serial killer. 

Il film, L’angelo del crimine

Uno di questi, Carlos Puch, è per esempio al centro di un film argentino che ne ricostruisce le gesta, L'angelo del crimine, prodotto da Almodovar e diretto da Luis Ortega. Protagonisti Lorenzo Ferro e Chino Darin, insieme a Cecilia Roth e Luis Gnecco, il Neruda di Pablo LarrainLa nostra recensione de L’angelo del crimine, di Daniela Catelli, sottolinea “l’eleganza della messa in scena, la bellezza della fotografia, i costumi, la colonna sonora di brani rock del tempo, argentini e internazionali (tra cui spunta pure un Non ho l’età cantata da Gigliola Cinquetti in spagnolo) e la perfetta ricostruzione d’epoca ne fanno un film di pregio”.

Chi era Carlos Puch

Carlos Eduardo Robredo Puch nacque a Buenos Aires il 19 gennaio 1952 da una famiglia della classe proletaria. Era un bambino timido, che si trasferì con i genitori a 4 anni in una cittadina della provincia di Buenos Aires, Olivos, in una via intitolata al grande Jose Luis Borges, affittando un appartamento al primo piano, sopra un negozio di ferramenta. Capelli biondi, viso angelico, è passato alla storia come uno dei più celebri serial killer della storia criminale argentina. "Angelo della morte”, “angelo nero", furono due dei suoi soprannomi. Dietro le apparenze una violenza efferata, che l’ha portato a venire condannato per 11 omicidi, un tentato omicidio, 17 rapine, uno stupro, un tentato stupro, un abuso sessuale, due sottrazioni di minore e due furti. È in prigione dal 1973, dove si trova ancora oggi, a distanza di 47 anni, da un anno ormai il più longevo prigioniero delle carceri argentine.

La carriera criminale

Iniziò presto, la carriera criminale di Pugh. A 19 anni, nel marzo ’71, insieme al complice Jorge Antonio Ibanez, derubarono di 350 mila pesos la discoteca Enamor. Prima della fuga, Carlos assassinò il proprietario del locale e il guardiano di notte. Due mesi dopo svligiarono, alle 4 del mattino, un negozio di ricambi. Entrando si trovarono di fronte un uomo e una donna con un neonato. Puch uccise a colpi d’arma da fuoco l’uomo, ferendo la donna, che tentò di violentare e rimase in vita. Oltre ai soldi, per non farsi mancare niente, sparò uscendo alla culla in cui il neonato stava piangendo, mancandolo.

Sempre nel 1971 molti altri furono i crimini commessi da Carlos Puch: l’omicidio del guardiano notturno di un supermercato, di una ragazza di 16 anni che si trovava dentro un’auto che avevano rubato, bissando poi con una donna di 23 anni e uccidendo i guardiani di due concessionari di automobili che derubarono.

L’arresto e il processo

La sua parabola criminale fu violenta e molto rapida. Fu arrestato nel febbraio 1972, dopo che un suo documento d'identità fu trovato nella tasca dei pantaloni del suo nuovo complice, che aveva ucciso qualche giorno prima in preda alla furia. Aveva 20 anni. Il processo fu arrivò solo nel 1980, quando venne condannato all’ergastolo da scontare in un carcere di massima sicurezza. Le sue ultime parole prima della lettura della sentenza furono, “Questo era un circo romano, sono stato giudicato e condannato in anticipo”.

Ogni tentativo di ottenere la libertà condizionata, una revisione del processo, o addirittura di richiedere la condanna a morte, non prevista in Argentina, è stata regolarmente bocciata dalla magistratura. La prima volta è uscito dal carcere è stata nel maggio 2016, dopo 44 anni di detenzione, per effettuare delle visite mediche legate a una salute in peggioramento.



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