Raccontava Vincenzo Mollica, alla cerimonia di apertura del Torino Film Festival, di essere stato una volta scelto dalla Rai come inviato ai Mondiali di calcio proprio perché lui, di calcio, non sapeva nulla.
Questo significa, anche, che per apprezzare la narrazione e l’epica che il calcio, e lo sport in generale, garantiscono non si deve per forza esserne degli esperti.
Ce lo ha spiegato di recente Una squadra, e ora ce lo conferma La bella stagione, il bel documentario presentato proprio al TFF che, diretto da Marco Ponti, racconta di quel paio di annate straordinarie della Sampdoria che nella stagione 1990/1991 ha vinto lo scudetto, e che in quella successiva ha sfiorato la Coppa dei Campione.
La Samp voluta dal presidente Pellegrini, allenata da Boskov, la Samp della coppia Vialli-Mancini, ma anche di Cerezo, Vierchowod, Lombardo, Mannini, Dossena e tutti gli altri.
Così come Una squadra non si limitava a raccontare l’impresa sportiva, in quel caso della nazionale italiana di tennis che vinse la Davis nel 1976, ma si incentrava sulle dinamiche personali tra Panatta, Bertolucci, Barazzutti, Zugarelli e Pietrangeli, aggiungendo al tutto un quadro storico e politico di grande rilevanza, ugualmente La bella stagione non è solo il racconto di un paio di stagioni sportivamente memorabili, e di una squadra calcisticamente straordinaria: è prima di tutto, volutamente, il racconto di una grande epica sportiva, e di come quei risultati arrivarono come conseguenza di un legame umano profondo, sincero, divertito. Di un rispetto e di un’amicizia che sono, ovviamente, prima di tutto, quelle che passano tra Luca Vialli e Roberto Mancini ma che riguardano tutti gli altri componenti di quel team, e che sono stati confermati, con i medesimi grandi risultati sul campo, anche nella vittoria dell’Italia agli Europei. L’Italia di Mancini, sì, ma del Mancini che aveva voluto vicino a sé molti dei suoi ex compagni doriani.
Vialli in primis.
Ecco che allora La bella stagione e anche un coacervo di aneddotica a tratti irresistibile (come quando Vialli racconta del suo arrivare in ritardo agli allenamenti riuscendo a evitare le multe del severissimo Boskov grazie alla copertura coperto dal magazziniere, che gli preparava anche il tè coi Bucaneve, i suoi biscotti preferiti) e un ritratto di persone, prima che di personaggi, che porta con sé un grande carico di umanità. Un esempio, in questo senso, sono le poche ma sincere e umili dichiarazioni di Giulio Nuciari, secondo portiere di quella Samp dopo al saracinesca Pagliuca, quasi inutilizzato in campo ma parte integrante di un gruppo e di uno spirito.
Sono stati gli stessi protagonisti di quell’avventura che, col regista del film Marco Ponti, hanno sottolineato questi aspetti, ben più importanti dei loro successi, perché senza quel legame umano lo scudetto non sarebbe mai arrivato.
“Spero che questo film sia utile ai ragazzi di oggi”, ha detto Roberto Mancini, “perché parla di qualcosa che va al di là della vittoria, è una storia di amicizia”. Un film, ha proseguito il CT degli Azzurri, che è stato possibile “perché noi siamo amici oggi come lo eravamo trenta anni fa, e ci siamo imbarcati in questa impresa per l’amore che avevamo e abbiamo l’uno con l’altro”.
Mancini, come poi tutti i suoi compagni di squadra presenti a Torino per presentare il film, ha sottolineato come quel gruppo e quella storia siano state possibile grazie a “un uomo che era più di un padre, e che eravamo tutti uniti nel tentativo di far felice”, il presidente Paolo Mantovani. Uno che, come ha ricordato Pietro Vierchowod, “non ci criticava mai anche quando non eravamo al nostro meglio, e che aveva creato quel gruppo col sogno di vincere”.
“I giocatori di oggi sono molto professionali, molto più professionali di quanto non fossimo noi allora”, ha aggiunto Vialli, “ma forse manca un po’ di quel rapporto umano, che noi avevamo con Pellegrini e tra noi, per il quale si dà più del 100%, ma si versano anche sangue e lacrime”.
E anche per Marco Ponti, che al film ha dedicato un anno e mezzo della sua vita, La bella stagione è “una storia di grandi uomini, di valori, legami, relazioni. Una storia sana di amicizia in un gruppo completo e eterogeneo che non riguarda solo il passato, ma ci tocca da vicino, oggi, reduci da un periodo in cui le relazioni umane sono state messe a dura prova”.
La bella stagione sarà nei cinema italiani il 28, 29 e 30 novembre, e il 1° dicembre, distribuito da 01 Distribution.
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