martedì 17 maggio 2022

Esterno notte, uno sguardo meno ideologico per Marco Bellocchio sul rapimento di Aldo Moro

“La prima serie, e l’ultima”. Così commenta Marco Bellocchio, Esterno notte, con la rinnovata ironia di questi ultimi anni da ultraottantenne in straordinaria forma, creativa e non solo. Dopo il film Buongiorno, notte, dedicato nel 2003 al rapimento, detenzione e omicidio di Aldo Moro visto dall’interno della prigionia, in Esterno notte allarga lo sguardo raccontando quelle settimane da diversi punti di vista, dal ministro dell’interno e vero figlioccio putativo Francesco Cossiga a Papa Paolo VI, passando per la coppia di brigatisti (non carcerarieri) Valrio Morucci e Adriana Faranda ed Eleonora Moro.

Presentato integralmente a Cannes in selezione ufficiale, nelle sue 5 ore e mezza abbondanti, esce in sala distribuito da Lucky Red in due parti, una il 18 maggio e la seconda dal 9 giugno. La messa in onda in prima serata su Rai 1 è prevista in autunno. Scritta da Marco Bellocchio, Stefano Bises, Ludovica Rampoldi, Davide Serino, diretta da Marco Bellocchio, Esterno notte vede come protagonisti Fabrizio Gifuni nei panni di Aldo Moro, Margherita Buy, Toni Servillo, Fausto Russo Alesi, Gabriel Montesi e Daniela Marra. È una serie Rai prodotta da Lorenzo Mieli per The Apartment, società del gruppo Fremantle, con Simone Gattoni per Kavac Film, in collaborazione con Rai Fiction, in coproduzione con Arte France.

“L’idea di partenza era fare un lunghissimo racconto. È diventata serie quando abbiamo subito capito che se si voleva andare molto all’esterno era necessario un tempo diverso dal film. Con gli sceneggiatori abbiamo velocemente scandito la narrazione su sei episodi. All’inizio vediamo Moro oggettivamente, poi scompare inabissandosi. Questa scomparsa ci porta poi a stare su altri personaggi coinvolti, per poi tornare su Moro. Anni fa mi aveva colpito il libro di Silvana Mazzocchi su Adriana Faranda, Nell’anno della tigre. L’ho anche incontrata per fare un film su di lei, ma a quel tempo aveva ancora reticenza, voleva controllare la storia. Allora il progetto si è insabbiato. Penso che ora avrebbe un’idea diversa, ma è andata così”.

Aldo Moro non poteva che essere interpretato da Fabrizio Gifuni, che ha già conquistato pubblico e critica a teatro nei panni dello statista democristiano nello spettacolo Con il vostro irridente silenzio e lo aveva già interpretato anche nel film Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana. “Mi ha sempre interessato il nostro di silenzio. Il contenuto delle lettere è stato rimosso, dimenticato consapevolmente. Moro si era concesso solo quello, la scrittura notte e giorno a partire dal decimo giorno. È stato utile nel mio lavoro perché dava un punto di vista interno. Le generazioni successive hanno operato una rimozione collettiva di una pagina così tragica, come se non ci riguardasse questa storia di martirio. Oggi risulta meno lontana di quanto successo anni fa, per quanto accaduto negli ultimi mesi. Un legame con la storia non solo del nostro paese, non comprensibile se si leva dal contesto di tempesta perfetta internazionale. Una linea della della fermezza per conservare l’integrità dello stato. In quel momento era un uomo che si era spinto troppo avanti rispetto a quanto il perimetro della storia gli permetteva. In anticipo di quindici, venti anni”.

Il memoriale di Aldo Moro è stato una fonte importante di ispirazione per Bellocchio, così come altri libri usciti in questi anni e lo stesso spettacolo teatrale con Gifuni. “C’è nelle lettere un passaggio misterioso”, ha aggiunto, “in cui ringrazia le brigate rosse per avergli salvato la vita. Chiedendo agli storici come spiegassero questo passaggio, inserendolo nei 55 giorni della prigionia, sono stati tutti vaghi, senza dare risposte chiare. Questa serie è molto meno ideologica di Buongiorno, notte. È passato altro tempo, non voglio perdonare tutti però non c’è odio. Non odio nessuno, sarà l’età. Mi spiace se qualcuno, come Maria Fida Moro, ha interpretato la serie come un accanimento da avvoltoi sui ricordi tragici di quegli anni. Per noi, da giovani, la politica era qualcosa di molto più importante. Vivevamo nelle utopie politiche che in quel 1978 stavano tramontando nella fossa del terrorismo, ma anche di altre tragedie. Moro ha dimostrato, con la sua discrezione e il sorriso democristiano, di guardare molto più avanti. Idee ardite, per cui ha pagato con la vita”.



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