giovedì 30 giugno 2016

FLIPT 2016 - Parvathy Baul - Achin Pakhi - raccolta di canzoni e storia di Lalan Fakir

Una voce che risveglia un sentimento antico, ancestrale, quella di Parvathy Baul, ascoltata ieri sera al FLIPT qui a Fara in Sabina.
Una voce capace di fondere senza frizioni la distanza magica della vocalità indiana, con tutto il suo carico di tradizione, alla dinamica tutta teatrale del cantastorie.
Una voce che racconta danzando, con dentro profondo il ricordo profondo e gravido della terra e il senso di una spiritualità che vive nel presente, che lo esalta, in cerca di una sublime unità tra Io e Mondo, tra umano e trascendente, tra singolo e pluralità.
Una voce viaggiante che si porta impressa, nel melisma, le strade e i sassi, gli orizzonti e i cieli, il silenzio e le stelle della notte. Il tutto nell'incanto di un'esperienza che non è solo quello della memoria profonda della musica, ma anche quello più piccolo dell'interprete che ha portato le sue storie in tutti gli angoli del mondo. La memoria del vecchio e quella del bambino che si prendono per mano e si trasmettono nel cuore del pubblico ammirato.

Nella storia piana di Lalan Fakir, abbandonato su un'imbarcazione di banano perché infetto dal vaiolo e perso nelle contrade del mondo, tra culture e sentimenti diversi, si magnifica una percezione tutta orientale del creato e della singola esistenza. Perché non c'è vera differenza tra io e tu, come ben sanno i bambini, se non quella che col tempo frapponiamo in un muro irto di paure.
Ma in essa si riverbera anche il senso di una religiosità scevra da ogni dogma, che si riconosce nell'altezza di un Dio trascendente che non fa differenza tra bramini e imam perché il senso della vera religione non è nel futuro della morte dopo la vita, ma nella vita stessa che va affrontata come una barca che non cerca un porto sicuro, ma si accontenta di trovare la forza di affrontare la tempesta, quando questa fatalmente giunge.

Sulla scena nulla, se non il buio in cui solo può prendere corpo il racconto, e una luce votiva che profuma il silenzio prima della musica, il nulla prima della parola che indica il senso celandolo allo sguardo.

Uno spettacolo concerto che invita spesso a chiudere gli occhi per permettere alla coscienza di aprirsi dentro in un paesaggio fitto di emozioni.
Un'esperienza che non è facile restituire a parole perché l'arte di Parvathy Baul, la si vive nel momento e poi resta seme che sta solo a noi trasformare, con fatica e gratitudine, in germoglio e poi in albero alla cui ombra sia facile cercare il senso di un'illuminazione capace di sciogliersi nell'eterno.

(Achin Pakhi - raccolta di canzoni e storia di Lalan Fakir)
Concerto spettacolo di e con Parvathy Baul



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