lunedì 27 giugno 2016

Trepalium (Stagione 1) – Teste di serie

Abbiamo costruito il Muro perché era l'unica soluzione per non far crollare tutto. Abbiamo salvato il salvabile.

Così recita una battuta di Trepalium, la miniserie francese di fantascienza andata in onda su ARTE e presentata nel 2015 prima al Festival di Rochelle e poi anche al Fiction Fest romano. I sei episodi, ideati da Antarès Bassis e Sophie Hiet è ambientata in un futuro prossimo in cui la popolazione è divisa in due da un Muro: da un lato c'è la Zona, che ospita l'80 per cento di disoccupati (curiosamente, anche un'altra recentissima serie australiana, Cleverman, usa la Zona come luogo deputato per gli omini, costretti a vivere lì completamente distaccati dalla specie umana), dall'altro la Città, con il restante 20 per cento di attivi. Izia, la protagonista, vive nella Zona dove ha cresciuto, da sola, il figlio, quando un giorno viene scelta dal governo per divenire una ‘solidale dipendente' nella Città. Lavorerà per Ruben Garcia, un ingegnere che si occupa della bonifica dell'acqua, il quale vive con la moglie Thais (un clone di Izia - a qualcuno non sfuggirà forse il riferimento ad Orphan Black) e la figlia muta.

Partendo dal titolo si avverte già l'atmosfera cui tende la serie: ‘trepalium' era lo strumento a tre pali con cui venivano torturati gli schiavi, da qui l'etimologia ‘travailler', lavorare, termine che in questo caso diviene sinonimo di sofferenza. Perché alla base della serie c'è una situazione economica del mondo assolutamente disastrosa - un'idea terribilmente attuale se si pensa che i due creatori l'hanno avuta almeno una decade fa: “per più di dieci anni con Sophie Haiet abbiamo iniziato una riflessione sul lavoro, sempre più equiparata alla sofferenza. Quello che ci interessa di più è l'impatto che questo può avere sulla famiglia e le relazioni sociali, così come il luogo che il lavoro rappresenta per l'individuo e la sua identità” (Bassis). Un impatto che non può che avere effetti ultra-negativi sulle persone: avere un lavoro rappresenta quasi l'unico scopo della propria vita, perché senza di esso si diventa dei reietti (e si viene espulsi dalla Città). Ma cosa peggiore è dover vivere in uno stato di perenne precarietà, con la paura costante di poter perdere quel lavoro da un momento all'altro. Ecco: questo sentimento, la paura, si avverte per tutta la durata della serie, fin dai primissimi minuti del pilot, che non a caso inizia con una citazione di Ray Bradbury: “Vivere nel rischio significa saltare da uno strapiombo e costruirsi le ali mentre si precipita”.

Le Monde sottolinea come il mondo retro-futuristico scelto dal regista belga Vincent Lannoo e l'estrapolazione di un futuro oscuro conducessero l'ultraliberalismo ad un vero e proprio incubo, che spesso porta chi perde il lavoro al suicidio, o fa morire per il troppo lavoro – Riccardo Staglianò, sul Venerdì di'Repubblica, fa riferimento al ‘karoshi', termine giapponese che indica la morte dovuta all'eccesso di lavoro, “che è all'ordine del giorno come può esserlo il termine «raffreddore»”.

Se l'idea del Muro riporta alla memoria quello tedesco, l'idea del governo che controlla, attraverso Aquaville (l'azienda di bonifica dell'acqua) l'esistenza sia della Città e sia della Zona ripercorre certamente lo stato hobbesiano, dove il contratto sociale limitava la libertà dei cittadini, i quali accettavano le regole imposte dal leviatano. Ma il primissimo collegamento, quello più diretto ed immediato, va ad Orwell ed al suo 1984: l'ambientazione nel futuro prossimo, la volontà di mantenere il controllo totale sulla società (in Trepalium questo spirito di controllo orwelliano viene mantenuto proprio attraverso Aquaville, che invece di bonificare l'acqua avvelena quella della Zona, rendendosi artefice della famigerata malattia blu che diminuisce quella percentuale degli 80 per cento iniziali; un'azienda i cui dipendenti vengono sanzionati se si permettono di prendere una pausa più lunga dei 17 minuti previsti o se scendono sotto un certo livello di efficienza, e nel momento in cui vengono licenziati, citando sempre Staglianò, viene aggiunta la pena accessoria dell'espulsione dalla Città, particolare che forse gli sceneggiatori hanno 'copiato' dalla nostra legge Bossi-Fini, dove al danno della fine di un contratto si aggiunge, per un immigrato regolare, la beffa di farlo divenire un clandestino), la separazione dei cittadini, con i membri del Socing che vivono nella città nuova ed i prolet in quella vecchia. Un romanzo, quello di Orwell, appartenente alla corrente della distopia, caratterizzata da un profondo pessimismo (causato da una crisi di valori) e che annovera tra le sue fila anche lo stesso Bradbury, con il suo Fahrenheit 451.

La Rais ha dichiarato che l'intenzione era quella di mettere una sorta di specchio deformante dinanzi alla paura di perdere il lavoro, che tutti purtroppo conosciamo. Pensavano di andare molto oltre la realtà, di eccederla, ma con i muri contro i migranti, l'approvazione della legge El Khomri (il Jobs Act francese) e le prospettive occupazionali sempre più traballanti, la realtà li sta raggiungendo a grandi falcate.

(Trepalium); genere: sci-fi, drama, thriller; sceneggiatura: Antarès Bassis, Sophie Hiet, Thomas Cailley, Sébastien Mounier; stagioni: 1 (IN CORSO); episodi prima stagione: 6; interpreti: Léonie Simaga, Pierre Deladonchamps, Ronit Elkabetz, Aurélien Recoing, Lubna Azabal, Charles Berling, Olivier Rabourdin, Tewfik Jallab, Némo Schiffman, Thierry Bosc, ; musica: Thierry Westermeyer; produzione: Kelija, ARTE France; network: ARTE (FRANCIA, 11 febbraio 2016-18 febbraio 2016); origine: FRANCIA, 2015; durata: 52' per episodio; episodio cult prima stagione: 01x01



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