Trasversale. È forse questo l'aggettivo più calzante per Carlo Pedersoli, alias Bud Spencer, spentosi ieri nella sua casa romana a 85 anni. Trasversale sia nel modo di interagire con la sua vita quanto nell'appassionare, con i suoi personaggi, enormi fette generazionali.
Un uomo, di origini napoletane, capace di rendersi protagonista di due differenti mondi da sempre comunicanti, di fatto lo sport e il cinema. Ma non parliamo di spettacolo in chiave postmoderna, viceversa parliamo dello sport italiano che rinasce dalle macerie della guerra e del cinema italiano capace di competere con Hollywood sul versante del successo al botteghino.
Sono gli anni Cinquanta, il piano Marshall ha iniziato il suo voltaggio in tutta Europa e Pedersoli rientra in Italia dal Sudamerica, dove si era trasferito con la famiglia per lavoro. Con il fisico che si ritrova, 186 centimetri di puro muscolo, inizia a ottenere grandi successi con il nuoto divenendo il pilastro della Nazionale. Ottiene successo agli Europei in vasca a Vienna e vince due medaglie d'oro ai Giochi del Mediterraneo che si svolgono, nel 1951, ad Alessandria d'Egitto. Questi anni sono caratterizzati da ottimi risultati sia nello stile libero che nella specialità della staffetta. Sembrerebbe tutto filare per il verso giusto ma il nostro è appunto trasversale, obliquamente affetta la sua vita cambiandola e creandosi nuovi percorsi. Ritorna in Sudamerica a lavorare; abbandona il successo e la cornice protetta di Roma, per tuffarsi questa volta non più in una vasca ma alle dipendenze di una compagnia che costruisce strade.
Intanto la relazione con Maria segna il turning point della sua vita. La donna, che sposa dopo anni nel 1960, è la figlia del produttore Peppino Amato. Quest'ultimo investe su Carlo che diventa, nel giro di un decennio, una star cinematografica. In coppia con Mario Girotti, alias Terence Hill, americanizza, seguendo le modo del tempo, il suo nome e sforna una quindicina di film di successo nel genere spaghetti western. La coppia non è originale, di fatto sfrutta archetipi/coppie di significazione già noti da tempo come il robusto e l'agile, il grosso e il magro, il sornione/timido e l'istrione/estroverso, però i due ci sanno fare e conquistano il mercato mondiale con titoli divenuti dei veri e propri cult: da Dio perdona … io no (1967) a Lo chiamavano Trinità (1970). Messi poi da parte alcuni fallimenti nel cinema d'autore, Pedersoli ottiene un grande successo anche come solista in commedie che sfruttano le sue caratteristiche all'interno di cornici pesantemente condizionate, vaporizzate dalla cultura americana. Su questo terreno segnaliamo il titolo Lo chiamavano Bulldozer (1978), in cui interpreta un ex giocatore di football americano che riscatta i suoi fallimenti allenando e guidando alla vittoria un gruppo di giovani ragazzi scapestrati. Il film, pur nella sua drammaturgia basica, è divenuto nel corso dei decenni un cult anche grazie alla colonna sonora, scritta dallo stesso Pedersoli.
Gli ultimi suoi anni li dedica all'attivismo politico e, da eroe dei due mondi, di fatto il nuoto e il cinema, inizia un percorso nelle fila di Forza Italia appoggiando il leader Francesco Storace nelle Elezioni regionali del 2005 nel Lazio.
Restano nella memoria le sue grandi imprese sportive e quella coppia cinematografica divenuta con il tempo fonte d'ispirazione e modello per molti attori. Ultimo, in ordine di tempo, quel Russel Crowe che, nell'analizzare il suo The Nice Guys, in coppia con Ryan Gosling, non ha esitato a riconoscere un debito d'immaginario al gigante napoletano.
from Close-Up.it - storie della visione http://ift.tt/2902AiN
Nessun commento:
Posta un commento