Il 2022 è iniziato da pochi giorni, e già siamo costretti a dare l'addio a un regista importante non solo per gli appassionati di cinema, ma anche per tutti coloro che della regia e della recitazione amano leggere e sapere tutto. A 82 anni è morto, a quanto riporta la figlia Antonia, di cause naturali nella sua casa di Los Angeles, Peter Bogdanovich.
Peter Bogdanovich dalla critica alla regia
Come i suoi colleghi della Nouvelle Vague, anche Peter Bogdanovich era arrivato al cinema attraverso la critica cinematografica e prima di firmare film come L'ultimo spettacolo (per cui fu candidato all'Oscar), Paper Moon, Ma papà ti manda sola? e Daisy Miller, negli anni Sessanta ha pubblicato dei libri fondamentali sul cinema di Orson Welles, John Ford, Alfred Hitchcock e Fritz Lang (a Ford ha dedicato anche un documentario). L'attività saggistica è poi proseguita assieme a quella registica, con la pubblicazione di un altro libro sul suo grande amico Orson Welles nel 1992 e, tra i molti altri, due libri di interviste a registi ed attori, "Chi ha fatto quel film?" e "Who The Hell Is in It? Conversations with Legendary Film Stars": Ha anche scritto un libro oggi introvabile, "The Killing of the Unicorn", sull'omicidio della sua compagna, l'ex Playmate Dorothy Stratten, assassinata dall'ex marito Paul Snider nel 1980.
Una personalità davvero poliedrica, quella di Peter Bogdanovich, che come molti dei registi più importanti della sua generazione si era formato tecnicamente alla Factory di Roger Corman, per cui diresse nel 1968 l'interessante Bersagli, co-sceneggiato con Sam Fuller e interpretato da Boris Karloff e - sotto pseudonimo - Voyage to the Planet of the Prehistoric Women. Nel 1971 firma invece la sua prima regia d'autore con la bellissima elegia in bianco e nero di L'ultimo spettacolo, interpretato da Cloris Leachman, Sam Bottons, Ellen Burstyn, un giovane Jeff Bridges e Cybill Shepherd, per la quale lascia la moglie Polly Platt.
Seguono altri grandi successi, stavolta commedie come Ma papà ti manda sola?, con Barbra Streisand, Paper Moon con la coppia padre e figlia Ryan e Tatum O'Neil, Daisy Miller, Finalmente arrivò l'amore, Vecchia America, Saint Jack, ... e tutti risero e il drammatico Dietro la maschera con Cher ed Eric Stoltz. Nel 1990 torna nel mondo de L'ultimo spettacolo per un sequel a colori, Texasville, meno riuscito di quello che resta il suo capolavoro. Negli anni Settanta dà vita con William Friedkin e Francis Ford Coppola alla società di produzione The Directors Company, ma l'unione tra tre personaggi dall'ego tanto ingombrante dura poco e lui è l'unico a realizzare con loro due film, Paper Moon e Daisy Miller.
Prostrato a lungo dalla tragedia della morte di Stratten, Bogdanovich riprende a lavorare a fine anni Ottanta con progetti prevalentemente televisivi, ma parallelamente porta avanti una carriera di attore. Aveva iniziato come comparsa sui set dei film di Corman e da allora non ha mai smesso di apparire in film e serie tv, come la miniserie Out of Order, Get Shorty e naturalmente I Soprano, dove era il dottor Elliott Kupferberg, analista del terapeuta di Tony Soprano. Compare anche come se stesso in L'altra faccia del vento di Orson Welles, di cui era produttore e a cui il regista aveva dato l'incarico di terminare il film, e in It - Capitolo 2. In veste di attore IMDB gli attribuisce ben 58 crediti, assai di più dei 34 come regista. Il suo ultimo film, del 2014, è Tutto può accadere a Broadway. Noi ricordiamo di averlo intervistato molti anni fa, mentre era in visita a una scuola di cinema romana e presentava Hollywood Confindential, e ne abbiamo il ricordo vivido come di un uomo estremamente intelligente, acuto e animato da un'enorme passione per il cinema. Forse anche per questo ci dispiace particolarmente della sua scomparsa, in un periodo storico in cui, di personaggi come Peter Bogdanovich, se ne vedono sempre meno.
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