"Marcello, come here".
Una scena e una battuta leggendarie, figlie del genio incomparabile di Federico Fellini, hanno consegnato Anita Ekberg alla storia del cinema.
Ma la vita e la carriera dell'attrice svedese, che pure a La Dolce Vita devono tantissimo, non si esauriscono in quel bagno nella Fontana di Trevi che è nell'immaginario degli spettatori di tutto il mondo. E a raccontarle arriva un documentario che si intitolerà pure The Girl in the Fountain, ma che da quella fontana si sposta per raccontare quanto c'è stato prima e quanto è venuto dopo con una narratrice d'eccezione: Monica Bellucci, che presta al film voce, corpo e sguardo.
Diretto da Antongiulio Panizzi e sceneggiato da Paola Jacobbi e Camilla Paternò, The Girl in the Fountain verrà presentato in prima mondiale martedì 30 novembre al Torino Film Festival (e in occasione dell’anteprima di Monica Bellucci riceverà dal TFF il Premio Stella della Mole per l’Innovazione Artistica), per poi uscire nelle sale come evento l'1 e il 2 dicembre distribuito da Eagle Pictures.
The Girl in the Fountain: il trailer del film
Correva l’anno 1960 quando le curve sinuose di un’attrice dalla bellezza dirompente, Anita Ekberg, sconvolgevano le acque di Fontana di Trevi e il mondo intero. Proprio in quella scena iconica de La Dolce Vita di Federico Fellini, la storia del cinema e la memoria collettiva ha cristallizzato la giunonica diva svedese. Ma persona e personaggio di un film non sono la stessa cosa e, per una vita, Anita si è battuta per dimostrarlo. The girl in the fountain è il racconto di un’attrice divorata dalla sua stessa icona attraverso la voce e la sensibilità di Monica Bellucci che con attenzione e delicatezza si mette alla ricerca di quel personaggio, per riscattarne la figura stereotipata della “ragazza nella fontana”.
Una conversazione verbale e visiva, un dialogo impossibile tra due donne e dive di epoche diverse con cui la Bellucci riscopre il percorso di una donna libera e indipendente, che ha pagato un prezzo per non voler sottostare a nessuno.
Anita Eckberg, scomparsa nel 2015, iniziò la sua carriera ad Hollywood dove recitò al fianco di John Wayne, Jerry Lewis, Frank Sinatra e nel 1955, prima del suo arrivo a Roma, vinse un Golden Globe come Miglior attrice emergente. The Girl in the Fountain è un viaggio alla riscoperta di archivi e pellicole preziose - tra cui Hollywood or Bust di Frank Tashlin, Nel Segno di Roma la cui regia è firmata anche dal giovane Michelangelo Antonioni, sino all’onirico episodio di Boccaccio ‘70 diretto da Federico Fellini, in cui la Ekberg è quasi l’esasperazione di sé stessa.
Nella metà degli anni ’50 Anita si innamora dell’Italia e di Roma, che non lascerà mai, fino alla fine. Non a caso, Fellini la scelse per interpretare il personaggio della diva americana ne La Dolce Vita, ispirato proprio alla sua vita e al suo temperamento. La pellicola, premiata a Cannes con la Palma d’oro e poi da un Oscar per i Migliori Costumi, entra nella storia del cinema come ritratto perfettamente a fuoco di una città e di un’epoca ben precisa: proprio la scena girata nella Fontana di Trevi ne diventa l’immagine più riconoscibile. Il successo la cristallizza e in qualche modo la imprigiona e la condanna a un secondo atto di carriera fatto soprattutto di B-Movies e solitudine.
Monica Bellucci, diva contemporanea, si mette alla ricerca di Anita, della sua storia unica ma anche emblematica, per riscattarne la figura stereotipata della “ragazza nella fontana” e sottolineare i cambiamenti avvenuti nell’industria del cinema rispetto all’immagine della donna.
“Monica Bellucci ci ha consentito di osservare da vicino l’idiosincrasia di una star, che rappresenta nel mondo un’icona di bellezza - racconta il regista Antongiulio Panizzi - Nel film le loro storie si parlano continuamente, in un dialogo sottile. Anita Ekberg e la sua vita straordinaria, piena di successi, scandali, amori e delusioni. E poi la storia di un’attrice di oggi che si trova a interpretare una diva di un’altra epoca. Studia il personaggio, indaga, cerca di capirlo intimamente. Monica Bellucci trova un senso nel repertorio e Anita Ekberg nel mondo di oggi”. Il film documentario è prodotto da Dugong Films in co-produzione con Shoot&Post, in collaborazione con Musa.
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