Paul Thomas Anderson è uno dei maggiori registi contemporanei, nonché un uomo di grande intelligenza, apertura mentale e buon senso. Almeno stando alle tante interviste che ha rilasciato nel corso degli anni, nelle quali tra l'altro evita di darsi arie da grande intellettuale e gioca spesso e volentieri coi suoi gusti ultra-pop.
Attualmente, negli USA, è impegnato nella promozione del suo nuovo film, Licorice Pizza (il trailer è meraviglioso: guardatelo se non l'avete ancora fatto), e di interviste ne sta rilasciando tante.
Tra le migliori, una pubblicata qualche tempo fa su Variety, nel quale parlava con enorme lucidità sullo stato del cinema contemporaneo e della questione sala vs. streaming, ma anche quella più recente apparsa sul New York Times, in cui tocca un punto che mi sta molto a cuore. Quello della durata dei film.
Spetattori attenti quali siete, vi sarete sicuramente accorti che da qualche anno a questa parte la durata media dei film, specialmente i tonitruanti cinecomic, quelli che hanno qualche seppur vaga ambizione autoriale, è levitata progressivamente sforando abbondantemente il tetto delle due ore per avvicinarsi pericolosamente, a volte, alle tre.
Ebbene: secondo Anderson - che peraltro fa anche un'autocritica, visto i suoi film superano di gran lunga e con rare eccezioni quella durata - il cinema è al suo meglio quando il film è di due ore.
La dichiarazione è arrivata mentre si parlava del suo rapporto con la tv, o meglio con la serialità: "Nessuno mi ha mai chiesto di farla", ha detto Anderson. "Sto lavorando di fantasia. Come sceneggiatore, credo che tutti noi abbiamo strane fantasie quando si tratta di editare e ridurre il nostro materiale. Ci diciamo 'ho così tanto materiale, forse questa potrebbe essere una serie limitata' quando in realtà no, non è così, e hai solo bisogno di comprimere la tua storia. Voglio dire: un film dovrebbe essere preferibilmente di due ore: è così che i film sono al loro meglio. Io stesso ho mancato il bersaglio più e più volte, ma quello rimane sempre l'obiettivo."
C'è poco da aggiungere: ha ragione Anderson.
La maggior parte dei film lunghissimi che ci troviamo di fronte potrebbero durare molto meno e, soprattutto, sarebbero migliori se così fosse, perché la loro storia emergerebbe in tutta la sua (eventuale) rilevanza senza lungaggini inutili.
E poi diciamo la verità: la maggior parte dei critici non ne possono più della logorrea di tanti registi, e spesso, scherzando ma nemmeno poi troppo, sono pronti a garantire mezza stella in più se il minutaggio complessivo del film che stanno per vedere non supera la doppia cifra.
Quindi, cari registi: non volete ascoltare i critici? Posso anche capirlo. Ma uno come PTA, che fa il vostro stesso mestiere e lo fa come lo fa, beh: dovreste proprio ascoltarlo.
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