martedì 27 agosto 2019

Festival di Venezia 2019: la 76a Mostra del Cinema dalla A alla Z


Un breve vademecum su quello che vedremo (e vi racconteremo) da domani dal Lido: film, protagonisti, curiosità.

A come Assayas, Olivier (e come Ana De Armas)
Dopo essere stato (e essere ancora) un critico coi controfiocchi, Assayas è uno dei maggiori registi in circolazione, e a Venezia non lo si vedeva dai tempi di Qualcosa nell'aria (2012), quando vinse il premio per la sceneggiatura. Ora torna col nuovissimo Wasp Network, che è un thriller spionistico-politico basato su eventi reali (cinque prigionieri politici accusati dagli Stati Uniti di spionaggio e omicidio)  che vede protagonisti Penélope Cruz, Édgar Ramírez, Gael García Bernal (vedi alla voce: Larraín) e Ana de Armas, che ci piace molto e da cui ci aspettiamo grandi cose (anche sul red carpet).

B come Brad Pitt
È lui, lui che sta per esordire nei cinema con l'attesissimo C'era una volta a... Hollywood (cui cui è la cosa di gran lunga migliore), il divo più atteso del Lido. Alla Mostra Brad il bello arriva come protagonista di un film anche questo molto atteso, il fantascientifico Ad Astra di James Gray, nel quale è un astronauta che viaggia verso i confini del nostro sistema solare alla ricerca di qualcosa legata al suo passato che potrebbe salvare il pianeta da un'apocalisse incombente. Ma è anche il produttore di The King di David Michôd (vedi alla voce: Netflix), che viene presentato fuori concorso.

C come critica, Settimana della (e come critici)
È cambiata, in questo 2019, la commissione che seleziona i film della Settimana Internazionale della Critica, la sezione indipendente del Festival promossa dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici che presenta un programma tutto composto da opere prime. E il programma sembra interessante. Due titoli, tanto per non esagerare: il danese Psykosia e l'italiano Tony Driver. In realtà i critici non hanno mai troppo tempo per vedere i film della Settimana della Critica; il che è un paradosso ma non troppo. Noi critici di Comingsoon.it (io Federico Gironi e Mauro Donzelli) faremo il nostro meglio per presentarvi un panorama il più possibile ampio del programma veneziano.

D come documentari
Sono davvero tanti i documentari presenti al Lido quest'anno. Niente in competizione per il Leone d'Oro, d'accordo, ma nelle tante sezioni del festival si va dall'Alex Gibney che racconta la Russia di Putin fino ai laboratori teatrali in carcere di Tim Robbins, passando per approfondimenti su Francesco Rosi, Claudio Caligari, Federico Fellini, Lucio Fulci, Imelda Marcos, e molto altro.  Da citare anche Mario Sesti sull'erotismo italiano degli anni Sessanta e Steve Della Casa sull'horror italiano dello stesso periodo.

E come esperienza
Quella della Virtual Reality, sulla quale Venezia e Barbera continuano a puntare fortissimo dopo le esperienze positive degli ultimi due anni, con la strutturazione di un concorso apposito. Noi quest'esperienza ancora non l'abbiamo fatta. Che questo Festival di Venezia 2019 possa rappresentare la volta buona?

F come fumetto
Non solo c'è la prima volta di un cinecomic nel concorso di un grande festival internazionale (vedi alla voce: Joker) ma c'è anche il ritorno, nelle Giornate degli Autori, di un film che porti al cinema un popolare libro a fumetti. Lo scorso anno fu la volta di La profezia dell'armadillo (che pare a Zerocalcare non sia piaciuto tanto), quest'anno invece tocca a Igort, che adatta da sceneggiatore e pure come regista il suo 5 è il numero perfetto.

G come green
Le questioni climatiche ci preoccupano molto. Dovrebbero preoccupare tutti voi. E sarebbe bello vedere, se non quest'anno a Venezia, molto presto da qualche altra parte, un festival di cinema capace di mettere l'accento sulla sostenibilità ambientale. Promuovendo, ad esempio, l'uso di materiali non plastici nei bar e nelle aree ristoro, quello di auto elettriche, e facendo attenzione alla propria impronta ambientale.

H come Hirokazu Kore-eda
Il grande regista giapponese, vincitore della Palma d'oro nel 2018 con Un affare di famiglia, avrà l'onere e l'onore di aprire ufficialmente il festival col suo primo film girato al di fuori della sua terra: The Truth. Raramente sono fortunate, le incursioni dei registi orientali in territori produttivi occidentali: ma se c'è uno che ce la può fare, quello è proprio Kore-Eda.  

I come Italiani
In concorso sono tre, e tutti e tre cominciano per Mar-: Marcello, Martone, Maresco. Tutti e tre, poi, vengono dal meridione. I loro film sono, rispettivamente, Martin Eden, Il Sindaco del Rione Sanità e La Mafia non è più quella di una volta. Alberto Barbera e i suoi hanno fatto una scelta tanto insolita quanto coraggiosa, perché si tratta di registi e film decisamente eccentrici rispetto al Tipico Film Italiano da Concorso, e noi non potremmo essere più felici di questo.

J come Joker (o Joaquin Phoenix, che è uguale)
Che dobbiamo dire? Sapete tutto, via, anche meglio di noi. Quello di Todd Phillips è - perlomeno dal punto di vista mediatico - IL FILM del Festival di Venezia 2019. Barbera l'ha piazzato perfino in concorso (dice il regista ci tenesse tantissimo) ed è un'altra scelta eccentrica che ci piace. L'unico rischio, da critici e spettatori, è l'eccesso di gigionismo di Phoenix, ma speriamo bene.

K come Kristen Stewart
Siamo pronti a scommettere che, con Brad Pitt, Scarlett Johansson, Adam Driver, Johnny Depp e l'ex collega e fidanzato Robert Pattinson, l'ex stellina di Twilight sarà una delle star più fotografate e ammirate sul red carpet veneziano. Un red carpet che calpesterà come protagonista di Seberg, il film biografico sulla musa della Nouvelle Vague Jean Seberg nota per il suo capello corto e biondissimo.

L come Larraín, Pablo
Il regista cileno è per la terza volta in concorso a Venezia, e torna a collaborare con quello che può essere considerato il suo attore feticcio, Gael Garcia Bernal. C'è grande curiosità - e un po' di timore - attorno al suo nuovo Ema, storia di una donna e di una coppia dopo un'adozione non andata a buon fine raccontata coi crismi del musical (le musiche sono quelle elettroniche di Nicolas Jaar).

M come Miller, Sienna
Bella è bella, c'è poco da dire. Con gli anni anche i più scettici si sono convinti del fatto che sia pure brava. A Venezia non porta nessun nuovo film (ma sarà da novembre nei cinema col thriller 21 Bridges, prodotto dai Russo Bros. degli Avengers), ma tutto il suo fascino: riceverà il Kinéo International Award 2019, premio andato in passato a personaggi come Lina Wermüller e Marco Bellocchio.

N come Netflix
Alberto Barbera fu il primo, ai tempi di Beasts of No Nation, ad aprire le porte del suo festival al colosso dello streaming, con le conseguenze che tutti oggi conosciamo: la rivalità con Cannes, Roma di Cuaron, l'attesa vana per The Irishman e via discorrendo. Netflix a Venezia quest'anno arriva in concorso con film su cui puntiamo forte come The Laundromat di Steven Soderbergh (sui Panama Papers, con un cast eccezionale) e Marriage Story, il nuovo di Noah Baumbach con Adam Driver e Scarlett Johansson che promette di strappare lacrime e straziare cuori. Fuori concorso poi c'è lo shakespeariano The King (vedi alla voce: Brad Pitt).

O come opere prime
Sono diciannove i film che concorrono alla vittoria del Leone del Futuro Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”. Uno solo di questi è in concorso (Babyteeth di Shannon Murphy: un po' poco), otto sono nella sezione Orizzonti (su un totale di 19 film), tre alle Giornate degli Autori e gli altri alla Settimana della Critica.

P come Polanski, Roman (e polemiche)
In America i neo-maccartisti, talebani del MeToo, sono impazziti e hanno vergato articoli velenosi al limite dell'insulto contro Alberto Barbera, reo a loro dire di non aver dato sufficiente spazio alle registe donna (in concorso in effetti ce ne sono solo due, ma va anche considerato che meno di un quarto dei film da selezionare erano diretti da donne) e di aver piazzato invece l'attesissimo nuovo film di Roman Polanski, J'Accuse, in corsa per il Leone d'oro. Per quel che vale, noi stiamo con Barbera, perché si tratta di scelte artistiche, e non politiche.

Q come Quirinale
Mentre scrivo, la crisi di governo non è ancora risolta. Speriamo Sergio Mattarella possa finalmente riposare e svagarsi, dopo le nuove consultazioni, anche se dubito avrà tempo e voglia di farsi vedere al Lido, o in Sala Grande. Ma chissà: un vecchio democristiano come lui ha sempre mille assi nella manica.

R come rinnovo
Il contratto di Alberto Barbera scade nel 2020. Inevitabile che ci sia in giro già chi si chiede se verrà rinnovato oppure no. Le polemiche sollevate attorno alla questione della parità di genere (vedi alla voce Polanski) non aiutano, ma difficile negare i risultati straordinari che Barbera è stato in grado di ottenere in questi anni, e il prestigio ritrovato di Venezia, e il legame a doppio filo col grande cinema hollywoodiano. E poi: chi c'è oggi in Italia che potrebbe aspirare alla successione?

S come spritz
Non me ne vogliano i produttori di Campari o di Aperol, però basta con questo spritz. È davvero una moda insopportabile, e un cocktail imbevibile. Se proprio proprio, torniamo alle origini, quando lo spritz era solo il modo con cui gli austriaci diluivano il vino bianco al di sotto delle Alpi con un po' d'acqua o di selz. Certo che molti di voi, si chiamasse semplicemente acqua&vino, non lo berrebbero più. Oppure testiamo nuove aggiunte, sempre però intese come una semplice "macchiatura" della base, non come ingrediente principale o nemmeno socio a pari percentuali.

T come tempo (quello atmosferico, ma non solo)
È ovvio che tutti, da Barbera giù giù fino a noialtri di Comingsoon.it, sperano nel bel tempo, durante le giornate del Festival. Certo è che oramai il meteo è un'incognita, e che due domande sui cambiamenti climatici se le dovrebbero fare proprio tutti. E poi rinnovo l'appello: che qualcuno a Venezia - e negli altri grandi festival - abbia il coraggio di tagliare le giornate di manifestazione e farla durare di meno. Se quest'anno si parte di mercoledì e si chiude di sabato, l'ottimale - e lo dico da tempo - sarebbe partire ancora dopo, al venerdì.

U come umidità
Che è uno dei grandi nemici dei frequentatori del Lido: l'umido della Laguna rende il caldo insopportabile, combatte l'asciugatura del bucato in tempi umidi, bagna le selle delle biciclette alla sera e crea problemi alle acconciature delle signore. Ma, tutto sommato, tutto questo fa parte del fascino vagamente decadente di quella location.

V per vendetta
Scusate, non ho resistito.

W come Waters, Roger
Ai tempi del leggendario concerto sul palco galleggiante del 15 luglio 1989, Roger Waters aveva già detto "ciao ciao" agli altri Pink Floyd. Trent'anni dopo, Waters a Venezia ci arriva non per suonare dal vivo, ma per raccontare in un attesissimo film-concerto basato sul suo recente tour, intitolato Roger Waters Us + Them.

X come X, Mr.
O Mrs., per carità. Quel personaggio misterioso, non ancora identificato e qui nominato, che potrà regalarci un sussulto, un brivido lungo la schiena, la scarica elettrica improvvisa che arriva di fronte a una scoperta inattesa.

Y come Yonfan e Ye, Lou
Che sono i due registi cinesi presenti quest'anno in concorso a Venezia.  Lou Ye mescola storia, romanticismo, politica e altro col bianco e nero e con la splendida Gong Li che torna al cinema da protagonista; Yonfan, che in realtà è hongkonghese, propone un film d'animazione adulta davvero insolito. La presenza orientale al festival, nell'era Barbera, non è mai stata tanto rilevante quanto quando a fare il direttore c'era lo specialista Marco Muller, ma non è mai nemmeno stata trascurabile. E quest'anno torna anche Tsai Ming-liang con il Goodbye, Dragon Inn che vinse il Premio Fipresci nel 2003.

Z come ZeroZeroZero
Che è la serie televisiva diretta da Stefano Sollima e basata sull'omonimo libro di Roberto Saviano. Da reportage sulla produzione e il traffico della cocaina è diventata una serie crime sulla falsariga di prodotti analoghi come Narcos che è circondata da un buzz molto positivo. L'altra serie che verrà presentata a Venezia è The New Pope di Paolo Sorrentino, che già al Lido mostrò le prime due puntate del precedente The Young Pope. Questa volta, un po' come fatto da Nicolas Winding Refn a Cannes con Too Old to Die Young, Sorrentino mostrerà due puntate "a caso": la seconda e la settima.



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