È sempre più ironico, disincantato eppure convincente in tutto quello che fa. Louis Garrel è regista e protagonista, insieme alla moglie Laetitia Casta, di una commedia dai toni leggeri, La crociata, in sala dal 5 gennaio 2022 per Movies Inspired, che affronta un tema molto serio come la lotta ambientale. Un gruppo di giovanissimi ragazzi, molto più decisi delle generazioni che li hanno preceduti, intraprendono una battaglia molto organizzata per salvare il pianeta, in un film visto a Cannes e alla Festa del Cinema di Roma. La sceneggiatura, insieme a Garrel stesso, è di Jean-Claude Carrière, grande personaggio del cinema francese scomparso a inizio 2021, collaboratore abituale di Luis Buñuel, ma anche negli ultimi anni dell’autore francese.
Abel e Marianne scoprono che il figlio tredicenne Joseph ha venduto di nascosto i loro oggetti più preziosi. Ben presto si rendono conto che Joseph non è il solo: nel mondo ci sono centinaia di ragazzi uniti per finanziare un progetto misterioso. Si sono dati una missione: salvare il pianeta.
Abbiamo incontrato Louis Garrel a Roma, dove è venuto a presentare La crociata nella sezione Alice nella città della Festa di Roma.
Un film girato in sole quattro settimane, con pochi soldi e molta energia. Com’è nato?
L’idea di bambini ossessionati dal cambiamento climatico è venuta a Carrière, che mi aveva proposto la prima scena del film. Ma mi sembrava fantascienza, una questione da adulti imposta ai più giovani. Per cui gli ho risposto che non funzionava. Mi ha risposto che ero stupido a pensarla così, e che avrei visto presto. Tre mesi dopo vedo in televisione una ragazza che fa lo sciopero della fame per sensibilizzare alla lotta ambientale. Allora ho chiamato Jean-Claude dandogli del profeta. Due mesi sono iniziate enormi dimostrazioni in tutta Europa e abbiamo deciso di fare una commedia su questo tema. Gli ho chiesto di scrivere un personaggio molto cretino perché potessi interpretarlo. Mi diceva sempre Jean-Claude, che con la commedia si aprono molte più porte. Iniziando a girare poi mi sono reso conto come la crisi del covid dialogava molto bene con quella climatica. È un film di avventura, fa anche paura e spero anche ridere, non una lezione morale che faccia sentire colpevole il pubblico. Guardiamo i bambini come adulti diventati tali più rapidamente vedendo come i grandi non si rendano conto dell’urgenza che viviamo.
I ragazzi sono sempre più attenti alle tematiche del pianeta aggredito.
Greta Thunberg dice sempre che siamo di fronte a una crisi economica e una ecologica. Ma quando c’è di mezzo un rischio mortale, allora i soldi si trovano, come accaduto con i miliardi spesi per il covid. Ha ragione su tutto, lei, che se ne frega dei problemi economici. La sopravvivenza della specie supera tutte le altre questioni, che sono contingenti. Ma il film è ottimista, perché questa nuova generazione è maggiormente in grado di capire i problemi di oggi e agire. Non fanno dimostrazioni solamente, si danno da fare da soli. Fanno gruppo facilmente con i social. Ho incontrato dei tredicenni organizzati. Negli ultimi anni ho visto molte persone giovani più aperte, anche sulle questioni del femminismo, dell’identità sessuale e del genere.
Lei com’era da ragazzo?
Ho avuto il lusso di guardare la natura senza dirmi che avevo un impatto violento su di essa. Vedere un fiume o una montagna e sentirti piccolo nei confronti loro ti dà fiducia nell’esistente. Come succede davanti al mare. Ma ora che stiamo distruggendo il mondo per un bambino è sconvolgente sapere che noi uomini abbiamo un impatto del genere sulla natura.
Sua partner nel film è Laetitia Casta.
Mi piace lavorare con persone che conosco, poi ho scoperto un’altra Laetitia sul set. È completamente diversa, come è nella sua vita intima rispetto a quella pubblica. Ha una maniera non convenzionale di recitare. La sua empatia nella vita, il fatto di essere così amata fa sì che mi piaccia molto vederla lavorare. In Italia mi sento molto bene, più a casa che in Francia. Puoi camminare per strada e parlare senza che nessuno ti guardi in maniera sospetta, è una cosa naturale. A Parigi sono più freddi. Stranamente mi sento più italiano che francese.
I giovani protagonisti sono impegnati anche loro come attivisti?
Il ragazzo protagonista non era interessato all’ecologia, faceva la sua vita. Allora gli ho detto che doveva applicare il metodo Stanislavski e farmi credere che era un militante. Non era molto convinto. Invece la ragazzina era molto appassionata. Fa male vedere ragazzi di 14 anni che hanno paura. La coscienza generale deve cambiare. Anche i media hanno molte responsabilità, non devono più dare voce a chi nega le verità scientifiche. Anche ai tempi di Galileo a chi diceva che la terra era piatta dopo un po’ non hanno dato più ascolto.
Anche sua figlia è un’attivista?
L’ho vista crescere in fretta, ha partecipato a tutte le manifestazioni contro il razzismo, acquisendo una capacità argomentativa che mi ha sorpreso. Recita anche nel film una piccola parte. In Francia è tutto cambiato. Mi piace discutere con i giovani, mi hanno insegnato molto. Ragionano senza ideologie nel loro modo di vivere. Un giorno ho chiesto a una ragazzina di 11 anni se un suo amico era gay. Lei mi ha risposto, ‘ma che sei stupido? Non esistono più queste distinzioni’. Le istituzioni non sono più sincronizzate con la vita reale. La crociata, che due anni fa sembrava una storia di fantascienza, oggi sembra già un po’ vecchio. Incredibile quello che abbiamo passato in così poco tempo.
Ha appena finito di girare nel nuovo film francese di Pietro Marcello, L’envol. Che esperienza è stata?
Lo chiamo il napoletano. Parlando con lui mi viene poi l’accento italiano anche in francese. Mi è piaciuto dal primo secondo in cui l’ho visto. Intelligente, libero, legato a una forma di cinema rigorosa. È toccante, molto libero senza essere convenzionale. L’ho visto anche nei confronti della produzione francese conservare la sua maniera di fare film. Ho già visto delle scene, è molto originale. La cosa più bella è che non assomiglia ad altri film. Sono molto geloso di lui.
Con quale criterio sceglie una storia, come attore o come regista?
Non c’è una logica. Pietro l’ho incontrato perché vive in un appartamento vicino al mio e mi ha detto di passare a prendere un caffè. Non lo conoscevo, me l’ha presentato Alice Rohrwacher. Mi sono innamorato di lui nella sua cucina, non sapevo la storia o altro ma ho detto andiamo a fare qualcosa insieme. Quando trovo i soldi per fare un film come regista allora giro. La pandemia però ha aumentato il mio desiderio di lavorare. Ora so cucinare la pasta, al dente. Ho provato cento volte. Poi ho avuto un figlio, un’altra angoscia importante. Ho chiamato un mio amico che ha tre bambine, una volta che ero un po’ preoccupato. E mi ha detto, aspetta, così è niente. Ora mia figlia grande è forte, praticamente un'adulta.
from ComingSoon.it - Le notizie sui film e le star https://ift.tt/3FYIu80
via Cinema Studi - Lo studio del cinema è sul web
Nessun commento:
Posta un commento