Ci sono incontri, o meglio interviste, che si ricordano più di altre, e succede tutte le volte che si guarda la vita nello stesso modo di chi ti sta di fronte e avviene uno scambio di energia, ovviamente positiva. Colman Domingo ha certamente una bella energia, perché è di una gentilezza e di una simpatia disarmanti, e chissà che non dipenda dal successo raggiunto dopo molti anni di gavetta e ruoli secondari. Oggi l'attore è molto amato, in particolare dagli appassionati di serie tv, che lo hanno ammirato tanto in Fear the Walking Dead quanto nelle prime due stagioni di Euphoria. Dalle tavole dei palcoscenici di Broadway, calcate nei primi anni 2000, Domingo è arrivato alla candidatura all'Oscar, e non per un film qualsiasi, ma per Rustin, ritratto di un attivista statunitense che ha lottato per i diritti civili, per la nonviolenza e per i diritti degli omosessuali negli Stati Uniti d'America. Nel giardino del Forte Village, elegante location del Filming Italy Sardegna Festival 2024, l'attore ci parla di questa sua performance dell’orgoglio di aver prestato corpo e anima a uno dei suoi eroi. Sono le 4 di pomeriggio, l'afa è sopportabile per via di una leggera brezza e alle nostrespalle c'è il mare blu: "Interpretare Bayard Rustin è stato sogno diventato realtà" - ci racconta Colman. "Se è mai esistito un eroe americano, si tratta di lui. Per alcune persone difendere i diritti civili è un semplice passatempo, per altri è un modo per farsi notare. Rustin ha cominciato a lottare quando era uno studente di liceo, cercando di aiutare il prossimo e diventando un paladino dei diritti umani. Rustin è una di quelle opportunità che ti capitano una sola volta nella vita, ed essere candidato all'Oscar per averlo interpretato è stata la ciliegina sulla torta, così come sapere che, da questo momento in poi, grazie al lavoro non soltanto mio ma anche del regista, del produttore, della troupe e dei miei compagni di cast, Bayard Rustin è stato definitivamente strappato a un relativo anonimato ed è andato a occupare un posto di primo piano nella storia. Infine, proprio a causa della nomination all’Oscar, il mio lavoro di attore è diventato più importante, accelerando il cambiamento sociale di cui io stesso faccio parte.
Lei sostiene qualche campagna a favore di un cambiamento sociale?
Nella lotta per la rivendicazione dei diritti umani il mio approccio è olistico, nel senso che non faccio parte di un determinato gruppo né sostengo un'unica causa. Più generale sto dalla parte dell'umanità, e se c'è una cosa per cui mi batto costantemente, è la pace. Sono un difensore della pace a qualunque costo e mi prodigo affinché le persone abbiano accesso a una vita dignitosa, e quindi a una famiglia, all'istruzione, all'assistenza sanitaria, al cibo. Se tutti fossero più umani e generosi e si concentrassero sull'amore per gli altri, il mondo sarebbe un posto migliore. Non coltivo la rabbia, perché credo anche che l'arma più potente con cui si possa combattere sia l’amore.
Lei è un uomo rinascimentale, perché coltiva diverse arti. Infatti è attore, regista, produttore, drammaturgo e sceneggiatore. Come riesce a fare tutte queste cose? Qual è il suo superpotere?
Il mio superpotere è riuscire a mettere le persone in comunicazione e cercare il miglior modo e miglior linguaggio per raccontare una bella storia che ci faccia sentire tutti più vicini. Qualunque mezzo di comunicazione o piattaforma io utilizzi per fare qualcosa di creativo, la finalità è sempre riuscire a far sentire un individuo importante. Proprio questo è il mio superpotere, e credo che abbia qualcosa di spirituale perché discendo da un'atavica stirpe di pastori e reverendi che immagino mi abbiano trasmesso qualcosa. La recitazione, la regia e la scrittura sono la mia chiesa e mi aiutano a far vedere alle persone chi siamo veramente.
Lei è una persona empatica, con i piedi per terra e certamente non presuntuosa, insomma non si atteggia a superstar…
Ritengo che quelli che si comportano come star del cinema e guardano gli altri dall'alto in basso non siano in realtà veri artisti, perché i veri artisti sanno comunicare con il prossimo e credono che conoscere le altre persone sia un privilegio. Ciò che noi artisti facciamo o dovremmo fare è metterci al servizio dell'umanità, ed è proprio questo che mi tiene con i piedi per terra: sapere che non c'è nessuno sopra di me o sotto di me. Siamo tutti esseri umani e ognuno fa la sua parte, e quando sono su un set, cerco di occuparmi soprattutto di chi si sente insignificante. Le persone possono anche pensare di contare poco, ma per me hanno un grandissimo valore, perché senza quell'individuo che fa la sua piccola cosa in un angolo, la "macchina" smetterebbe di funzionare. Dobbiamo renderci conto che tutti, partendo dai produttori fino ad arrivare ai runner, hanno un lavoro da svolgere, e io ho sempre cercato di insegnare questo ai miei collaboratori, e il fatto di avere un amore, una famiglia e dei buoni amici mi aiuta a non perdere mai di vista le cose più importanti.
Negli Stati Uniti sono state combattute, in anni più o meno recenti, battaglie molto importanti, penso al #MeToo, a Black Lives Matter, alle rivendicazioni per i diritti della comunità LGBQ, e tuttavia c'è una cosa che, forse da europea, faccio fatica a comprendere: la cancel culture. Lei che ne pensa?
Penso che sia un segno dei tempi, perché è frutto di una reazione immediata a qualcosa che non si è mai riusciti ad accettare e che si preferisce non prendere di petto riflettendo su cosa sia veramente giusto fare. Non credo nella cancel culture, non ci ho mai creduto, penso invece che ci siano percorsi che possono rendere migliore la vita della gente: per assumersi le proprie responsabilità, per guarire e per riparare agli errori commessi. Specialmente quelli che hanno fatto cose terribili dovrebbero intraprendere questo cammino, allo stesso tempo, però, esiste una parola chiamata perdono. Prima del perdono, tuttavia, bisogna acquistare consapevolezza degli sbagli fatti e prendere la strada giusta per riparare a questi sbagli e diventare persone migliori. Questo, secondo me, significa essere umani. Ci ho pensato di recente mentre giravo Il colore viola. Il mio personaggio, che si chiama Albert "Mister" Johnson, ha fatto cose orribili e ha picchiato sua moglie per anni, ma lei lo perdona e, sulle prime, è difficile capire perché lo faccia. Ma Celie è più saggia e più evoluta di Mister e ha abbastanza amore e compassione per comprendere che Mister è una persona che ha sofferto, che ferisce perché è stata ferita. Se una persona sa amare e riesce a spingere un altro individuo sulla retta via, fa una cosa bellissima, e tuttavia il perdono da solo non basta: deve esserci uno sforzo da parte di chi non si è comportato nella maniera giusta. In ogni modo, posso capire la nostra cultura, che è molto veloce a giudicare e a condannare. Siamo nell’epoca del digitale, non ci si ferma a riflettere. Che bello sarebbe rallentare almeno un po’.
Lei ha parlato di spiritualità e di visione olistica. Crede nell'energia?
Sì, credo nell'energia, e credo che l'energia mi abbia portato qui. Ascolto l'energia, e quando ho conosciuto Tiziana Rocca e lei mi ha detto: "Devi venire, devi venire in Sardegna" e io ho sentito la sua energia, mi sono detto: "Devi andarci, perché ti ha invitato per una ragione: non so quale sia, ma so che una ragione esiste", e credo che nessuno di noi attori e registi sia venuto qui perché c'è un festival del cinema. Siamo al Filming Italy Sardegna Festival per guardare quest'acqua e trascorrere del tempo insieme, nel mio caso anche per avere questa conversazione con te. Mi fido dell'energia, mi fido della buona energia e in generale tendo a dire sì, dico più spesso sì che no, perché un si è il principio di una scoperta. Credo nell'energia e sono convinto che ci siano energie che ci hanno portato a sederci qui oggi, forse adesso c’è qualcosa che stiamo imparando l'uno dall'altra, ed è molto bello.
Adoro i suoi outfit sul red carpet. Lei ama i red carpet? Le piacciono i flash dei fotografi e le occasioni mondane?
Il red carpet è un'esperienza di apprendimento perché ti fa capire molte cose su te stesso. Ognuno dei miei outfit ha una storia alle spalle, anche questa camicia, perché Tiziana mi ha detto: "Sarà un soggiorno informale e rilassante", e siccome sono in Italia, ho deciso di vestire Prada, proprio come il Diavolo!"
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