mercoledì 19 giugno 2024

Forrest Gump corre fino alla piazza della Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro

Una scatola di cioccolatini, la più famosa della storia del cinema, per la sua indeterminatezza, visto che non sai mai quello che ti capita. Ma soprattutto un invito a correre, lui cresciuto come bambino problematico, capace di attraversare un buon trentennio della storia americana, partendo da una piuma che gli si poggia sul piede, in una panchina di un parco della più bella cittadina del sud. Corri Forrest Gump, come fai dal 1994 e hai confermato in una serata affollata di centinaia di pesaresi e turisti, di mare e di cinema. Una proiezione all'aperto nella consueta cornice di Piazza del Popolo, momento aperto alla città della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, quest'anno alla sessantesima edizione, in un anno speciale per la città marchigiana, capitale italiana della cultura.

A rivederlo a distanza di trent'anni mantiene intatta la cristallina purezza di un'anima candida capace di correre fino a un successo planetario, testimone e suo malgrado manipolatore di grandi eventi, con l'ausilio di effetti tanto speciali quanto spesso poco visibili, come le proverbiali chiacchierate e saluti con personaggi storici come presidenti - John Fitzgerald Kennedy - e icone della musica, come John Lennon. Un'ironia tutta speciale, con la capacità unica di Robert Zemeckis di unire emozione e spettacolo di messa in scena con il fascino di una tenerezza che anticipava una ribellione allo sterile cattivismo che avrebbe sempre più caratterizzato il mondo degli anni successivi. Tanto che alcuni hanno visto dolcezza da carie in quella che era - e rimane - una grazia profonda ma anche un baratro di fronte al quale scegliere se buttarsi senza alibi, o compatirsi in un mantra lamentoso.

Evviva Forrest, antieroe capace di relativizzare e sdrammatizzare la Storia e il suo ruolo in essa, quando tutti ingigantiscono il proprio micro ruolo in questo o quest'altro fattarello minore. Evviva Tom Hanks, poi, americano medio ma non uomo comune, capace di incarnare per molti anni residui eroismi e quella ricerca della felicità al centro della forza propulsiva degli Stati Uniti d'America fin dalla sua fondazione. Forrest Gump ottenne 678 milioni di dollari nei cinema di tutto il mondo e sei Oscar (con tredici candidature), a partire dal citato Hanks e arrivando alla sceneggiatura (non originale) di quell'Eric Roth che in carriera ha costruito racconti fra storia e leggenda come Munich, Il curioso caso di Benjamin Button, Ali, Killers of the Flowers Moon.

Forrest Gumo ha influenzato l’immaginario collettivo, a partire da quell’iconica panchina, alla fermata dell'autobus, dove un novello Candido narra la sua incredibile storia, il suo fantasmatico e fantastico declinare un sogno americano vissuto per caso. A Pesaro hanno raccontato il film prima della proiezione, insieme al direttore artistico Pedro Armocida, ’ultramaratoneta e maratoneta italiano Giorgio Calcaterra, tre volte campione mondiale della 100 km di ultramaratona e vincitore per ben 12 volte consecutive della 100 km del Passatore. Insieme a lui il doppiatore Francesco Pannofino, in uno dei suoi lavori più riusciti, sempre al servizio e mai eccessivamente auto referenziale nel rendere la parlata così particolare del protagonista.

L'attore e doppiatore ha rievocato "un mese di lavoro estivo", in un periodo particolarmente ricco, visto che nel 1994 "ho vinto due provini molto importanti come Forrest Gump e I Flintstones. Tom Hanks è furbacchione nel film, usa un forte accento del sud, dell'Alabama, che è difficile da rendere in italiano. Abbiamo cercato di rifarlo con un parlare difficoltoso. Di solito lo doppiava Chevalier, ma per quell'interpretazione particolare hanno fatto altro scelte e ha vinto il mio provino. Come dissero, non era perfetto ma quello che si avvicinava più all'originale".



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