martedì 25 giugno 2024

Quel pazzo venerdì 2, Jamie Lee Curtis e Lindsay Lohan annunciano l'inizio delle riprese: guardate bene la foto!

Il sequel di Quel Pazzo Venerdì è sempre più vicino a diventare realtà. Lindsay Lohan e Jamie Lee Curtis sono ufficialmente tornate sul set per riprendere i ruoli, rispettivamente della ribelle Anna e di sua madre, la dottoressa Tess Coleman. Sono trascorsi più di vent'anni dal debutto della commedia cult del 2003, diretta da Mark Waters, pertanto le aspettative sono alle stelle. E le due star hanno già cominciato a solleticare l'hype dei fans.

Nello scatto condiviso nelle ultime ore sui canali social di Walt Disney Studios, le attrici annunciano l'inizio delle riprese di Quel Pazzo Venerdì 2 in un modo molto speciale. Entrambe sorridenti e tenendosi per mano, sono sedute sui gradini della roulotte che ospita i loro camerini ma... Lindsay è davanti alla porta della Curtis, e viceversa! La data di uscita del film è fissata per il 2025.

La regia del sequel è nelle mani della canadese Nisha Ganatra, già al timone di Cake (2005) e di E poi c'è Catherine (2019). Elyse Hollander ha firmato la sceneggiatura e, secondo le prime indiscrezioni, la trama prevede un doppio scambio di corpi. Al centro del plot del film originale, com'è noto, c'è proprio un magico scambio di persona tra Tess e Anna, che vivranno una pazza giornata l'uno nel corpo dell'altra.

Quanto al cast, oltre alle iconiche protagoniste, ci saranno altri comeback. Rosalind Chao (Pei-Pei, la ristoratrice cinese) e Chad Michel Murray (Jake, l'interesse amoroso di Anna) hanno espresso apertamente la propria disponibilità a partecipare, e sono stati ascoltati. Entrambi torneranno e con loro Mark Harmon (Ryan, compagno di Tess), Christina Vidal Mitchell e Haley Hudson (migliori amiche e compagne di band di Anna), Lucille Soong (la folle madre di Pei-Pei) e Stephen Tobolowsky (il signor Bates).

Quanto alle new entry, sono confermate Sophia Hammons e Maitreyi Ramakrishnan (la Devi di Non ho mai...). Circolano inoltre i nomi di Julia Butters - vista in The Fabelmans e C’era una volta... a Hollywood - e di Manny Jacinto, uno dei volti di Star Wars: The Acolyte.

Quel pazzo venerdì è il remake del film Disney Tutto accadde un venerdì (1976), con protagoniste Jodie Foster e Barbara Harris. La pellicola è a sua volta un adattamento del romanzo di Mary Rodgers del 1972. Potete recuperare - o rivedere - facilmente entrambi i film, disponibili in streaming su Disney+.



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lunedì 24 giugno 2024

I migliori film in streaming di Lupita Nyong'o, protagonista di A Quiet Place: Giorno 1

L’arrivo nelle sale italiane di A Quiet Place: Giorno 1 ci permette di dedicare gli odierni cinque film in streaming alla talentuosa protagonista Lupita Nyong’o. Premiata con l’Oscar come miglior attrice non protagonista addirittura all’esordio davanti la macchina da presa, l’interprete di origini keniote ma nata in Messico 41 anni fa ha collezionato una serie di successi personali e al botteghino davvero impressionante, diventando una delle star più amate dell’ultimo decennio. Ecco la sua filmografia principale, come sempre buona lettura.

Cinque film in streaming interpretati da Lupita Nyong’o

  • 12 anni schiavo
  • Non-Stop
  • Black Panther
  • Noi
  • Black Panther: Wakanda Forever

12 anni schiavo (2013)

Il dramma in costume diretto da Steve McQueen e tratto da una storia vera porta l’esordiente Nyong’o a conquistare il premio più ambito ad Hollywood grazie a una prova dolorosa e vibrante. I duetti con Michael Fassbender sono davvero potenti, il momento forse maggiormente insostenibili di 12 anni schiavo. La messa in scena è forse troppo estetizzante per una storia del genere, che vede protagonista un Chiwetel Ejiofor di spessore indiscutibile. Arrivano anche gli Oscar per il miglior film e per l’adattamento. Un film di valore, forse sopravvalutato visti i premi ricevuti. Alla produzione Brad Pitt, che vi regala un cameo così come Paul Giamatti. Disponibile su Rakuten TV, Google Play, Infinity +, Apple Itunes, Amazon Prime Video.

Non-Stop (2014)

Deliziosa parte di supporto per il protagonista Liam Neeson che deve salvare l'aereo dal terrorista di turno. Jaume Collet-Serra è un cineasta che ama utilizzare una sola ambientazione, e sa perfettamente come farlo. Non-Stop è uno dei migliori action-thriller di questi anni, pieno di trovate e attori di contorno preziosi come Anson Mount, Scoot McNairy e la grande Julianne Moore. Film intelligente e divertentissimo, che tiene col fiato sospeso e intrattiene nel senso più alto del termine. Successo di pubblico e critica assolutamente meritato, uno spettacolo ideato e realizzato con stile e senso cinematografico a dir poco intrigante. Disponibile su Rakuten TV, Google Play, Apple Itunes, Amazon Prime Video.

Black Panther (2018)

Entrata nel cast del cinecomic diretto da Ryan Coogler, la Nyong’o ruba spesso la scena al protagonista Chadwick Boseman, al poderoso antagonista Michael B. Jordan, ad Angela Bassett e a tutti gli altri. Black Panther guarda alla storia della battaglia per i diritti civili e la ripropone sotto forma di sceneggiatura ottimamente sviluppata. Lo spettacolo è notevole, la tensione drammatica indiscutibile, le prove di attori efficacissime. Ci si diverte ma si impara anche molto. Nomination all’oscar per il miglior film, unico cinecomic nella storia del cinema, e vincitore di tre statuette tra le quali quella per i costumi della grande Ruth E. Carter. Da vedere, è uno spettacolo sontuoso e mai scontato. Disponibile su Rakuten TV, Google Play, Disney +.

Noi (2019)

Perché la Nyong'o non ha ricevuto almeno - e sottolineiamo almeno - la candidatura all’Oscar per Noi? Il doppio ruolo sostenuto nel film horror di Jordan Peele è un qualcosa di oseremmo scrivere sovversivo, uno studio del lato oscuro della personalità umana di potenza espressiva e simbolica inusitati. Vi sono sequenze in questo film che lavorano sul tema del doppio come mai stato fatto in precedenza, arrivando a colpire il cuore più profondo dello spettatore. Film terrificante, scioccante, orchestrato alla perfezione da un cineasta di intelligenza superiore. Quasi 200 milioni di dollari incassati per un film innovativo, paradigmatico, condotto in porto da una protagonista preziosa e sconvolgente. La miglior prova della carriera della Nyong’o. Eccellente. Disponibile su Rakuten TV, Google Play, Apple Itunes, Amazon Prime Video.

Black Panther: Wakanda Forever (2022)

Una partecipazione straordinaria nel sequel che non raggiunge le vette dell’originale, tutt’altro, anche se il tentativo è davvero lodevole. Il nemico Namor si carica eccessivamente di metafore per avere una consistenza propria, e influisce sulla tensione soltanto a tratti propositiva di Black Panther: Wakanda Forever. Angela Bassett arriva alla nomination all’Oscar, Laetitia Wright come protagonista non fa rimpiangere poi troppo l’eroe scomparso, alla fine paradossalmente si rimpiange maggiormente Erik Killmonger. Winston Duke e Danai Gurira sono davvero efficaci, in un film altalenante che cerca di restituire la densità del precedente. Senza riuscirci del tutto. Disponibile su Rakuten TV, Google Play, Apple Itunes, Amazon Prime Video, Disney +.





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Spider-Man, al via i casting per l'interprete live action di Miles Morales: l'indiscrezione

Secondo quanto riferito da Jeff Sneider, che di scoop se ne intende, Sony Pictures al momento avrebbe avviato il processo di selezione per scovare il suo interprete in carne ed ossa di Miles Morales, un personaggio introdotto nella trilogia animata di successo dedicata alla sua variante di Spider-Man nello Spider-Verse. Tutto ha avuto inizio con Spider-Man: Un Nuovo Universo nel 2018, un film piaciuto così tanto da conquistare il premio Oscar come migliore film d’animazione. Il sequel diretto, Across The Spider-Verse, ha conquistato il botteghino diventando uno dei titoli più chiacchierati nel corso del 2023. Il terzo ed ultimo capitolo, Beyond the Spider-Verse, ha rinviato la data d’uscita a causa dello sciopero di attori e sceneggiatori e non ha ancora annunciato quando tornerà sul grande schermo. Nel frattempo, si vocifera che Miles Morales diventerà un personaggio in carne ed ossa dello Spider-Verse per via di un potenziale adattamento live action.

Spider-Man, al via i casting per l’interprete in carne ed ossa di Miles Morales?

Durante una recente apparizione con The Hot Mic, lo scooper Jeff Sneider ha annunciato che Sony Pictures sta facendo dei passi in avanti nel tentativo di trasformare Miles Morales in un ragazzo in carne ed ossa. Si vocifera, infatti, che il casting sia in fase di partenza. Al momento non sono state diffuse ulteriori informazioni, trattandosi comunque di un’indiscrezione che necessiterà di futura conferma, per cui non è chiaro chi potrebbe interpretare eventualmente Miles Morales in carne ed ossa e neppure il film a cui è destinato. Una delle teorie più gettonate al momento si collegherebbe a Spider-Man: Beyond The Spider-Verse, che potrebbe anticipare l’arrivo di un live action. O ancora potrebbe trattarsi di un film stand alone su Miles Morales. E perché non coinvolgerlo direttamente nel Multiverso Marvel con Avengers: Secret Wars?

Al momento si tratta semplicemente di teorie, ma la produttrice dello Spider-Verse Amy Pascal ha più volte affrontato il potenziale di Miles Morales sul grande schermo, precisando che avrebbero atteso la conclusione della trilogia animata prima di valutare questa opportunità. “Un giorno, ma non prima di aver realizzato gli altri due film. Un giorno lo faremo. Siamo molto felici di questi film d’animazione dello Spider-Verse”, aveva raccontato tempo fa.



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Inside Out 2 è il film più visto del 2024, nel mondo e al boxoffice italiano, dopo l'ultimo weekend

Inside Out 2 è il trionfatore del boxoffice italiano del weekend, nonché di quello internazionale: in soli cinque giorni, il film Pixar ha registrato qui 16.770.000 euro (fonte Cinetel), di cui ben 12.800.000 nel fine settimana, alzando gli incassi nostrani del 477% (!!!) rispetto alla scorsa settimana. Superando in pochi giorni quello che Kung Fu Panda 4 aveva fatto in tutta la sua permanenza in sala (11.620.000), è diventato il più alto incasso italiano del 2024. È anche il più alto incasso mondiale dell'anno finora, con 724.400.000 milioni di dollari (fonte Boxofficemojo), a fronte di un budget sui 200 milioni (fonte Variety). Ma a quali record può aspirare? Leggi anche Inside Out 2 esplode anche in Italia: 3 milioni di euro in un giorno solo, superato il record di Spider-Man No Way Home

Inside Out 2 primo al botteghino italiano del weekend, sogna il record per la Pixar

È un po' presto per dire se Inside Out 2 contenderà agli Incredibili 2 (2018) il record pixariano del suo 1.242.800.000 di dollari, ma di questo passo possiamo dare per scontato il sorpasso sul 1.073.400.000 di Toy Story 4 (2019). Negli USA il lungometraggio animato Disney / Pixar era uscito già la settimana scorsa, ma al secondo weekend ha totalizzato ancora quasi 100 milioni, perdendo solo il 35% rispetto all'esordio: il primo Inside Out (2015) perse il 42% e alla fine della sua corsa registrò "solo" 858.853.000 dollari nel mondo, una cifra che il sequel toccherà a occhio e croce entro questa settimana. In poche parole: necessario per gli esercenti in un'estate fiacca, necessario per la Disney dopo un 2023 difficile, necessario per la Pixar, che si è presa una bella rivincita dopo un periodo di parcheggio forzato su Disney+ (e l'esagerata freddezza mostrata verso Elemental l'anno scorso). 

Guardando il resto degli incassi italiani del weekend, si ha la netta sensazione di un mercato estivo che, dopo l'estate del 2023 di "Barbenheimer", conta soprattutto sul fenomeno di costume / evento di tendenza per riempire le sale. Il divario tra il primo posto di Inside Out 2 e il secondo di Bad Boys Ride or Die è infatti enorme: il film con Will Smith e Martin Lawrence ha ceduto la vetta, portando a casa 474.400 nel weekend, per un totale italiano di 1.583.000 e mondiale di 289.111.000 dollari (su budget di 100, fonte Collider). Risultato discreto, non è un flop, ma non è nemmeno il tipo di blockbuster che Hollywood cerca.
La nostra terza posizione è occupata dall'esordio di The Bikeriders, con 304.000 euro (calcolando anche le anteprime): Benny (Austin Butler) appartiene a una gang di motoclicisti il cui capo è Johnny (Tom Hardy), ma l'amore per Kathy (Jodie Comer) potrebbe farlo desistere da una vita sulla strada. Nel mondo il film di Jeff Nichols è a quota 14 milioni di dollari, per un budget sotto i 40 (fonte Deadline).
Scivola dal terzo al quarto posto Me Contro Te: Il film - Operazione spie, sesto film degli youtuber Luì e Sofì, ancora alle prese con i magheggi del Signor S, per il divertimento di bambini e bambine: portano a casa altri 110.600 euro, confluiti nel totale di 2.464.400.
Casca dalla seconda alla quinta posizione il nuovo film di Yorgos Lanthimos, autore di Povere Creature!: da quel film arrivano Emma Stone e Willem Dafoe, tra gli interpreti delle tre storie di Kinds of Kindness, che raccontano varia umanità. Il totale italiano ammonta a 1.070.000 euro (di cui 89.000 nel weekend), quello mondiale a 1.316.100 (per un budget sui 15). 

Il box office completo del weekend



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domenica 23 giugno 2024

I migliori film in streaming di Richard Linklater, regista di Hit Man - Killer per caso

Dal momento che torna nelle sale italiane questa settimana con la sua nuova commedia Hit Man - Killer per caso interpretata da Glen Powell e Adria Arjona, vogliamo ricordare i nostri odierni cinque film in streaming al rgista Richard Linklater. Il cineasta texano ha saputo regalare al pubblico internazionale  in questi decenni film di umanità sublime, caratterizzati da personaggi che hanno raccontato la vita comune in profondità e dolcezza. Ecco dunque il meglio della filmografia di un autore unico nel suo genere. Buona lettura.

Prima di Hit Man - Killer per caso, cinque film in streaming diretti da Richard Linklater

  • Prima dell’alba
  • School of Rock
  • Bernie
  • Boyhood 
  • Tutti vogliono qualcosa 

Prima dell’alba (1995)

Già al suo secondo film dopo Dazed and Confused Linklater scrive un pezzo fondamentale di cinematografia del decennio con questo film intriso di romanticismo e un’atmosfera irripetibile. Ambientato in una Vienna bellissima e perfetta per questa storia d’amore platonica quanto profonda. Ethan Hawke e Julie Delpy sono i due indimenticabili protagonisti di Prima dell’alba, film che fa innamorare una generazione. I due sequel girati a dieci e vent’anni di distanza raccontano con altrettanta perizia l’evoluzione del rapporto di coppia. Il primo vince l’Orso d’Argento a Berlino per la miglior regia, i successivi conquistato la nomination all’Oscar per la sceneggiatura. Una trilogia del cuore e dello spirito. Unica. Disponibile su Rakuten TV, Google Play, Apple Itunes.

School of Rock (2003)

Insieme a uno scatenato e straordinario protagonista Jack Black, Linklater realizza il suo maggior successo commerciale grazie a una commedia a suon di grandi note e buoni sentimenti. School of Rock contiene prima di tutto tanta grande musica e l’amore incondizionato per essa. Successivamente lavora si una storia magnificamente organizzata e sull’alchimia tra professore e giovanissimi allievi. Nel cast anche Joan Cusack e Mike White, autore dell’idea di partenza. Film graffiante e capace di fartis entire davvero bene, oltre che farti ridere a crepapelle. Da vedere ogni volta con un enorme senso di gioia, pronti a un divertimenti assoluto. Black praticamente incontenibile. Disponibile su Sky, Rakuten TV, Google Play, Apple Itunes, Paramount +, NOW.

Bernie (2011)

Una delle commedie maggiormente graffianti e ciniche di Linklater, uno spaccato di follia di tutti i giorni che vede ancora protagonista un notevole Jack Black. Insieme a lui però brilla come sempre di luce unica e splendente Shirley MacLaine, mentre Matthew McConaughey si diverte un mondo a comparire a supporto e fare quello che gli riesce meglio, ovvero il texano smargiasso. Bernie è un film caustico, con grandi momenti di cinema regalateci da questo trio di attori in gran forma. Una deviazione spassosa e non scontata dal solito universo cinematografico del cineasta. Curioso esperimento che si dipana con una certa freschezza. Disponibile su Rakuten TV, CHILI, Google Play, Apple Itunes.

Boyhood (2014)

Dodici anni di vita vissuta per un bambino che diventa adolescente, tenta di farsi largo nella vita e crearsi un percorso unico, personale. Con Boyhood Linklater arriva a una vetta di verità dentro il cinema che pochissimi hanno raggiunto nella storia del cinema di fiction. A supporto Ethan Hawke e Patricia Arquette sono incommensurabili, tanto che lei arriva all’Oscar. Nomination per il film e la regia, a Hawke e altre sparse. Un inno alla giovinezza, al tempo che passa, al sapore forte dei rapporti umani veri, indissolubili nonostante tutto. Parlare di capolavoro non è un'esagerazione, tutt’altro. Intenso e intimo allo stesso tempo. Con delle sequenze di personaggi seduti a un tavolo a parlare che valgono da sole un compendio sulla Settima Arte. Vibrante. Disponibile su Rakuten TV, Google Play, Apple Itunes, Amazon Prime Video.

Tutti vogliono qualcosa (2016)

Commedia giovanile sbarazzina che rimanda direttamente agli esordi. In un cast composito e assolutamente frizzante spuntano Glen Powell e una magnifica Zoey Deutch. Tutti vogliono qualcosa ci restituisce un Linklater che si prende alla leggera, che vuole raccontare i giovani con libertà e partecipazione emotiva. Momenti di recitazione collettiva davvero trascinanti, con un ottimismo che conquista e un gusto per la vita inebriante, come sempre nel cinema di Linklater. Da vedere tutto d’un fiato e ricordare con estrema simpatia. Una perla nascosta ma preziosa nella filmografia dell’autore. Spontaneo. Disponibile su Rakuten TV, Google Play, Apple Itunes.



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Deadpool & Wolverine, Ryan Reynolds non voleva fare il film senza Shawn Levy

Ryan Reynolds non avrebbe realizzato Deadpool & Wolverine senza il supporto di Shawn Levy: il regista ricorda il loro primo incontro e del sodalizio stretto negli anni.

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Jurassic World 4, Bryce Dallas Howard condivide qualche consiglio per il nuovo cast

Bryce Dallas Howard non farà parte del prossimo Jurassic World 4, ma ha qualche consiglio da condividere con il nuovo cast.

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George Lucas: se non avesse lottato per girare questo film con Harrison Ford, forse Star Wars non esisterebbe

Quando si nomina George Lucas, si pensa immediatamente ed automaticamente al franchise di Star Wars, e questo è inevitabile. Tuttavia, se ci concentriamo sulla sua attività da regista, Guerre stellari (1977), La minaccia fantasma (1999), L'attacco dei cloni (2002) e La vendetta dei Sith (2005) non sono gli unici lungometraggi che Lucas ha diretto. C'è di più. Molto probabilmente Star Wars non sarebbe mai esistito, se l'autore non avesse lottato contro le perplessità degli studi per realizzare la sua opera seconda.

Stiamo parlando di American Graffiti, iconica commedia con Harrison Ford candidata a 5 Premi Oscar e vincitrice di due Golden Globes. Durante il suo intervento a Cannes 2024, dove ha ricevuto la Palma d'Oro onoraria, Lucas ha ricordato le tribolazioni affrontate affinché l'ingente budget di 750.000 dollari per realizzare il film venisse approvato da Universal Pictures. Com'è noto, American Graffiti riscosse un enorme successo, coronato da incassi strepitosi (ha incassato 153 volte il suo budget).

L'operazione nostalgia colse nel segno ed ispirò un intero filone cinematografico e la splendida colonna sonora fece il resto. Il papà di Lucasfilm aveva tutte le ragioni per insistere con gli studi, ma facciamo un passo indietro. Il cast del film, oltre a Ford, include Richard Dreyfuss, Ron Howard e Paul Le Mat. Nomi che oggi suonano più che familiari, ma che all'epoca erano relativamente sconosciuti. Dapprima, Lucas aveva proposto il film alla United Artists, insieme a - udite, udite - Guerre Stellari. Tuttavia, lo studio non era interessato ad American Graffiti .

Non fu semplice per il regista sottrarre la sceneggiatura alla casa di produzione e tentare la fortuna agli Universal Studios. Soprattutto, una volta lì, non trovò un'accoglienza migliore per il finanziamento della sua commedia. "Era come un concerto rock" ha commentato Lucas a Cannes. Le prime proiezioni di American Graffiti suscitarono reazioni prevalentemente positive da parte degli spettatori, ma questo non era sufficiente per gli studi. Questi ultimi, infatti, erano propensi a trasmettere il film in tv, saltano la distribuzione cinematografica.

Infine, la strenua perorazione di Lucas per la propria causa ebbe la meglio. Gli Universal Studios concessero ad American Graffiti un'uscita cinematografica limitata l'11 agosto 1973. Quello che non si aspettavano di certo, è la velocità con la quale il film cominciò ad incassare. In tutto, la commedia ha portato a casa 140 milioni di dollari al box office globale. Cifre astronomiche, che hanno stupito persino l'autore della pellicola.

American Graffiti guadagnava così velocemente che in realtà ci guadagnavo un sacco di soldi. Era la prima volta che qualcuno guadagnava soldi in rete.

Indubbiamente il successo commerciale di American Graffiti ha spianato la strada a George Lucas per avviare il franchise di Star Wars e cambiare per sempre la storia del cinema, di fantascienza e non. Non fu tuttavia la Universal a sposare la causa stellare. Fu la Fox a vederci lungo e ad interessarsi all'acquisizione del successivo progetto di Lucas. Buon per loro!



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Inside Out 2, perché la scena post-credit è stata aggiunta all'ultimo

Una delle domande più gettonate quando si tratta di nuove uscite cinematografiche è: avrà una scena post-credit? Una sorta di tradizione che negli anni ha viziato sempre più il pubblico, soprattutto appassionato di cinecomics, e che avrebbe contagiato anche il mondo dell’animazione Disney Pixar. Il sequel di Inside Out, infatti, include una scena durante i titoli di coda, ma in molti non sanno che la scena in questione inizialmente non è stata pensata come parte integrante del film ed è stata aggiunta in un secondo momento, quasi in fase estrema.

Inside Out 2, la scena post-credit è stata aggiunta all’ultimo minuto: perché?

Le scene post e mid-credits in realtà non sono così lontane dal panorama Disney Pixar, che aveva già iniziato a sperimentarle nei suoi film amatissimi come Toy Story 2 uscito nel 1999. Anche Inside Out, quindi, non ha rinunciato alla sua scena durante i titoli di coda, una decisione presa all’ultimo secondo e che ha così completato la proposta cinematografica. Distribuito al cinema dal 19 giugno 2024, Inside Out 2 ha riacceso l’attenzione sulle emozioni di Riley, alle prese con la pre-adolescenza. Un traguardo significativo e che comporta l’ingresso di una nuova fase e di una nuova equipe di emozioni guidate da Ansia. In merito alla scena post-credit, il regista Kesley Mann ha raccontato a USA Today di averla aggiunta soltanto dopo la prima proiezione di prova.

Attenzione: a seguire ci riferiremo a quanto raccontato dalla scena post credit in questione, per cui potreste imbattervi in anticipazioni poco gradite. Il regista ha voluto aggiungere la scena post-credit di Inside Out 2 per rivelare di più sul Deep Dark Secret.

Ho sempre amato l'idea di lasciare un po' di mistero su Deep Dark Secret e di far discutere il pubblico su quale fosse il segreto. Ma più lo mostravamo, più la gente moriva dalla voglia di sapere cosa fosse.

La scena in sé non lancia spunti per un terzo capitolo, in realtà già anticipato – almeno per volontà – da parte del regista e anche da Amy Poehler, che presta la sua voce a Gioia nel cast originale. Ma al tempo stesso aggiunge qualche dettaglio in più in merito al segreto di Riley.



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sabato 22 giugno 2024

Intervista a Colman Domingo: "Un vero artista è colui che sta dalla parte dell'umanità"

Ci sono incontri, o meglio interviste, che si ricordano più di altre, e succede tutte le volte che si guarda la vita nello stesso modo di chi ti sta di fronte e avviene uno scambio di energia, ovviamente positiva. Colman Domingo ha certamente una bella energia, perché è di una gentilezza e di una simpatia disarmanti, e chissà che non dipenda dal successo raggiunto dopo molti anni di gavetta e ruoli secondari. Oggi l'attore è molto amato, in particolare dagli appassionati di serie tv, che lo hanno ammirato tanto in Fear the Walking Dead quanto nelle prime due stagioni di Euphoria. Dalle tavole dei palcoscenici di Broadway, calcate nei primi anni 2000, Domingo è arrivato alla candidatura all'Oscar, e non per un film qualsiasi, ma per Rustin, ritratto di un attivista statunitense che ha lottato per i diritti civili, per la nonviolenza e per i diritti degli omosessuali negli Stati Uniti d'America. Nel giardino del Forte Village, elegante location del Filming Italy Sardegna Festival 2024, l'attore ci parla di questa sua performance dell’orgoglio di aver prestato corpo e anima a uno dei suoi eroi. Sono le 4 di pomeriggio, l'afa è sopportabile per via di una leggera brezza e alle nostrespalle c'è il mare blu: "Interpretare Bayard Rustin è stato sogno diventato realtà" - ci racconta Colman. "Se è mai esistito un eroe americano, si tratta di lui. Per alcune persone difendere i diritti civili è un semplice passatempo, per altri è un modo per farsi notare. Rustin ha cominciato a lottare quando era uno studente di liceo, cercando di aiutare il prossimo e diventando un paladino dei diritti umani. Rustin è una di quelle opportunità che ti capitano una sola volta nella vita, ed essere candidato all'Oscar per averlo interpretato è stata la ciliegina sulla torta, così come sapere che, da questo momento in poi, grazie al lavoro non soltanto mio ma anche del regista, del produttore, della troupe e dei miei compagni di cast, Bayard Rustin è stato definitivamente strappato a un relativo anonimato ed è andato a occupare un posto di primo piano nella storia. Infine, proprio a causa della nomination all’Oscar, il mio lavoro di attore è diventato più importante, accelerando il cambiamento sociale di cui io stesso faccio parte. 

Lei sostiene qualche campagna a favore di un cambiamento sociale?

Nella lotta per la rivendicazione dei diritti umani il mio approccio è olistico, nel senso che non faccio parte di un determinato gruppo né sostengo un'unica causa. Più generale sto dalla parte dell'umanità, e se c'è una cosa per cui mi batto costantemente, è la pace. Sono un difensore della pace a qualunque costo e mi prodigo affinché le persone abbiano accesso a una vita dignitosa, e quindi a una famiglia, all'istruzione, all'assistenza sanitaria, al cibo. Se tutti fossero più umani e generosi e si concentrassero sull'amore per gli altri, il mondo sarebbe un posto migliore. Non coltivo la rabbia, perché credo anche che l'arma più potente con cui si possa combattere sia l’amore.

Lei è un uomo rinascimentale, perché coltiva diverse arti. Infatti è attore, regista, produttore, drammaturgo e sceneggiatore. Come riesce a fare tutte queste cose? Qual è il suo superpotere?

Il mio superpotere è riuscire a mettere le persone in comunicazione e cercare il miglior modo e miglior linguaggio per raccontare una bella storia che ci faccia sentire tutti più vicini. Qualunque mezzo di comunicazione o piattaforma io utilizzi per fare qualcosa di creativo, la finalità è sempre riuscire a far sentire un individuo importante. Proprio questo è il mio superpotere, e credo che abbia qualcosa di spirituale perché discendo da un'atavica stirpe di pastori e reverendi che immagino mi abbiano trasmesso qualcosa. La recitazione, la regia e la scrittura sono la mia chiesa e mi aiutano a far vedere alle persone chi siamo veramente.

Lei è una persona empatica, con i piedi per terra e certamente non presuntuosa, insomma non si atteggia a superstar…

Ritengo che quelli che si comportano come star del cinema e guardano gli altri dall'alto in basso non siano in realtà veri artisti, perché i veri artisti sanno comunicare con il prossimo e credono che conoscere le altre persone sia un privilegio. Ciò che noi artisti facciamo o dovremmo fare è metterci al servizio dell'umanità, ed è proprio questo che mi tiene con i piedi per terra: sapere che non c'è nessuno sopra di me o sotto di me. Siamo tutti esseri umani e ognuno fa la sua parte, e quando sono su un set, cerco di occuparmi soprattutto di chi si sente insignificante. Le persone possono anche pensare di contare poco, ma per me hanno un grandissimo valore, perché senza quell'individuo che fa la sua piccola cosa in un angolo, la "macchina" smetterebbe di funzionare. Dobbiamo renderci conto che tutti, partendo dai produttori fino ad arrivare ai runner, hanno un lavoro da svolgere, e io ho sempre cercato di insegnare questo ai miei collaboratori, e il fatto di avere un amore, una famiglia e dei buoni amici mi aiuta a non perdere mai di vista le cose più importanti.

Negli Stati Uniti sono state combattute, in anni più o meno recenti, battaglie molto importanti, penso al #MeToo, a Black Lives Matter, alle rivendicazioni per i diritti della comunità LGBQ, e tuttavia c'è una cosa che, forse da europea, faccio fatica a comprendere: la cancel culture. Lei che ne pensa?

Penso che sia un segno dei tempi, perché è frutto di una reazione immediata a qualcosa che non si è mai riusciti ad accettare e che si preferisce non prendere di petto riflettendo su cosa sia veramente giusto fare. Non credo nella cancel culture, non ci ho mai creduto, penso invece che ci siano percorsi che possono rendere migliore la vita della gente: per assumersi le proprie responsabilità, per guarire e per riparare agli errori commessi. Specialmente quelli che hanno fatto cose terribili dovrebbero intraprendere questo cammino, allo stesso tempo, però, esiste una parola chiamata perdono. Prima del perdono, tuttavia, bisogna acquistare consapevolezza degli sbagli fatti e prendere la strada giusta per riparare a questi sbagli e diventare persone migliori. Questo, secondo me, significa essere umani. Ci ho pensato di recente mentre giravo Il colore viola. Il mio personaggio, che si chiama Albert "Mister" Johnson, ha fatto cose orribili e ha picchiato sua moglie per anni, ma lei lo perdona e, sulle prime, è difficile capire perché lo faccia. Ma Celie è più saggia e più evoluta di Mister e ha abbastanza amore e compassione per comprendere che Mister è una persona che ha sofferto, che ferisce perché è stata ferita. Se una persona sa amare e riesce a spingere un altro individuo sulla retta via, fa una cosa bellissima, e tuttavia il perdono da solo non basta: deve esserci uno sforzo da parte di chi non si è comportato nella maniera giusta. In ogni modo, posso capire la nostra cultura, che è molto veloce a giudicare e a condannare. Siamo nell’epoca del digitale, non ci si ferma a riflettere. Che bello sarebbe rallentare almeno un po’.

Lei ha parlato di spiritualità e di visione olistica. Crede nell'energia?

Sì, credo nell'energia, e credo che l'energia mi abbia portato qui. Ascolto l'energia, e quando ho conosciuto Tiziana Rocca e lei mi ha detto: "Devi venire, devi venire in Sardegna" e io ho sentito la sua energia, mi sono detto: "Devi andarci, perché ti ha invitato per una ragione: non so quale sia, ma so che una ragione esiste", e credo che nessuno di noi attori e registi sia venuto qui perché c'è un festival del cinema. Siamo al Filming Italy Sardegna Festival per guardare quest'acqua e trascorrere del tempo insieme, nel mio caso anche per avere questa conversazione con te. Mi fido dell'energia, mi fido della buona energia e in generale tendo a dire sì, dico più spesso sì che no, perché un si è il principio di una scoperta. Credo nell'energia e sono convinto che ci siano energie che ci hanno portato a sederci qui oggi, forse adesso c’è qualcosa che stiamo imparando l'uno dall'altra, ed è molto bello.

Adoro i suoi outfit sul red carpet. Lei ama i red carpet? Le piacciono i flash dei fotografi e le occasioni mondane?

Il red carpet è un'esperienza di apprendimento perché ti fa capire molte cose su te stesso. Ognuno dei miei outfit ha una storia alle spalle, anche questa camicia, perché Tiziana mi ha detto: "Sarà un soggiorno informale e rilassante", e siccome sono in Italia, ho deciso di vestire Prada, proprio come il Diavolo!"



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Fremont: una ragazza alla disperata ricerca di un sogno prepara i biscotti della fortuna in una clip in anteprima esclusiva

Arriva in sala il 27 giugno con Wanted Cinema un film in bianco e nero che è stato presentato con successo al Sundance Film Festival 2023 e che ha entusiasmato la critica anche al Festival di Deauville. Diretto dal regista iraniano-britannico Babak Jalali e vincitore dell’Independent Film Award nel 2023, Fremont racconta il lato nascosto del sogno americano attraverso la vicenda di Donya, ex interprete dell’esercito USA a Kabul che è stata costretta a lasciare il proprio paese in gran fretta dopo il ritiro della NATO per approdare a San Francisco. Attraverso la sua storia il regista parla della ricerca di integrazione in un paese straniero e di come ogni essere umano trapiantato in un luogo con cui non ha familiarità incontri le stesse difficoltà a ritrovare un’identità. A questo proposito il regista ha dichiarato:

Con questo film voglio guardare oltre l'idea che esistano differenze radicali tra gli esseri umani. In un mondo in cui si cerca tanto di descrivere le differenze e di esagerare l'alterità, è importante guardare alle somiglianze universali. Un immigrato e un non immigrato condividono molte delle stesse speranze, sogni e ambizioni

Fremont è anche la cronaca di un viaggio emotivo, fra personaggi ora bizzarri ora poetici, nonché una commedia delicata e per nulla scontata. È inoltre un film unico nel suo genere, che, forse in nome della libertà in tutte le sue forme, rifiuta una rigida struttura narrativa. A scriverne la sceneggiatura, non a caso, è stata anche la nostra Carolina Cavalli, che già nella sua opera prima Amanda aveva scelto un cinema autentico e personalissimo ma mai autocompiaciuto.

Fremont: il cast e la trama del film

A impersonare la protagonista di Fremont è Anaita Wali Zada, una giovane afghana che ha un vissuto personale molto simile al personaggio che interpreta. Nel cast del film troviamo anche il celeberrimo Jeremy Allen White, fresco di diversi premi importanti per la sua interpretazione nella serie The Bear. Per quanto riguarda la trama di Fremont, abbiamo già detto che ruota intorno a una giovane donna afgana di nome Donya. Espatriata nella cittadina californiana di Fremont, trova impiego presso un'azienda che produce biscotti della fortuna per i ristoranti cinesi. "Sola, con problemi d’insonnia, afflitta dalla perdita della propria terra e dei legami che aveva" - recita la sinossi del film - “Donya tenta di rimettere in ordine il suo presente e di trovare l'amore. Un incontro imprevedibile con uno sconosciuto la porterà a una svolta della sua vita, sullo sfondo di un'America curiosa e un po’ bizzarra".

Fremont: una clip in anteprima esclusiva

Ed ecco la clip in anteprima esclusiva di Fremont:



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venerdì 21 giugno 2024

M3GAN, in arrivo lo spin-off SOULM8TE

M3GAN sta tornando, ma questa volta propone uno spin-off intitolato SOULM8TE e presentato come un thriller erotico. La bambola assassina ha ispirato un vero e proprio universo dell’orrore e, mentre un sequel è in fase di lavorazione, Deadline ha annunciato che anche un altro progetto è in cantiere. M3GAN 2.0 è atteso in sala a maggio 2025 e coinvolgerà alcuni membri del cast originale, ma non è l’unico film del M3GANverse ad aver intrigato la produzione. Atomic Monster e Blumhouse starebbero lavorando ad un altro film, uno spin-off atteso in sala nel 2026.

SOULM8TE, M3GAN realizza uno spin-off su una storia d’amore

Con una data d’uscita già segnata per il 2 gennaio 2026, SOULM8TE è stato presentato come un thriller erotico Anni ’90. Ad occuparsi della regia, secondo quanto riferito da Deadline, sarà Kate Dolan, che ha realizzato una bozza originale della sceneggiatura con Rafael Jordan da una storia di James Wan, Ingrid Bisu e Jordan di Atomic Monster. La trama dello spin-off è facilmente intuibile anche dalla scelta del titolo. Se in M3GAN la protagonista è una bambola dotata di intelligenza artificiale il cui obiettivo è prendersi cura dei bambini, in SOULM8TE il focus si sposta sul fronte sentimentale. Il protagonista è un uomo che acquista una donna androide dotata di intelligenza artificiale per affrontare la perdita della moglie deceduta di recente. Il suo interesse è ottenere una partner realmente coinvolta e senziente, per cui commetterà l’errore di trasformare quel robot in un’anima gemella mortale. In merito al prossimo film in cantiere, la regista ha raccontato:

Fondamentalmente, considero questo film come un'esplorazione delle relazioni e della solitudine. Nonostante i progressi tecnologici, ci sono verità umane durature a cui non possiamo sfuggire, e non vedo l'ora di approfondire quelle profondità.

Dopo il successo al botteghino di M3GAN, gli Studios non hanno impiegato molto tempo ad approvare il semaforo verde per un sequel che esplorerà ancor di più cos’è successo alla bambola assassina dopo lo scontro finale con Gemma e Cady. Lo spin-off, invece, si concentrerà su un altro tema di fondamentale importanza e ne approfondirà tutte le sfumature.



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giovedì 20 giugno 2024

L'animazione protagonista a Pesaro come nelle sale, incontro con Enzo D'Alò

L’animazione sarà la controprogrammazione cinematografica giusta, per quest’estate di Europei di calcio, in attesa delle Olimpiadi? A giudicare da Inside Out 2 e i suoi salvifici sei milioni di euro incassati in tre giorni, la risposta sembra essere decisamente sì. C’è poi un’altra conferma, più sotterranea, quella di Enzo D’Alò, che gira l’Italia a catturare pubblico all’aperto nelle sere in cui gioca l’Italia. L’ha fatto il 14 giugno, con il Cinema in piazza a Roma, a San Cosimato, e l’ha confermato ieri in una serata della Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro. Ha presentato il suo ultimo film, Mary e lo spirito di mezzanotte, di cui abbiamo parlato altrove nel dettaglio, che ha accompagnato in Piazza del Popolo insieme a uno speciale backstage del film.

Quattro generazioni di donne accompagnano il percorso di crescita dell’undicenne Mary, tra lutto e consapevolezza di sé, in una storia tratta dal romanzo autobiografico di Roddy Doyle, La gita di mezzanotte, pubblicato da Guanda.

Si dice contento, D’Alò, che sia un film d’animazione a rianimare il botteghino, auspicabilmente dando una svolta all’estate in sala, anche se riconduce il risultato “alla formula Disney, alla positiva capacità di fidelizzazione” di quel logo, al di là della specificità della Pixar. “Dietro c’è un immaginario e non possiamo sottovalutarlo”, ci ha detto. “Disney quando ero giovane io aveva un monopolio di decenni nell’animazione, è cruciale la presenza costante nel mercato, la gente dimentica in fretta. Io riparto ogni volta da zero con ogni nuovo film. Per gli americani l’immaginario è cruciale, come quando prendono una qualunque bottiglia di Chianti venendo in Italia, magari mediocre, e la riportano a casa per rappresentare l’immaginario della Toscana. Non sono interessati al buon vino, ma a mostrare che sono stati lì.”

Enzo d’Alò ha raccontato quanto inevitabilmente “metti te stesso in ogni film e può capitare di tornare a tematiche già affrontate in altri progetti, come è il caso del lutto in Mary e lo spirito di mezzanotte ma anche ne La gabbanella e il gatto. Il distacco e la perdita sono fra i temi, ma non i più importanti. È sempre al centro delle domande dei giornalisti e delle domande del pubblico forse perché si riferiscono a dei tabù. Racconto la speranza associata alla perdita più che la malinconia o il pianto e la paura di cosa accadrà dopo la morte. Non voglio dare risposte, ma credo che qualcosa di ognuno di noi poi resta. Quello che lasci sulla terra sono poi i valori che trasmetti”.

Qual è la differenza fra cinema per adulti e per bambini, “spesso ben più avanti rispetto a noi grandicelli”? D’Alò non si lascia sfuggire la possibilità di relativizzare questa distinzione inutile, ricordando poi come la musica dei suoi film è sempre d’autore e mai tradizionalmente intesa come per i più piccoli. Basti pensare alle collaborazioni in passato con Paolo Conte, Pino Daniele, Gianna Nannini, Luis Bacalov e David Rhodes per quest’ultimo film, ma anche per La gabbanella e il gatto, storico chitarrista di Peter Gabriel. A proposito di musica, ricorda di aver iniziato proprio come musicista, e come sia uno strumento per lui fondamentale. “Mi piace lavorare e cesellare insieme all’autore della colonna sonora, in mondo da sottolineare cosa succede ogni volta nel film. Consegno all'autore la sceneggiatura e quasi subito ho bisogno di un suo contributo, anche provvisorio, per descrivere certe sequenze".

Imbevuto di cultura irlandese, Mary e lo spirito di mezzanotte nasce con lo stesso rapporto sereno, e non certo da film horror, che gli abitanti dell’isola hanno con i fantasmi. “Sono una presenza di famiglia, persone con cui chiacchierare senza preoccuparsi che siano immateriali”, ha detto D’Alò, che si è affidato quasi sempre a opere letterarie per i suoi film, e si conferma forte lettore per il piacere di farlo, anche se, come tuti, “mi costruisco in testa un film su quello che leggo. Ogni lettore è regista del proprio film, è un’elaborazione mentale molto importante. L’ispirazione segue poi la mia maniera di vedere il mondo, e dobbiamo essere noi in primis a commuoversi e a divertirci, lo dico sempre ai miei collaboratori, altrimenti come potranno farlo poi gli spettatori?”

Ama il cinema tedesco, su tutti Wenders, fin da giovane, e ringrazia l’animazione giapponese per aver rotto la distinzione fra pubblico adulto e bambini nel genere. “Noi europei siamo più indietro, specie in Italia, anche se parlerei di tecnica e di cinema, non di genere, parlando di animazione. Mi sento vicino agli autori asiatici, che hanno superato il limite del mainstream portando a far ridere e divertire passando sempre da un racconto anche inquieto sui rapporti sociali della loro comunità. Anche noi in Europa, nel nostro piccolo, stiamo facendo questo percorso. Nonostante i bandi del nostro ministero siano fatti con incompetenza, non credo malafede, e non aiutano l’animazione. Spero qualcosa cambi presto, per aiutare questa tecnica così amata anche dalle nostre parti”.



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Bo Derek: "Lavorare a Hollywood è come avere una carta di credito che ti spalanca le porte della vita"

La prima ospite illustre del Filming Italy Sardegna Festival 2024 che incontriamo, nel giardino da Mille e una notte del Forte Village, è Bo Derek, ovvero la pin up più celebre degli anni '80. Passata dalla moda al cinema e diretta dal primo marito John Derek in C'era una volta un amore, Tarzan, l'uomo scimmia e Bolero Extasy, Bo è diventata il sogno erotico della metà degli uomini italiani e non solo, tanto che nel 1992 Carlo Vanzina l'ha voluta affiancare a Massimo Boldi e a Nino Frassica in Sognando la California nei panni di sé stessa. Alcuni la rammentano nuda in sella a un cavallo bianco in una foto che ha fatto il giro del mondo. Altri la ammirano per le sue battaglie in difesa dei diritti degli animali. Quanto a noi, ricordiamo bene che il secondo uomo della sua vita è stato e ancora è John Corbett alias l'Aidan di Sex and the City. Comunque si pensi a lei, Bo Derek è un importante personaggio dell'immaginario pop del secolo scorso, e anche se sono passati 25 anni dalla sua deliziosa performance in 10 di Blake Edwards, l'attrice conserva ancora una forte presenza scenica mescolata a un'inaspettata dolcezza. I suoi occhi sono ancora splendidi, e brillano più del solito quando ci racconta che poche cose nella vita sono belle come un uomo innamorato. Con noi giornalisti italiani l'attrice si apre, e confessa per esempio di rimpiangere di non aver accettato di recitare al fianco di Roberto Benigni in uno dei suoi film di attore. Con altrettanta sincerità, la Derek ammette che invecchiare non è una bella cosa e dice: "Purtroppo non ci si può fare nulla, e infatti nessuno riesce a restare giovane. Per me invecchiare non è solo brutto ma anche buffo. Nel mio caso non avviene mai gradualmente ma di botto, per cui a volte è scioccante, ma pian piano mi abituo. E quando mi sono abituata, ecco che all'improvviso invecchio di nuovo".

A Hollywood e dintorni, lo sappiamo bene, una donna che invecchia ha sempre meno possibilità di essere chiamata per un film: Bo ne è  consapevole, ma non può fare a meno di essere felice dell'empowerment femminile degli ultimi tempi: "La posizione delle donne nel cinema è cambiata drasticamente" - spiega - "e, da quello che vedo e ho visto, è cambiata in meglio. Quando la mia carriera è cominciata, nel 1979, a Hollywood c'erano tre Studios e, se eri carina, appartenevi a una categoria precisa, che molto raramente si confondeva con quella delle brave attrici. E infatti nessuno si aspettava da me la bravura, e siccome non ero mostruosamente ambiziosa, la cosa non mi preoccupava. Se un regista diceva: "Cut! Andiamo avanti', pensavo: 'Si vede che sono andata bene'. Adesso che ci sono le piattaforme streaming e vengono girati moltissimi film, che appartengono ai generi più disparati e trattano i più svariati argomenti, sono aumentati i ruoli che le donne possono interpretare. Anche le aspettative nei confronti delle attrici sono aumentate, e io non posso che essere felice per le mie colleghe. Oltretutto - anzi, finalmente! - le attrici guadagnano quanto gli attori e dicono di no ai film che non vogliono fare".

Anche se, in occasione della famosa foto a cavallo e di altri scatti del marito, Bo Derek si è sentita un po’ una Barbie, non ha mai pensato di essere una donna-oggetto né vede di buon occhio gli intimacy coordinator che ormai sono parte integrante della squadra di lavoro di un film: "È diverso tempo che non faccio cinema e quindi non mi è mai capitato di lavorare con uno di loro. La cosa che mi preoccupa un po’ è che per diventare intimacy coordinator basta un giorno. Un giorno è davvero poco, e so che mi sentirei a disagio a lavorare con qualcuno che non è un esperto. In ogni caso, non mi è mai capitato di divertirmi o di sentirmi bene mentre giravo una scena d'amore, ma, specialmente negli anni ’80, l'uomo, la donna, la scena d’amore e l’azione erano obbligatori in quasi ogni film. I miei ricordi sono tutti imbarazzanti. Rammento per esempio che in Tarzan, l'uomo scimmia mi sembrava strano avere gli animali intorno durante una scena d'amore. Ho dovuto baciare un uomo mentre un orango mi fissava: non è stato bello".

Poi Bo Derek ci parla della sua vita quotidiana: "Vivo ancora in una fattoria con i cavalli e i cani e trascorro il mio tempo dedicandomi alla conservazione degli oceani. Ho molto a che fare anche con le corse dei cavalli, soprattutto da quando Arnold Schwarzenegger mi ha nominato Commissario per la salvaguardia dei diritti dei cavalli durante le corse. Amo gli animali per la loro onestà. Noi siamo seduti a questo tavolo e io sto molto attenta a non dire qualcosa di stupido o di sbagliato. Voi probabilmente mi state giudicando, e quindi tutti quanti in qualche modo stiamo fingendo. Quando invece sei con gli animali, specialmente con i cavalli, ti accorgi che sono bravissimi a leggerti dentro e a capire le tue intenzioni. I cavalli non sono come i cani o i gatti, che sono predatori proprio come noi. I cavalli sono delle prede, e perciò devono essere molto più perspicaci. Sento che mi fa bene stare insieme a loro. Mi aiutano a far uscire la vera Bo Derek".

La possibilità di aiutare gli animali e lottare per la salvaguardia del pianeta è una delle ragioni che rendono Bo Derek felice di aver fatto l'attrice e di essere diventata un'icona, anche se all'inizio si è sentita molto confusa: "Quando sono diventata famosa, hanno cominciato a offrirmi una montagna di ruoli, e così ho iniziato a sentirmi tirata da tutte le parti. Non c'era una persona che non mi dicesse cosa fare o non fare, e questa è stata la ragione per cui ho cominciato a produrre i miei film, che magari non erano sempre buoni film, ma per me era comunque meglio sfruttare me stessa invece che essere sfruttata dagli altri. Oggi sono fiera di avere un posto nell'industria cinematografica. Lavorare a Hollywood è come avere una carta di credito che ti spalanca le porte della vita. Io non sono esperta di oceani, ma aiuto le persone che invece ne sanno molto e dedicano la loro vita a questa causa sacrosanta. C'è stato un tempo in cui potevo parlare al telefono con chiunque volessi solo perché ero Bo Derek, e questo ha reso la mia vita meravigliosa perché mi ha permesso di stare con i miei veri eroi".

La donna che sta parlando è diversa dalla diciassettenne che credeva di sapere tutto e di avere ogni cosa sotto controllo, e che si è innamorata di un uomo molto più grande di lei (John Derek). Se ci ripensa adesso, questa donna capisce perfettamente la rabbia e la preoccupazione dei suoi genitori, e questo perché Bo è l'incarnazione della gentilezza, virtù che ha messo in campo quando condivideva il set con Shirley MacLaine che la guardava come se fosse una nullità. La Derek ha cominciato a portarle ogni mattina un piccolo regalo e, giorno dopo giorno, regalo dopo regalo, la fantastica protagonista de L’appartamento si è sciolta e le due attrici sono diventate amiche.

Giunto alla settima edizione, il Filming Italy Sardegna Festival è ideato e diretto da Tiziana Rocca.



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Donald Sutherland: il lascito di un gigante della recitazione

La notizia della scomparsa di Donald Sutherland, uno degli attori più carismatici e talentuosi della storia del cinema, ha veramente toccato tutti: sui social moltissimi hanno ricordato i suoi film e i suoi ruoli più famosi, stupiti di quanti fossero, in una carriera che sfiora i 200 titoli, significativi, vari e importanti (anche se non usiamo volutamente l’abusata parola che inizia con la i, ma ci siamo capiti). Ognuno ha scoperto di avere nel cuore performance e film che lo hanno visto protagonista, in un filmografia che ha attraversato 60 anni. Cercheremo di riassumerla, per quanto possibile, per ricordare quanto ha fatto e per come l'ha fatto quest’attore straordinario, unico nel suo genere, che ha dato un contributo inestimabile all’arte che tutti amiamo.

Donald Sutherland: una carriera spettacolare

Canadese di nascita, Donald Sutherland, dopo un’infanzia tormentata da una serie di malattie, che certo non lasciava presagire quanto sarebbe cresciuto, a 22 anni parte per Londra dove studia recitazione alla celebre LAMDA. Decide di seguire questa passione e farne una professione, anche se ha pure una laurea in ingegneria. Dopo una serie di apparizioni in celebri telefilm inglesi, come Il Santo e The Avengers, arriva al cinema e gira il suo film di debutto, Il castello dei morti vivi, nel 1964 in Italia, a Bomarzo con la regia di Lorenzo Sabatini, alias Warren Kiefer (da cui prenderà il nome il figlio che seguirà le sue orme con successo). Vi appare in due ruoli, quello di un soldato napoleonico e…di una strega. Seguono altri titoli come il giallo horror a episodi della britannica Amicus Le cinque chiavi del terrore e Quella sporca dozzina. Dopo di che, lascia l’Inghilterra per Hollywood dove interpreta Occhio di falco in M.A.S.H. di Robert Altman. La sua impronta resta indelebile anche sulla Hollywood degli anni Settanta. In quel periodo recita infatti in film come Fate la rivoluzione senza di noi, I guerrieri, Il mondo di Alex, Piccoli omicidi di Alan Arkin, il poliziesco Una squillo per l’ispettore Klute con Jane Fonda (con cui ha una relazione e produce un documentario contro la guerra in Vietnam) e il sequel I diamanti dell’ispettore Klute e lo sconvolgente E Johnny prese il fucile di Dalton Trumbo. Torna a lavorare con registi inglesi interpretando il cult di Nicolas Roeg A Venezia...un dicembre rosso shocking e lo splendido e sfortunato Il giorno della locusta di John Schlesinger, uno dei suoi ruoli più forti e sofferti, dal romanzo di Nathanael West, per continuare coi film che a nostro parere ne rappresentano una delle vette inarrivabili per qualunque suo collega, due dei quali diretti da maestri italiani. Se per Federico Fellini fu un Casanova algido, dal coito triste e meccanico, coi lineamenti stravolti in una perfetta incarnazione di Eros e Thanatos, si deve a Bernardo Bertolucci il suo ruolo più crudele e spietato: quello del sadico fascista Attila in Novecento, al fianco di Laura Betti: un personaggio incarnato con tanta aderenza al male assoluto, quella che lui, uomo colto e pacifista aveva sempre aborrito, rimasto impresso per sempre a chi lo vide al cinema in quegli anni in tutto l’orrore delle sue azioni (e della sua morte).

Ma questo gigantesco attore, di nome e di fatto, sapeva fare veramente tutto e se la sua mole e il suo sguardo azzurro e sporgente sapeva incutere timore ed esprimere la crudeltà e la malattia mentale in modo impressionante, il suo senso dell’umorismo venne valorizzato dall’incontro con John Landis, che dopo avergli offerto il ruolo di un imbranato cameriere in Ridere per Ridere, lo volle anche in Animal House, dove Donald Sutherland era l’affascinante professore di letteratura inglese Jennings. Tra i suoi tanti, bellissimi personaggi del decennio non dimentichiamo lo splendido remake de L’invasione degli ultracorpi di Philip Kaufman, Terrore dallo spazio profondo (indimenticabile il suo grido dopo la sostituzione aliena). Sutherland apre in bellezza gli anni Ottanta nel film del debutto registico di Robert Redford, Gente comune. La sua carriera procede sempre ad altissimi livelli, (anche se non sempre in film meritevoli del suo talento). Ricordiamo qualche titolo dei decenni successivi in ordine sparso: I delitti del rosario, Un’arida stagione bianca (a fianco di Marlon Brando), Fuoco assassino, Grido di pietra, JFK, Buffy l’ammazzavampiri, 6 gradi di separazione, Rivelazioni, Il momento di uccidere, Space Cowboys, l’italiano Piazza delle Cinque lune, Ritorno a Cold Mountain, Orgoglio e pregiudizio e moltissimi altri, fino alla saga di Hunger Games, dove conquista nuove generazioni col ruolo di Coriolanus Snow. In televisione lo ricordiamo nel film tv Cittadino X, in due ruoli di avidi patriarchi: in Dirty Sexy Money e in Trust, sul rapimento Getty.

Dalla terza moglie, sposata nel 1972, Donald Sutherland ha tre figli a cui dà il nome di registi con cui ha lavorato: a Kiefer, avuto dal secondo matrimonio, sono seguiti Roeg (da Nicolas Roeg), Rossif (da Frédéric Rossif) e Angus Redford, che deve il suo secondo nome al più celebre Robert. Ha vinto un Emmy e un Golden Globe per Cittadino X, un Golden Globe per Path to War e un Kids' Choice Award per Hunger Games, Incredibilmente, non ha mai ricevuto nemmeno una candidatura all’Oscar, solo una statuetta ad honorem riparatrice nel 2018. Pensateci, se ancora credete che l’Academy assegni il riconoscimento più prestigioso a chi lo merita. Ma è pur vero che attori del suo calibro restano per sempre nel cuore e nella mente di chi ha avuto la fortuna di vederli all’opera, e in fondo il miglior premio che un interprete possa ricevere per il suo lavoro è l’affetto e la riconoscenza del suo pubblico. Godspeed, dear Donald, e grazie di tutto!



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Inside Out 2 esplode anche in Italia: 3 milioni di euro in un giorno solo, superato il record di Spider-Man No Way Home

Evidentemente di Inside Out 2 c'era un grande bisogno, per il cinema ancora prima che per i fan della Pixar: dati Cinetel alla mano, in un solo giorno di programmazione in Italia si parla di un incasso di 2.961.882 euro: tenendo presente che Spider-Man No Way Home nel 2021 deteneva il record del post-pandemia con 2.915.722, il ritorno delle emozioni di Riley risulta anche da noi quell' "endovena" ("a shot in the arm") di cui ha parlato Boxoffice Pro, riferendosi agli incassi americani che hanno risvegliato una stagione fiacca. Non solo: ci sono state anteprime di Inside Out 2 il 18, quindi la cifra è persino più alta...

Inside Out 2 è già record d'incassi in Italia, letteralmente

Inside Out 2 per la Pixar è davvero una rivincita: dopo le (esagerate, non ci stancheremo mai di ripeterlo) critiche a Elemental, il flop di Lightyear e diversi suoi film dirottati su Disney+, la casa di Emeryville trascina di nuovo la famiglia Disney animata in vetta... e che vetta. Oltre a stracciare con 2.961.882 euro il record italiano del più alto incasso nel primo giorno di programmazione dopo la pandemia, record che spettava a Spider-Man No Way Home, se guardiamo alle anteprime del 18, Inside Out 2 ha registrato un totale di 3.934.462 euro per 532.210 presenze (dati Cinetel) in meno di 48 ore. Per darvi un termine di paragone, un fenomeno come Barbie, atteso e pubblicizzato, costruito come un evento, in ventiquattr'ore l'anno scorso portò a casa 2.140.300 euro. E per rimanere in zona record animati degli ultimi anni, Super Mario Bros. - Il film al primo giorno portò a casa 1.240.000. È tuttavia una cifra altissima anche per il pre-pandemia: il remake del Re Leone nel 2019 partì sempre in estate con 2.943.000 milioni.
La Disney arriva da un 2023 di flop con poche eccezioni (Guardiani della Galassia vol. 3, con Elemental e La sirenetta sul filo di lana del pari, marketing escluso): questo esito di Inside Out 2 da 380 milioni di dollari mondiali in nemmeno una settimana, per 200 milioni di budget, rappresenta il primo forte segnale della ripresa pragmatica voluta dal CEO Bob Iger. Ricordiamo infatti che Elio della Pixar, a soggetto originale, è stato posticipato al 2025, e che una miniserie per Disney+ su Oceania è diventata Oceania 2, che arriverà in sala a novembre. È una strategia di attacco a suon di marchi forti, ma se Deadpool & Wolverine il 24 luglio bisserà questo expoit, almeno gli azionisti non potranno che tranquilizzarsi. Sperando di non essere seppelliti da sequel, noi per ora gioiamo per la Pixar, sperando che in futuro possa riabbracciare storie e personaggi del tutto nuovi, come ha cercato di fare negli ultimi difficili anni. L'importante è adesso aver ricordato al pubblico che un'animazione di questo livello non può essere seppellita nello streaming. Leggi anche Inside Out 2, la recensione del sequel Pixar, con Riley che cresce inesorabilmente



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Deadpool & Wolverine, Ryan Reynolds conferma la fine della post-produzione

Ryan Reynolds conferma che anche la post-produzione di Deadpool & Wolverine si è ufficialmente conclusa. Il prossimo capitolo Marvel con protagonista Wade Wilson e Wolverine di Hugh Jackman rappresenta anche l’unico titolo dei Marvel Studios in arrivo nel corso del 2024 sul grande schermo. Attesissimo il debutto di due personaggi così iconici e, a detta di Ryan Reynolds, il film ha ufficialmente concluso anche la fase di post-produzione, per cui è più che pronto per affrontare il grande schermo. La data d’uscita, del resto, è stata fissata già da tempo ormai per luglio 2024, per cui mancano poche settimane al ritorno di Wade Wilson al cinema e questa volta in buona compagnia.

Deadpool & Wolverine, Ryan Reynolds conferma che anche la fase di post-produzione è giunta al termine

Ryan Reynolds è soddisfatto del lavoro svolto finora e, in un breve post social, ha voluto ringraziare il regista Shawn Levy senza il quale ha ammesso di sua spontanea volontà che non avrebbe realizzato questo film. E poi non ha potuto fare a meno di elogiare il talento di Hugh Jackman che, oltre ad essere un attore particolarmente amato dal cinema, è anche un suo caro amico che ha accettato di affiancarlo in questa nuova avventura, la prima per entrambi nel MCU. In una storia Instagram, l’attore protagonista ha precisato:

E questo è tutto per la post-produzione. Sembra che un milione di anni di lavoro siano passati in un batter d’occhio. Affiancare questo ragazzo ha reso tutto così dolce… difficile andarsene.

Nello scatto in questione, Ryan Reynolds è seduto di spalle accanto a Shawn Levy. Il prossimo capitolo riporterà Wade Wilson di nuovo sullo schermo, ma questa volta alle prese con una nuova missione affidatagli dalla Time Variance Authority, che il pubblico Marvel ha già incontrato in Loki. Della trama sappiamo che Deadpool non sarà da solo e arruolerà lungo la strada anche una variante di Wolverine per contrastare una brutale minaccia del Multiverso: Cassandra Nova, interpretata da Emma Corrin.



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mercoledì 19 giugno 2024

5 film in streaming per celebrare I 57 anni di Nicole Kidman

Auguriamo oggi buon compleanno - 57 candeline spente - a Nicole Kidman, una delle stelle più fulgide dello star-system contemporaneo. Candidata per ben cinque volte all’Oscar, vincitrice di una statuetta, l’attrice cresciuta in Australia ha costruito negli anni una carriera ricca di collaborazioni eccellenti e ruoli iconici. Ecco per voi cinque dei suoi numerosi film in streaming che vogliamo riproporre. Buona lettura.

I migliori film in streaming interpretati da Nicole Kidman

  • Eyes Wide Shut 
  • Moulin Rouge! 
  • The Others
  • The Hours
  • Destroyer

Eyes Wide Shut (1999)

Protagonista insieme all’allora marito Tom Cruise dell'ultimo film del più grande dei registi, Stanley Kubrick, la Kidman trova una conferma di spessore. Eyes Wide Shut è per lei il film della svolta, il passaggio da semplice star ad attrice completa e stimata. E non poteva essere altrimenti, trattandosi di un viaggio mentale ed emotivo realizzato con la maestria di uno sguardo unico. Presentato al Festival di Venezia 1999, un film che lavora sui toni onirici del thriller psicologico per poi diventare una commedia amarissima grazie a un’ultima, folgorante battuta. Soltanto Kubrick poteva tirare fuori dal suo infinito cilindro questo capolavoro. New York totalmente ricostruita in studio è verissima e tangibile. Magnifico. Disponibile su Sky, Rakuten TV, Google Play, Apple Itunes, NOW.

Moulin Rouge! (2001)

Il trionfo di canzoni, colori, costumi, scenografie e coreografie messo insieme dall’acrobatico Baz Luhrmann consegna alla Kidman un ruolo romantico che la spinge fino alla nomination all’oscar, la prima della carriera. Insieme ad Ewan McGregor costituisce una coppia che fa sognare milioni di spettatori in tutto il mondo. Moulin Rouge! si avvale anche della prova strabordante di Jim Broadbent, spalla perfetta per i protagonisti. Film dalla messa in scena sontuosa e dalla storia fragilissima. Come del resto quasi tutto il resto della filmografia del cineasta. Un tripudio sensoriale che va preso per quello che è, anzi meglio per quello che offre. Disponibile su Rakuten TV, Google Play, Apple itunes, Disney +.

The Others (2001)

Quell’anno la Kidman la candidatura all’oscar l’avrebbe meritata per questo adattamento di Giro di vite di Henry James diretto da Alejandro Amenabar. Un horror rarefatto che si apre in maniera raggelante e poi propone una visione coerente e bellissima del genere. The Others lavora con il non visto e con la potenza dell’ambientazione in maniera sopraffina. arrivando a teorizzare come pochi film di quel periodo fecero. partecipazione sentita e notevole di Christopher Ecclestone, a chiudere un cerchio emotivo appassionante. Un film da rivedere ogni volta per spaventarsi ma anche commuoversi. Notevole esempio di cinema d’autore dentro il genere. Disponibile su Google Play, Apple Itunes, Amazon Prime Video.

The Hours (2002)

La statuetta arriva per questo splendido ritratto in chiaroscuro di Virginia Woolf, che la Kidman riempie con una classe e un’accuratezza davvero rimarchevoli. È lei il cuore doloroso di The Hours, che Stephen Daldry dirige magnificamente contando anche su un cast fenomenale che comprende Meryl Streep, Allison Janney, Julianne Moore, Ed Harris e molti altri caratteristi di lusso. Le musiche di Philip Glass poi incorniciano un dramma di enorme portata emotiva. Uno dei migliori film del 2002, che regala alla Kidman la statuetta come miglior attrice. Strameritata. Difficile trovare un ruolo tanto congeniale alle doti dell’interprete, ma il modo con cui lo dipinge è davvero tutta farina del suo sacco. Da inchino. Disponibile su Sky, Google Play, Apple Itunes, Netflix, Amazon Prime Video, NOW.

Destroyer (2018)

Interpretazione rabbiosa e violentissima nel thriller inconsueto e potente diretto da Karyn Kusama. La Kidman tira fuori dal proprio cilindro una prova da horror psicologico di grande impatto, vagando per le strade di una Los Angeles da noir classico che a tratti diventa quasi un paesaggio post apocalittico. Nel cast enorme di Destroyer si segnala un bravissimo Bradley Whitford, ma anche Tatiana Maslany merita segnalazione. Il film che non ti aspetti, lurido e vibrante, con scene che tolgono il fiato e una dimensione sotterranea fortemente malata. Sorpresa del 2018, ennesima prova della versatilità della sua protagonista. Per stomaci forti e amanti del cinema di genere che scava in profondità. Da vedere incollati alla poltrona. Disponibile su Apple Itunes, Amazon Prime Video.



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Forrest Gump corre fino alla piazza della Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro

Una scatola di cioccolatini, la più famosa della storia del cinema, per la sua indeterminatezza, visto che non sai mai quello che ti capita. Ma soprattutto un invito a correre, lui cresciuto come bambino problematico, capace di attraversare un buon trentennio della storia americana, partendo da una piuma che gli si poggia sul piede, in una panchina di un parco della più bella cittadina del sud. Corri Forrest Gump, come fai dal 1994 e hai confermato in una serata affollata di centinaia di pesaresi e turisti, di mare e di cinema. Una proiezione all'aperto nella consueta cornice di Piazza del Popolo, momento aperto alla città della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, quest'anno alla sessantesima edizione, in un anno speciale per la città marchigiana, capitale italiana della cultura.

A rivederlo a distanza di trent'anni mantiene intatta la cristallina purezza di un'anima candida capace di correre fino a un successo planetario, testimone e suo malgrado manipolatore di grandi eventi, con l'ausilio di effetti tanto speciali quanto spesso poco visibili, come le proverbiali chiacchierate e saluti con personaggi storici come presidenti - John Fitzgerald Kennedy - e icone della musica, come John Lennon. Un'ironia tutta speciale, con la capacità unica di Robert Zemeckis di unire emozione e spettacolo di messa in scena con il fascino di una tenerezza che anticipava una ribellione allo sterile cattivismo che avrebbe sempre più caratterizzato il mondo degli anni successivi. Tanto che alcuni hanno visto dolcezza da carie in quella che era - e rimane - una grazia profonda ma anche un baratro di fronte al quale scegliere se buttarsi senza alibi, o compatirsi in un mantra lamentoso.

Evviva Forrest, antieroe capace di relativizzare e sdrammatizzare la Storia e il suo ruolo in essa, quando tutti ingigantiscono il proprio micro ruolo in questo o quest'altro fattarello minore. Evviva Tom Hanks, poi, americano medio ma non uomo comune, capace di incarnare per molti anni residui eroismi e quella ricerca della felicità al centro della forza propulsiva degli Stati Uniti d'America fin dalla sua fondazione. Forrest Gump ottenne 678 milioni di dollari nei cinema di tutto il mondo e sei Oscar (con tredici candidature), a partire dal citato Hanks e arrivando alla sceneggiatura (non originale) di quell'Eric Roth che in carriera ha costruito racconti fra storia e leggenda come Munich, Il curioso caso di Benjamin Button, Ali, Killers of the Flowers Moon.

Forrest Gumo ha influenzato l’immaginario collettivo, a partire da quell’iconica panchina, alla fermata dell'autobus, dove un novello Candido narra la sua incredibile storia, il suo fantasmatico e fantastico declinare un sogno americano vissuto per caso. A Pesaro hanno raccontato il film prima della proiezione, insieme al direttore artistico Pedro Armocida, ’ultramaratoneta e maratoneta italiano Giorgio Calcaterra, tre volte campione mondiale della 100 km di ultramaratona e vincitore per ben 12 volte consecutive della 100 km del Passatore. Insieme a lui il doppiatore Francesco Pannofino, in uno dei suoi lavori più riusciti, sempre al servizio e mai eccessivamente auto referenziale nel rendere la parlata così particolare del protagonista.

L'attore e doppiatore ha rievocato "un mese di lavoro estivo", in un periodo particolarmente ricco, visto che nel 1994 "ho vinto due provini molto importanti come Forrest Gump e I Flintstones. Tom Hanks è furbacchione nel film, usa un forte accento del sud, dell'Alabama, che è difficile da rendere in italiano. Abbiamo cercato di rifarlo con un parlare difficoltoso. Di solito lo doppiava Chevalier, ma per quell'interpretazione particolare hanno fatto altro scelte e ha vinto il mio provino. Come dissero, non era perfetto ma quello che si avvicinava più all'originale".



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Ian McKellen ringrazia i fan e i medici a 2 giorni dalla caduta in un teatro a Londra: "Non vedo l'ora di tornare al lavoro!"

Ian McKellen, che lunedì ha perso l’equilibrio ed è caduto durante una rappresentazione dello spettacolo Player King al Teatro Noël Coward di Londra, ci tiene a ringraziare i fan che lo hanno sostenuto e il personale medico che lo ha aiutato. Siccome è un gran signore, e non a caso il suo nome “completo” è Sir Ian McKellen, ha pensato bene di affidare un lungo messaggio al suo portavoce affinché lo rendesse pubblico. In ogni modo, chi temeva per la salute dell’attore è già stato tranquillizzato da una nota dei responsabili del teatro in cui si diceva che McKellen si sarebbe ripreso del tutto ed era di ottimo umore, anche perché gli esami radiografici non avevano rilevato alcun danno. Provvidenziale, comunque, è stato l’intervento di due medici presenti fra il pubblico, che si sono precipitati a dare una mano.

Il discorso di Ian McKellen che tranquillizza i fan

Sollevato e deciso a riprendere un lavoro che tanto ama, Ian McKellen ha affidato le seguenti parole al suo addetto stampa:

Voglio ringraziare tutti voi per i vostri messaggi gentili e il sostegno. Dopo l’incidente, ho avuto subito una diagnosi e sono stato curato da una serie di esperti, specialisti e infermieri del Servizio Sanitario Nazionale. Ovviamente sono in debito con tutti loro. Mi hanno assicurato che la mia ripresa sarà completa e rapida, e non vedo l’ora di tornare a lavorare.

Ricordiamo che, meno di un anno fa, Sir Ian McKellen ha messo a tacere le voci che lo volevano prossimo alla pensione, dichiarando di avere intenzione di continuare a recitare finché le ginocchia gli reggeranno e la sua memoria rimarrà intatta. A noi è capitato di seguire una sua conferenza stampa qualche anno fa, quando era ospite della Festa del Cinema di Roma. Non solo era in forma, ma, su richiesta della platea, si è cimentato nella sua battuta-tormentone: quel “You shall not pass” che, ne Il Signore degli Anelli: La Compagnia dell’Anello, Gandalf il Grigio grida al temibile Balrog all’interno delle Miniere di Moria ormai semidistrutte. Auguriamo dunque al Magneto di X-Men di riprendersi il più in fretta possibile: abbiamo ancora bisogno del suo immenso talento, oltre che della sua classe e del suo sense of humour, ovviamente britannico.



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