sabato 28 agosto 2021

Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli: kung fu e inclusione per il nuovo cinecomic Marvel

Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli, che farà il suo arrivo nei cinema italiani il 1° settembre 2021, è il venticinquesimo film del Marvel Cinematic Universe, e il secondo della sua "Fase Quattro" dopo Black Widow.
Basato su un personaggio minore dell'universo Marvel, lo Shang-Chi del titolo, un uomo dalla straordinaria (ma umanissima) abilità nelle arti marziali, è il primo film del MCU che ha per protagonista un personaggio asiatico, e in qualche modo è anche sta alla cultura asiatica come Black Panther stava a quella afroamericana e africana: perché nessuno meglio della Marvel (e della Disney) sa quanto sia importante oggi il tema della rappresentazione e dell'inclusività; e anche quanto sia ricco il mercato cinematografico cinese ed orientale in genereale.
"Questo film è sempre stato per noi sia parte integrante del franchise, sia un film concentrato sull'esperienza della cultura cinese," ha detto Kevin Feige, über-produttore della Marvel, nel corso di un incontro promozionale avvenuto online con regista e cast del film. "Siamo estremamente consapevoli dell'importanza di una rappresentazione più varia, al cinema."
E però Feige sintetizza anche quella di Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli come "la storia di un padre e di un figlio".
Senza andare a scendere nel dettaglio per evitare sgraditi spoiler, il film - su cui arrivano dagli Stati Uniti commenti estremamemte positivi, in particolare rispetto alle scene d'azione, oltre che dal punto di vista della rappresentazione - racconta la storia di un giovane esperto di arti marziali che intraprende un viaggio alla scoperta di sé stesso e di confronto con il proprio traumatico passato quando viene trascinato nella rete di una misteriosa organizzazione criminale, i Dieci Anelli, guidata da un leader noto come Il Mandarino, con cui Shang-Chi aveva in passato avuto dei legami (che, a questo punto, dovrebbero essere piuttosto ovvi).

"La storia di Shang-Chi mi ha toccato da vicino," ha spiegato il regista, Destin Daniel Cretton, uno che prima di fare il regista a tempo pieno lavorava in un'organizzazione che supportava e aiutava adolescenti a rischio. "È un lavoro che ha influenzato tutta la mia vita e la mia visione del mondo," ha spiegato, "e ovviamente anche il mio modo di considerare il cinema. Le storie che mi attraggiono contengono humor e ottimismo ma non distolgono lo sguardo dalle cose oscure e dolorose della vita, e penso che questo film rispecchi questo approccio."
Per Cretton, che ha anche apprezzato come quello di questo film non sia il solito supereroe che deve i suoi poteri a qualche elemento esterno o alieno, ma che è uno che sa combattere bene perché si è duramente allenato, Shang-Chi è "un uomo che deve fare i conti col passato, col dolore e con le gioie che ha provato, ed accettare tutto questo per crescere come individuo".

Nei panni di questo protagonista c'è un attore decisamente poco noto, almeno fino a questo momento, Simu Liu. Feige, nel corso di questo incontro, ha avuto modo di ricordare come il rischio di scegliere Robert Downey Jr. come protagonista di Iron Man sia stata la scommessa vincente e la mossa fondamentale per la nascita del MCU, ma molto più modestamente, invece di proporsi come ulteriore scommessa vincente del produttore, Liu ha sfruttato l'occasione per chiedere a Feige se i suoi tweet di autocandidatura fossero serviti a qualcosa, ai tempi del casting. "Quando twitti, non sai mai se verrai letto da chi conta davvero o da uno stagista 19enne," ha scherzato. "In effetti io quei tweet non li ho mai visti," gli ha risposto Feige. "A garantirti la parte è stata la qualità della tua recitazione, e la professionalità dimostrata nel corso di ogni provino e ogni incontro." E chissà se il salto mortale all'indietro che Simu Liu ha raccontato di aver fatto alla fine del primo provino ("pensavo fosse un buon modo di chiudere il provino per il ruolo di un supereroe Marvel") non abbia in qualche modo impressionato positivamente i responsabili del casting.

Anche Destin Daniel Cretton si è preso i suoi rischi nel corso dei primi contatti tra lui e la Marvel per la regia del film. "Avevo un po' paura di un film di questa scala e questo tipo, e quando ho avuto il primo incontro con Kevin ho deciso di essere me stesso al 100%, cosa che non sempre gli amici mi consigliano di fare," ha raccontato. "E quindi gli ho confessato che appena poche settimane prima avevo chiamato il mio agente e gli avevo chiesto di non farmi mai fare un film Marvel. Poi però quando ho saputo che cercavano un regsita per Shang-Chi, in me si è acceso qualcosa, e ho deciso che invece dovevo provarci. Ho anche parlato con il mio amico Ryan Coogler," ha aggiunto Cretton, "e gli ho spiegato le mie paure, il timore che un film come questo potesse cambiarmi, ma lui mi ha rassicurato, e ho scoperto che tutto quello che mi aveva raccontato è vero: la pressione che subisci quando dirigi un film come questo è enorme, ma non viene né dalle persone con cui lavori né da quelle per cui lavori. Sul set c'era una grande voglia di lavorare seguendo la curiosità e la voglia di esplorare, qualcosa che arriva dall'alto, dalla produzione, e scende fino a contagiare ogni singolo membro della troupe."
E sulla questione della rappresentazione, Crettor è lapidario: "La cosa importante dal punto di vista della cultura asiatica, e che questo è un film Marvel. E quindi fare un brutto film Marvel sarebbe stato fare un disservizio alla nostra cultura."



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