giovedì 26 agosto 2021

Josep, animazione d'autore in uscita evento al cinema il 30 agosto, una storia sugli esuli della dittatura franchista

Josep è il titolo di un film di animazione d'autore che sarà distribuito in sala da Lumière & Co. e Anteo, in collaborazione con FICE, in un'uscita evento al cinema dal 30 agosto al 1° settembre. Diretto dal disegnatore francese Aurel, al suo debutto in un lungometraggio dopo un'attività in ambito cortometraggi, si ambienta nella Francia del 1939, dove trovano riparo gli esuli repubblicani della dittatura spagnola di Franco. Il film, vincitore del premio César come miglior film animato francese del 2020, è presentato in lingua originale con sottotitoli in italiano, proprio allo scopo di preservarne il tessuto linguistico d'atmosfera, che miscela francese, spagnolo e... catalano. Un dettaglio molto importante, tenendo presente che si basa su una storia vera.

Josep, chi era Josep Bartolí, protagonista del film di animazione

Josep Bartolí i Guiu (1910-1995) è stato un pittore e illustratore catalano, attivo nella Guerra Civile Spagnola contro la dittatura di Francisco Franco ("caudillo" dal 1936 al 1975). Proprio il suo impegno lo portò a fuggire alla fine dalla natìa Spagna, quando nel febbraio 1939 trovò rifugio in Francia. Si ritrovò tuttavia in campi di concentramento, in condizioni igieniche precarie e con serie difficoltà di sostentamento. Qui Josep si abbandonò ai disegni, poi raccolti in una sua celebre pubblicazione, Campos de Concentracion 1939-1943, base di questo film. Narrativamente quest'esperienza traumatica, eppure retta dal fuoco della giusta causa, viene tradotta in Josep raccontando l'amicizia tra l'artista e una guardia del campo in cui si trovava.
Successivamente Bartolí riuscì nel 1943 a fuggire in Messico, per poi vivere in America come sceneggiatore e scenografo cinematografico, almeno finché il maccartismo non gli ricordò che le persecuzioni ideologiche non finiscono mai.

Josep, ispirazioni e suggestioni dietro al film animato

Il regista Aurel ha descritto così la scintilla che lo ha portato a debuttare nel lungometraggio con Josep, per raccontare un artista come lui, Josep Bartolí, partendo proprio dallo stesso lavoro grafico: "Illustrazioni politiche ricche di dettagli e significato, critiche al potere, allo Stato, alla religione, alla vigliaccheria dei leader di tutto il mondo. E poi gli schizzi dei campi. Potenti tratti di matita a testimonianza di questo drammatico episodio del ventesimo secolo, così vergognoso e poco noto. La necessità di immergermi nella storia, di farla mia e riportarla in vita filtrata dal mio tratto di matita, mi ha ispirato all’istante."
E ancora, Aurel spiega quanto conti il look del suo lavoro: "Per me è chiaro che il soggetto del film è il disegno, rivendico quindi non solo la scelta dell’animazione, ma anche il potere del disegno di mettere intrinsecamente in relazione tutto ciò che un’immagine reale non riesce a fare. [...] Il disegno è l’arte della scorciatoia, non per fare le cose di fretta, ma per portare l’occhio dello spettatore o del lettore alla vera essenza di ciò che vogliamo dire. [Lo spettatore deve] riscoprire la fiducia infantile in questa scorciatoia data della linea, in grado di mettere in relazione il mondo in tutta la sua complessità."
Al di là dell'estetica, che si adatta cromaticamente e stilisticamente a tutte le fasi della vita dell'artista, compresa quella finale in cui stava perdendo la vista, c'era qualcosa nel ruolo e nella vita di Bartolí che ha dato urgenza al racconto: "Vorrei interrogarmi sulla nozione di impegno, resistenza, testimonianza e ovviamente esilio. Il partigiano è colui che si oppone fisicamente a qualcosa di insostenibile, anche a costo della propria vita. Il giornalista è colui che osserva e deve preservare la propria vita per testimoniare. Bartolì era entrambe le cose."



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