C'è stato un tempo in cui i giornali scandalistici e quelli politici viaggiavano su strade parallele. Dunque, per definizione, non si incrociavano mai.
Nella seconda metà del 900 gli uomini politici americani sono stati al di sopra della legge morale. Abitavano su un pianeta popolato di sole figure maschili nei posti di comando con le donne relegate nei ruoli di servizio, spesso nel senso più lato del termine. Autisti, guardie del corpo, assistenti e persino giornalisti rispettavano le posizioni di potere e ne garantivano una certa discrezione qualora il politico di turno si fosse messo in imbarazzo da solo. Quel bicchiere di troppo nel dopo-conferenza stampa, le chiacchiere poco affini a una figura pubblica o le situazioni ambigue con le segretarie durante gli impegni in trasferta, non erano né fotografati né raccontati e giacevano nelle coscienze dei astanti.
I politici erano le persone che mandavano avanti il paese, che governavano, che avevano le responsabilità più grandi di chiunque altro e se volevano svagarsi nel tempo libero, una rete di omertà proteggeva ogni loro vizio. Il piano morale non aveva una rilevanza nazionale e il giudizio nei loro confronti si esprimeva per tutto ciò che concernesse le attività tra le mura dell'ufficio e sulla poltrona che occupavano, progressista o conservatrice che fosse. Quello che facevano quando non erano a casa o al lavoro, non era un affare di stato. Finché non lo è diventato nel 1987 quando a farne le spese fu l'aspirante candidato democratico alla Presidenza degli Stati Uniti Gary Hart.
Il film The Front Runner - Il vizio del potere con Hugh Jackman racconta la storia vera di quando le strade di gossip e politica si incrociarono per la prima volta.
The Front Runner: il patto di fiducia tra media e politici si ruppe nel 1987
Diretta da Jason Reitman, il regista di Juno, Tra le nuvole e del prossimo Ghostbusters: Legacy, la storia di The Front Runner è tratta dal libro del giornalista Matt Bai secondo cui i media sbagliarono alla fine degli anni 80 a diffondere l'opinione, comprovata secondo il Miami Herald da una relazione extraconiugale, che Gary Hart fosse un donnaiolo.
L'oggi 84enne Gary Hart si laureò in giurisprudenza per poi lavorare nello staff del Senatore George McGovern che divenne il candidato democratico alla Presidenza USA, ma fu sconfitto nel 1972 da Richard Nixon al secondo mandato. Eletto al Senato degli Stati Uniti nel 1975 con i voti dei suoi sostenitori in Colorado, Hart si dedicò a tempo pieno alla politica coltivando l'ambizione di occupare un giorno la poltrona dello Studio Ovale alla Casa Bianca. L'occasione si presentò prima nel 1984, senza successo perché l'elettorato democratico gli preferì Walter Mondale che era già stato Vice Presidente di Jimmy Carter, e successivamente in vista delle presidenziali del 1988.
A quel punto il nome di Hart aveva guadagnato popolarità da alcuni anni ed era considerato il front runner tra gli aspiranti candidati democratici. Una telefonata animonima, però, fu il seme che generò la sua caduta politica.
La redazione del Miami Herald venne contattata nell'aprile 1987 da qualcuno che sosteneva che il 51enne Gary Hart frequentasse in segreto una giovane amica. L'informatore aveva anche fornito essenziali dettagli: il nome di lei era Donna Rice, una ex modella che lavorava in una casa farmaceutica, e l'incontro successivo sarebbe avvenuto di lì a pochi giorni. Un paio di reporter e un fotografo pedinarono la donna anche quando prese un volo per Washington D.C. per recarsi, come previsto, nell'abitazione del Senatore.
La storia del presunto adulterio fu pubblicata un paio di giorni più tardi, proprio quando il New York Times andava in stampa con un'intervista in cui Hart smentiva ogni voce sulla sua fama di donnaiolo e invitava i giornalisti a metterglisi alle calcagna per verificare quanto fosse noiosa la sua vita. Quella doppia pubblicazione scatenò un putiferio e la vita privata di Hart iniziò a tenere banco ogni volta che il suo nome compariva nel titolo di un pezzo.
Non ci volle molto per decidere di sospendere la sua campagna politica che tentò di riprendere qualche mese dopo senza successo.
Raccontando i fatti storici e criticando il suo stesso ambiente di lavoro, l'autore e co-sceneggiatore del film Matt Bai sostiene che se all'epoca i giornalisti non avessero calpestato una prassi consolidata, oggi il panorama politico sarebbe diverso. La sua analisi non intende entrare nel merito dell'ambiente maschilista che imperava tra i corridoi dei palazzi governativi o di altri settori professionali (e che solo recentemente ha iniziato a cambiare faccia), né vuole giudicare sul piano morale le scelte personali di un uomo con un ruolo pubblico.
Bai è convinto che in quel momento del 1987 i media abbiano disintegrato il rapporto di fiducia che li legava ai rappresentanti dello stato, mettendo fine ai rapporti informali tra le parti, e compromettendo da quel momento in poi la qualità editoriale delle pagine di politica. In sostanza, secondo Bai, un presidente come Bill Clinton non sarebbe ricordato oggi principalmente per la sua scappatella e non ci sarebbe stato un presidente come Donald Trump.
D'altro canto, stimati giornalisti americani come Tom Rosenstiel, per nove anni direttore dell'American Press institute, sono contrari alla sua visione e la definiscono estremamente superficiale ritenendo che quel rapporto di fiducia tra giornalisti e politici viaggiasse in parallelo con la cultura di potere maschile, rimasta impunità per troppo tempo.
Qui sotto il trailer di The Front Runner - Il vizio del potere.
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