Un bambino prodigio, primo asiatico così giovane a ottenere successo a Hollywood, con Indiana Jones e il tempo maledetto, al fianco di Harrison Ford, e nel ruolo di Data nei Goonies, film di culto per ogni generazione. Jonathan Ke Quan, il nome con cui si firmava negli anni ’80, Ke Huy Quan, come vuole farsi chiamare oggi, è tornato sulla breccia (dopo 37 anni che non recitava in un film) con il ruolo di protagonista maschile nel film indie di sorprendente successo dell’estate americana, Everything Everywhere All at Once. In sala dal 6 ottobre nei cinema italiani.
Prodotto dai fratelli Russo, diretto dai Daniels, aka Daniel Kwan e Daniel Scheinert, già registi di un altro piccolo culto di questi anni, Swiss Army Man, racconta di Evelyn (Michelle Yeoh), una donna sino americana oppressa dal fisco che ha disposto un accertamento fiscale sulla lavanderia che gestisce insieme al marito, Waymond (Ke Huy Quan). Come non bastasse, il marito deciso di divorziare, e contemporaneamente la figlia Joy vorrebbe che fosse accettata in casa la sua fidanzata, specie dal nonno. Detto così sembra un film su una famiglia come tante, e in fondo lo è, ma in due ore e venti minuti non manca la fantascienza, l’azione a colpi di arti marziali, visto che Evelyn è viene a conoscenza dell'esistenza di numerosi universi paralleli, e solo lei può impedire la loro distruzione.
Una storia sul multiverso, “scritta però nel 2016, prima che arrivassero i Marvel a farlo”, come specifica il produttore Jonathan Wang, presente insieme a Ke Huy Quan in un incontro con la stampa a Roma, alla Casa del Cinema. È entusiasta, l’attore, da sei mesi porta in giro per il mondo Everything Everywhere All at Once e sta rilanciando la sua carriera. “Ora mi riconoscono per questo film, non sono più solo Data. Sono appena tornato da Londra, dove ho girato Loki 2”, a proposito di multiverso, come confida con un sorrisone, sottolineando come si sia trovato benissimo con Tom Hiddleston e Owen Wilson, ed è convinto che “sarà una serie bellissimo”. Non sarà coinvolto, invece, nella serie sui Goonies per Disney+, di cui si parla senza certezze e che racconterebbe di un gruppo di ragazzi che mettono in scena le avventure del film.
Per molti anni ha letteralmente pregato che facessero un sequel dei Goonies, “ma ora con la morte del capitano della nave, Richard Donner, il regista, dopo anni di tentativi senza trovare la sceneggiatura giusta, devo dire che ho fatto pace con il fatto che non si farà mai. Poi speravo di essere in un nuovo Indiana Jones, ma ora sono contento di questa splendida esperienza, grazie ai Daniels e al produttore Jonathan Wang. Era una sceneggiatura scritta benissimo, ho subito amato il mio personaggio, Waymond. Tutte le sue declinazioni nei vari universi mi convincono. A Hollywood non si fanno più film così, con il cuore oltre che spettacolari. Ho fatto i provini e quando ho saputo che mi avevano preso ero contentissimo, così come quando l’ho finito e ora che viaggio da sei mesi per promuoverlo. Sono grato ogni giorno per aver avuto questa opportunità”.
Waymond porta avanti un messaggio di gentilezza, di empatia. Un personaggio in cui Ke Huy Quan ha potuto identificarsi. “Ho avuto un’esperienza quasi unica da bambino. A 4 anni i miei genitori hanno lasciato il Vietnam come rifugiati. Sono e siamo stati fortunati a finire negli Stati Uniti come richiedenti asilo. Capisco il trauma intergenerazionale che racconta questo film, conosco le lotte dei miei genitori e quella mia e dei miei fratelli. Molti asiatici in America hanno vissuto qualcosa del genere. I Daniels lo raccontano brillantemente, in maniera rispettosa e con grande credibilità”.
Everything Everywhere All at Once ha avuto un budget di soli 14 milioni di dollari, “ora posso dirlo, mentre molti pensano sia costato di più, ma così abbiamo anche avuto molta libertà”, come ha detto il produttore. Ha incassato 100 milioni di dollari in tutto il mondo, e in Italia esce il 6 ottobre distribuito da I Wonder Pictures.
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