Classe 1988, Benedetta Porcaroli ha una mamma che lavora al Quirinale e un papà plurilaureato. Ha frequentato un liceo classico romano, il Mamiani, dove le è capitato di annusare l'ipocrisia della piccola e grande borghesia e lo snobismo intellettuale dei cosiddetti radical chic. Come il personaggio di Amanda, giovane protagonista dell'omonimo film diretto da Carolina Cavalli, Benedetta è orgogliosamente ribelle e inquieta, diretta e impulsiva, malinconica e uno spirito libero. Però sarebbe fin troppo semplice considerarla una copia della ventiquattrenne con gli anfibi e la gonna che in un luogo indefinito cerca un'amica del cuore e un fidanzato, perché Amanda non ha avuto un'educazione sentimentale, mentre Benedetta ha imparato dal padre la fragilità maschile e, più che una giovane donna riottosa, è riflessiva. Certo, da adolescente era turbolenta e perfino prepotente, ma adesso è consapevole di ciò che desidera, come dimostrano i ruoli scelti in soli sei fortunati anni di carriera.
Baby e l'esplosione
Benedetta ha cominciato a lavorare a diciassette anni, e il suo debutto è avvenuto sul piccolo schermo, per la precisione nella serie Tutto può succedere, in cui ha interpretato Federica Ferraro, figlia di Alessandro Ferraro (Pietro Sermonti) e nipote di Ettore (Giorgio Colangeli) ed Emma Ferraro (Licia Maglietta). Poi è arrivata la prima esperienza cinematografica in Perfetti Sconosciuti, dove è stata Sofia, adolescente in conflitto con la madre (Kasia Smutniak) e molto legata a un padre (Marco Giallini) capace di "vederla" e di trattarla da adulta. Di lì a poco è stata la volta di Baby, storia vera in tre stagioni delle baby squillo dei Parioli, dove la Porcaroli, interpretando Chiara/Emma, ha spiccato il volo, e non soltanto per il successo mediatico della serie di Andrea De Sica, ma anche per la capacità dell’attrice di recitare senza mai perdere il controllo o buttare via una riga di dialogo o una battuta. Mentre era al fianco di Alice Pagani e Lorenzo Zurzolo, Benedetta ha sentito di comprendere alla perfezione la liceale di buona famiglia che sente il bisogno di cedere al "lato oscuro" della sua personalità, di assaggiare la trasgressione e di opporsi a modo suo a un ambiente che la stritola. È stato facile per lei calarsi in un contesto che certo conosce - la Roma dei quartieri bene -e tatuarsi addosso l'inquietudine di Chiara, che proprio come Amanda non si è mai sentita nel posto giusto e ha brancolato nel buio alla ricerca di un'identità.
Piccoli passi
Il successo di Baby ha inebriato Benedetta Porcaroli, ma la sua intelligenza l'ha salvata dal credersi una star. E poi Benedetta ama definire "piccoli" i passi avanti compiuti di ruolo in ruolo, e ogni tanto rimpiange di non aver avuto una formazione attoriale da considerare un appiglio nei giorni (professionalmente) difficili. Ciò non significa che il 2018 no sia stato per lei un anno incredibile, che le ha regalato un'apparizione nella serie Non uccidere, sempre di Andrea De Sica, un personaggio di Sconnessi, un piccolo ruolo in Quanto basta (di Francesco Falaschi), un cameo in Una vita spericolata (di Marco Ponti) e una parte importante e “succosa”, oltre che impegnativa, in un noir presentato alla Festa del Cinema di Roma.
In Tutte le mie notti la Porcaroli ha nuovamente abbracciato atmosfere cupe, mistero, non-detto, demoni interiori e soprattutto una ragazza interrotta che incontriamo per la prima volta mentre cammina per strada con una ferita sul ginocchio e un'espressione sconvolta come un personaggio di un film di David Lynch. Benedetta ha impersonato volentieri Sara, che confronta la sua femminilità all'apparenza spavalda con una femminilità più quieta, dividendo un viaggio in macchina con una donna più adulta. La giovane dark lady che nasconde un'anima persa non è stato un ruolo facile per la nostra attrice, che tuttavia ha lasciato il segno, continuando la sua esplorazione dell'essere umano attraverso personaggi tragici o comunque segnati da un trauma.
Due anni dopo, Benedetta Porcaroli ha ottenuto, grazie a una raggiunta maturità artistica, la parte da protagonista in lungometraggio di Francesco Amato, reduce dalla commedia con Toni Servillo Lasciati Andare. In 18 regali, film delicato e commovente che merita indubbiamente la visione, Benedetta ha prestato il volto a una diciottenne che si sente una bambola rotta e che non riesce ad accettare che qualcuno abbia scelto per lei. Anna non ha mai conosciuto sua madre, morta il giorno del parto, ma ogni compleanno riceve da lei, per interposta persona del padre, un regalo. Con delicatezza la Porcaroli ha fatto da cassa di risonanza alle incertezze di chi non ha avuto gli abbracci e la tenerezza di una mamma, e ha reso giustizia alla trasformazione graduale di una ragazza alta e magra che ci riporta alla mente Benedetta ai tempi del liceo, schernita dai compagni di classe per la sua esile costituzione e per la quasi assenza di forme. È un uccellino impaurito la sua orfana a metà, ma sul set c'era con lei Vittoria Puccini, che possiamo forse considerare una delle prime colleghe più grandi da cui imparare qualcosa, in questo caso a cavalcare il melodramma senza indugiare in una retorica sdolcinata e ricattatoria.
Anche in 7 donne e un mistero Benedetta Porcaroli si è imbattuta in compagne di lavoro che hanno avuto più esperienze di lei, ma è a Ornella Vanoni che si è legata in particolar modo, ed è stato un legame fatto di coccole e di abbracci. E poi che sollievo per Benny sperimentare la commedia, tornare agli anni Trenta e sentirsi dentro a un giallo alla Agatha Christie ambientato nel giorno di Natale. Ma l'evasione non è durata che un momento, perché subito dopo le è toccato in sorte un nuovo personaggio drammatico, una donna realmente esistita di nome Donatella Colasanti, che per chi non lo sapesse sopravvisse al Massacro del Circeo nel 1975. Il film è La scuola cattolica di Stefano Mordini (dal libro di Edoardo Albinati), e ancora una volta la Porcaroli ha sperimentato il marcio della Roma borghese, che sotto la sua patina di perbenismo e vigliaccheria nasconde la crudeltà che nasce dalla noia, dall'horror vacui. Per lei il film e il libro raccontano una storia di incomunicabilità, e l’attrice si è avvicinata a Donatella con coraggio e con rispetto, inconsapevole, forse, di quanto possa essere traumatico vedere il male in faccia e rappresentare l'attaccamento alla vita di una donna morta a soli 47 anni.
L'ombra del giorno
Benedetta Porcaroli ha avuto un altro importante ruolo da protagonista ne L'ombra del giorno, ambientato alla fine degli anni Trenta, quindi in pieno Fascismo, ad Ascoli Piceno. La regia è di Giuseppe Piccioni, che sa tenere a bada il melodramma e che in questo caso ha costruito un film di sguardi e quindi anche di piani d'ascolto. Benedetta è riuscita a essere intensa e decisamente a fuoco, e ha dato la giusta complessità a una ragazza che cerca rifugio e che nasconde una passione politica. L'attrice ha messo grinta ma anche cuore nel film, perché la sua Anna ha due volti: è dolce e femminile da un lato, mentre dall'altro è determinata e un po’ dura. Sul set c'era anche Riccardo Scamarcio, e l'amore scoppiato fra lui e Benedetta ha dato certamente uno strumento in più al regista.
Tornando ad Amanda, nelle sale italiane dal 13 ottobre, nel film troviamo anche Galatea Bellugi, Giovanna Mezzogiorno e Michele Bravi, per fare soltanto alcuni nomi. Ben più vasta è la galleria di personaggi che popolano Il Colibrì, adattamento dell'omonimo romanzo di Sandro Veronesi diretto da Francesca Archibugi. Benedetta Porcaroli vi interpreta Adele, figlia del protagonista Marco Carrera (Pierfrancesco Favino) e di sua moglie Marina (Kasia Smutniak).
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