Una rivoluzione a partire da un palco e un pubblico. Il teatro che voleva cambiare il mondo negli anni Settanta è al centro di 75 Biennale Ronconi Venezia, documentario diretto da Jacopo Quadri presentato lunedì 17 ottobre alle 20.30 al MAXXI - Sala Auditorium nella sezione Freestyle della Festa del Cinema di Roma. La prima mondiale di un film prodotto da Palomar in collaborazione con Centro Teatrale Santa Cristina e Archivio Luca Ronconi e grazie al prezioso accesso all’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia
Dopo la frattura del '68, che ha messo in discussione tutte le istituzioni culturali, alla metà degli anni Settanta una nuova generazione si convince che il teatro possa cambiare il mondo. Si sono affermati sulla scena internazionale i giovani maestri che segneranno i decenni successivi: Peter Brook, il Living Theatre, Jerzy Grotowski, Ariane Mnouchkine, Meredith Monk, Eugenio Barba, Andrei Serban, Giuliano Scabia, Dacia Maraini, Robert Wilson.
La storia raccontata in 75 Biennale Ronconi Venezia
Nel 1974 Luca Ronconi, reduce del successo internazionale dell'Orlando furioso e dell'Orestea, viene nominato direttore della Biennale Teatro. In una convergenza irripetibile, Ronconi – con la preziosa consulenza di Franco Quadri - li chiama tutti a Venezia. Nel giro di alcuni mesi, si confrontano poetiche e idee di teatro assai diverse, tutte innovative e affascinanti. C'è chi tenta di coinvolgere gli abitanti della terraferma in un grande racconto collettivo, c'è chi rilancia il suo messaggio politico rivoluzionario in piazza San Marco, c'è chi discute del ruolo delle donne con i lavoratori di Marghera, c'è chi resta isolato per mesi in un'isola deserta, in silenzio. Si riscoprono la commedia dell'arte, la tragedia greca, il teatro musicale. Questo festival-laboratorio attira centinaia di giovani, alcuni destinati a prestigiose carriere teatrali, come Giorgio Barberio Corsetti, Alessandra Vanzi, Federico Tiezzi, Sandro Lombardi, Roberto Bacci.
Si susseguono scandali, rivelazioni, incontri, delusioni. Serpeggia il desiderio di reiventare la grammatica del teatro, per immaginare una vita e una società diverse e per sperimentarle nel microcosmo della compagnia. Attraverso decine di interviste realizzate nei primi mesi del 2022 e i materiali di repertorio, la regia di Jacopo Quadri fa emergere il clima di quella stagione straordinaria. A rendere vivo il racconto sono i maestri che portarono i loro lavori al festival, i ventenni affamati di bellezza che li incontrarono, due studiosi – o meglio testimoni - che seguono da decenni la scena internazionale come Georges Banu e Richard Schechner. Quella Biennale è stata forse l'ultima fiammata dell'Utopia. E non a caso proprio Utopia si intitola lo spettacolo realizzato da Luca Ronconi in quell'occasione: uno spettacolo visionario, ambizioso, ricchissimo di intuizioni e immagini folgoranti, eppure impossibile e destinato nella pratica al fallimento.
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