Premiato all'ultimo Festival di Berlino (Qui la recensione dal nostro inviato) con il Guild Film Prize, passa ora al Festival di Roma The Party, di Sally Potter (chi se lo ricorda il suo Orlando, con Tilda Swinton?) che ne firma la sceneggiatura e la regia. C'è chi, anche tra il pubblico romano, lo ha paragonato a Carnage di Roman Polanski (tratto, è sempre bene ricordarlo, dalla magnifica pièce di Yasmina Reza Il dio della carneficina). La visione nel cinema Europa, sede decentrata delle proiezioni del Festival di Roma, è stata salutata dal folto pubblico pagante e accreditato con grandi risate e applausi convinti al termine della proiezione. Se a tutto questo si aggiungono gli sperticati elogi della stampa internazionale e il 100% di giudizi professionali positivi sul temutissimo (e a volte più che affidabile) sito di Rotten Tomatoes, il mistero si infittisce. Quale mistero? Quello di un successo, a parere di chi scrive, del tutto ingiustificato e inspiegabile. Intanto l'accostamento con il capolavoro di Polanski: non basta, infatti, che un film si svolga entro le quattro mura di un'appartamento teatro del gioco al massacro di un manipolo di personaggi ivi riuniti per una cena tra amici: cadere in un errore così grossolano significa ignorare l'essenza stessa del cinema, e non accorgersi delle differenze di una qualità di regia, di scrittura, di lavoro sugli attori, di orchestrazione, di ritmo, di eleganza, leggerezza, dosaggio della cattiveria prima e della crudeltà poi, in una parola distinguere il genio dal vorrei ma non posso.
Un cast di star, TUTTE sottoutilizzate o comunque infilate in fantocci ridicoli impostati per l'intera durata dei 71 (sì, settantuno: pochissimi, eppure faticosi ed eterni) minuti della visione sulla modalità di un grottesco eccessivo e monocolore, filmate da Aleksei Rodionov (che della Potter aveva già fotografato Orlando e Yes) in un bianco e nero molto British, okay, ma in straniante contrasto con la macchina da presa fastidiosamente a mano libera, che finisce col disorientare proiettando una mediocre commediola sui vizii e i vezzi dell'odierno (e post-moderno) Regno Unito in un'impossibile e poco plausibile aura ‘anni ‘40', non riesce a risultare credibile neppure per un secondo. Kristin Scott Thomas è una lady appena nominata Ministro Ombra del Governo Labour; Timothy Spall è suo marito, depresso e forse toccato da un incipiente demenza; Patricia Clarkson è un'amica di famiglia, rubinetto di battute ciniche e fulminanti che inizialmente divertono, poi finiscono via via per suonare prevedibili e a comando; Bruno Ganz (ma guarda tu chi sono andati a scomodare!) è il suo fidanzato un po' avanti con gli anni, noioso e dotato di un senso dell'umorismo teutonico - ma questa, almeno, è un dettaglio voluto - di imbarazzante ovvietà; Cillian Murphy è un manager della City tutto nevrosi e cocaina… Infine, per non farsi mancare nulla nel quadretto di un'Inghilterra borghese frustrata e in pezzi, c'è una coppia di donne, Cherry Jones, la più anziana, ed Emily Mortimer, fresca di inseminazione artificiale e incinta di tre gemellini maschietti. Senza rivelare il finale, va detto che fin dai titoli di testa appare una pistola che, com'è buona regola al cinema, prima o poi sparerà… Come sconsigliare la visione di un film che ha destato tanto entusiasmo? E soprattutto: perché? Andatelo a vedere, quando uscirà, e magari vi troverete in linea con l'entusiasmo corale che lo ha accolto a Berlino e che continua a sorridergli in ogni dove. Ma se resterete indifferenti alle isterie di queste marionette scalpellate con l'accetta, alle loro battutine infelici, alle loro lacrime fittizie, se arrancherete per un'ora e dieci trascinati sul fondo dal macigno di una regia piatta e incolore incapace di conferire un ritmo adeguato alle botte e alle risposte, non dite che non eravate stati avvertiti.
(The Party); Regia: Sally Potter; sceneggiatura: Sally Potter; fotografia: Aleksei Rodionov; montaggio: Emilie Orsini, Anders Refn; interpreti: Kristin Scott Thomas, Timothy Spall, Patricia Clarkson, Bruno Ganz, Cherry Jones, Emily Mortimer, Cillian Murphy; produzione: Adventure Pictures; origine: Regno Unito, 2017; durata: 71'
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