I segreti del film bellico di Wolfgang Petersen U-Boot 96, che aprì al regista tedesco Wolfgang Peterson e al protagonista Jurgen Prochnow le porte di Hollywood.
Nel 1981 affiorò dalle acque profonde del cinema tedesco un film spettacolare, il più costoso mai realizzato fino ad allora in Germania (che era allora ancora quella dell'ovest): si intitolava U-Boot 96 ed era diretto da Wolfgang Petersen. Fu il film che gli aprì le porte di Hollywood, dove avrebbe diretto una lunga serie di successi. Fu anche un successo internazionale ed ottenne all'epoca un altro record: quello del film straniero col maggior numero di candidature all'Oscar, sei, per regia, sceneggiatura non originale, fotografia, sonoro, montaggio ed effetti sonori. Le peregrinazioni della ciurma del sottomarino nazista, in cerca di nemici durante la seconda guerra mondiale, tra noia, claustrofobia e terrore puro, conquistarono il mondo facendo passare in secondo piano il fatto che le vittime, in questo caso, fossero gli aggressori. Tra gli attori il più noto, nel ruolo del capitano, è Jurgen Prochnow, la cui carriera americana venne lanciata dal film, al pari di quella di Petersen. A U-Boot 96 seguirono ruoli in La fortezza, Dune, Il seme della follia e moltissimi altri. Prochnow riprese poi il ruolo nella miniserie Das Boot (1985/1987, da non confondersi con la serie sequel del 2019).
La creazione di U-Boot 96: dal libro al film
La storia del film nasce da un romanzo di Lothar Gunhter Buchheim, “Das Boot”, pubblicato nel 1973 e tradotto in 30 lingue. Buchheim, scomparso nel 2007, era un intellettuale eclettico: pittore e scrittore fin da giovanissimo, nonché fotografo, editore e autore di importanti libri sull'arte. Nel 1937 entrò da volontario nella marina militare tedesca, e fu corrispondente di guerra su dragamine, cacciatorpedinieri e sottomarini, raggiungendo il grado di tenente. Dalle sue esperienze nacquero libri non di fiction e il famoso Das Boot, ambientato proprio sull'U-Boot 96, sommergibile di classe VII-C, sui cui aveva prestato servizio. Gran parte del budget del film venne impiegato nella costruzione di due sottomarini a grandezza naturale: uno per gli interni, con la strumentazione di bordo, e uno completamente vuoto per le scene in mare. Nonostante la sua maggiore leggerezza, il secondo si spezzò e affondò in mare, e dovette essere recuperato e riparato. Per accentuare il senso del passare del tempo e l'affollamento in uno spazio claustrofobico il film venne girato in sequenza e Petersen mantenne gli spazi ristretti dell'abitacolo, quando avrebbe potuto senza problemi far togliere una parete. A causa del rumore della macchina da presa nello spazio ristretto, il film venne girato muto e i dialoghi doppiati in seguito.
Gli U-Boot e il loro ruolo nella seconda guerra mondiale
U-Boot è l'abbreviazione del tedesco Untersee Boot, ovvero imbarcazione sottomarina. Quello di tipo VII protagonista del libro e del film di Wolfgang Petersen fu attivo da metà anni Trenta alla fine della seconda guerra mondiale. Alto quasi 9 metri, largo poco più di 6 e lungo 67 metri, era un sottomarino agile e di facile manovrabilità. Dati gli spazi limitati la vita a bordo era durissima per l'equipaggio. I sommergibilisti che operavano nel tipo VII vivevano una vita durissima, anche per quelli che erano gli standard dell'epoca. Le condizioni a bordo di questi battelli sottomarini erano infatti di grave disagio. Le cuccette (ufficiali a parte) erano condivise e si dormiva a turno, spesso in amache agganciate a prora. Aggiungiamo l'acqua potabile scarsa e cattiva, il rumore assordante del motore, l'aria viziata dai gas, i cattivi odori corporali e la mancanza di regolamento termico e avremo una vaga idea dello stato dell'equipaggio, spesso giovanissimo (l'età media per i VII-C era di 21 anni). In pratica 43 uomini vivevano a stretto contatto in uno spazio di circa 30 metri quadri. Il comandante era in genere il più anziano, anche se spesso la sua età non superava i 30 anni e questo era il motivo per cui, come vediamo nel film, veniva chiamato Der Alte, il Vecchio. Durante la seconda guerra mondiale questo tipo di sommergibili fu il più usato dal tedeschi, specialmente nella Battaglia dell'Atlantico. L'ammiraglio Karl Dönitz creò delle flotte che attaccavano con la tecnica detta del branco di lupi e la cui improvvisa emersione e rapidità di fuga si dimostrò letale per molti vascelli mercantili alleati, che subirono gravi e numerose perdite.
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