L'attore e regista torna a parlare di Mafia, si scatta un selfie nel '43 insieme a Miriam Leone e scontenta gli animalisti.
In guerra per amore è il secondo film da regista di Pierfrancesco Diliberto in arte Pif, ed è una specie di prequel ideale de La Mafia uccide solo d'estate perché ci porta nella Sicilia del 1943, dove Cosa Nostra certamente esisteva già ma fino a quel momento non era ancora diventata "politica". Come aveva fatto nella sua opera prima, anche qui il regista parte con il sorriso e ci lascia con una punta di amarezza, per questo è fuorviante paragonare i suoi personaggi cinematografici al Forrest Gump di Tom Hanks, con cui però condividono garbo e gentilezza e l'abitudine di attraversare quasi per caso i grandi eventi della storia. In guerra per amore è sceneggiato, oltre che dallo stesso Pif, da Marco Martani e Michele Astori e a Diliberto affianca un altro regista attore, quell'Andrea Di Stefano che ha girato uno dei film più interessanti su Pablo Escobar, interpretato da Benicio Del Toro e intitolato semplicemente Escobar. L'interesse amoroso del protagonista di In guerra per amore, il palermitano emigrato in America Arturo Giamarresi, ha il volto della splendida Miriam Leone, che quando ha ottenuto il ruolo di Flora Guarneri ha pensato: Evviva, finalmente un film in cui posso parlare il siciliano. Si sbagliava: il suo è uno dei pochi personaggi del film che parlano italiano. Uscito nel 2016, In guerra per amore è stato candidato a 7 David di Donatello, aggiudicandosi il David Giovani.
La storia vera che ha ispirato In guerra per amore
Nel film Arturo Giamarresi, che vive in America, è costretto ad andare in Sicilia per chiedere la mano di Flora a suo padre. Per potersi mettere in viaggio, si arruola nell'esercito USA e si trova a partecipare all'operazione Husky (lo sbarco in Sicilia). Non era questa la prima idea avuta da Pif. Al principio il regista progettava un film, sempre ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, che aveva però altri protagonisti, decisamente più illustri del suo emigrato innamorato, come lui stesso ha raccontato quando ha presentato In guerra per amore alla stampa: "Il progetto iniziale era fare un film sui partigiani, tema spinosissimo, lo sappiamo tutti. Ora, i partigiani in Sicilia non ci sono mai stati, e cosa c’è stato al posto loro? Ecco la nostra domanda di base. Invece dei partigiani, noi abbiamo avuto la Mafia". E di Mafia Pif e i suoi co-sceneggiatori hanno parlato anche stavolta con cognizione di causa. Quando nel '43 i soldati americani approdarono in Trinacria, furono accolti con benevolenza e calore. All'epoca, ricordiamolo, il nostro paese era ancora alleato della Germania nazista, e se l’approdo dell’esercito andò liscio fu, come scrive il sito Cineuropa, “per un patto di stretta alleanza tra gli Stati Uniti e la mafia siciliana, iniziato con la collaborazione di Lucky Luciano, uno dei capi riconosciuti della malavita americana. Bisognava infatti suscitare nella popolazione sentimenti favorevoli agli alleati, raccogliere informazioni, trovare insomma la strada spianata con l'aiuto di quella rete criminale il cui potere Mussolini aveva fortemente limitato".
Pif nel film si prende qualche licenza poetica e, nell'immaginario paese di Crisafullo, fa diventare il boss locale addirittura sindaco, un po’ come accadeva a Cetto La Qualunque in Qualunquemente. Questo particolare della trama non è piaciuto molto, almeno sulle prime, al sindaco di Erice, scelta come location dal regista. Il primo cittadino non voleva infangare la reputazione dell’incantevole cittadina, lasciando credere che fosse stata teatro di un fattaccio analogo. Poi però ha cambiato idea e Pif ha ricevuto la cittadinanza onoraria ericina.
Di storie vere Pierfrancesco Diliberto ha intenzione di narrarne altre in futuro: "Non mi piacciono gli instant movie" - ha ripetuto più volte. "Non riesco a pensare di raccontare al cinema le storie del presente".
Pif a cavallo di un asino
Quando la nave americana in cui si trova Arturo Giamarresi è vicina alle coste siciliane, il povero soldato viene messo in groppa a un asino e tirato su con tutto l'animale da un elicottero tramite una fune di fortuna e quindi fatto atterrare a Crisafullo. E’ una scena divertente e girarla non è stato semplice, anche perché l'asino era vero. Ciò ha spinto gli animalisti a veementi proteste e la Lega anti vivisezione ha dichiarato: "E’ un peccato che un bel film come In guerra per amore di Pif sia macchiato dallo sconsiderato utilizzo di un asino, fatto volare con il protagonista, appeso a un elicottero e poi messo su un letto, e dalla insensibilità della produzione cinematografica che, per la visione nella Commissione ministeriale di cui la LAV fa parte, non ha sentito l’esigenza di farne alcun cenno né tantomeno ha fornito un certificato veterinario di parte". Non sappiamo cosa possa aver pensato l'asino, affittato da un noto circolo ippico palermitano, dall'alto dei cieli siculi, ma ci viene il sospetto che non si sia proprio divertito.
Il primo selfie della storia secondo Pif
Quando si è diffuso per la prima volta il termine selfie, in molti hanno pensato: embè, cosa c'è di nuovo? Non è altro che il vecchio autoscatto. Vero o no, il farsi una foto da soli con lo smartphone è diventato un gesto abituale della nostra contemporaneità e di selfie ne sono pieni i social e non solo. Ebbene, Pif ci mostra che i selfie si scattavano anche nel '43, proprio rivoltando le macchine fotografiche, come fa Arturo Giamarresi, all'inizio del film, immortalandosi insieme all'adorata Flora.
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