Nel 2019 usciva al cinema come film evento il documentario di Ron Howard dedicato a Luciano Pavarotti, indimenticato tenore italiano, carismatico e generoso personaggio e recordman tuttora imbattuto nella storia della musica.
Non c’è probabilmente una sola persona al mondo che non associ l’Italia al nome di Luciano Pavarotti, il tenore che quanto a popolarità ha battuto nel ventesimo secolo anche il leggendario Enrico Caruso. Non a caso Pavarotti, il film documentario che gli ha dedicato Ron Howard, si apre nel teatro d’opera costruito nella giungla amazzonica (la cui storia ha raccontato Werner Herzog in Fitzcarraldo) dove si esibì Caruso e dove anche Pavarotti canta una breve aria. Nel film di Ron Howard si vede il Pavarotti pubblico e privato, si parla del suo eterno genio (come recita il sottotitolo "Genio per sempre"), del suo carisma, delle sue debolezze e delle sue contraddizioni. Si traccia il ritratto di un uomo che non ha mai dimenticato le sue origini e che ha devoluto gran parte dei suoi stratosferici guadagni alla cura dei bambini nelle aree più povere del mondo, un uomo solare, amante dei cavalli, del calcio e delle donne, di contagiosa simpatia, un professionista che si è esibito senza rivalità coi maggiori tenori suoi contemporanei – José Carreras e Placido Domingo – dando vita a una improbabile boy band della lirica che ha venduto milioni di dischi -, che non ha avuto paura di contaminae il bel canto col pop e con altre forme musicali (perché la musica, in fondo, è una sola) e il cui interminabile do di petto ha fatto della sua versione di “Nessun dorma” dalla Turandot di Giacomo Puccini un inno universale di speranza e rinascita, riconoscibile in ogni paese del mondo.
Pavarotti uomo dei record
Il pubblico della lirica è da sempre tra i più entusiasti e appassionati del mondo e ha tributato un amore senza limiti alle sue star. Tra i molti record attribuiti a Luciano Pavarotti ce n’è uno pazzesco, documentato: quando il nostro grande tenore cantò nel 1988 alla Deutsche Opera di Berlino nel ruolo di Nemorino ne “L’elisir d’amore” di Gaetano Donizetti, alla fine fu richiamato sul palco ben 165 volte, dopo un’ora e sette minuti di applausi (il record in quest’ultimo caso spetta a Placido Domingo che nel 1991 ottenne un’ora e venti minuti di applausi per l’Otello di Verdi). Con la formazione dei Tre Tenori si esibì a Los Angeles in uno storico “Encore!”, con la direzione di Zubin Metha nel 1994, nello stadio di baseball dei Dodger, la sera precedente alla finale dei campionati del mondo (persi purtroppo dall’Italia ai rigori col Brasile). Trasmesso via satellite in cento paesi del mondo, quel concerto vendette biglietti per dodici milioni di dollari, dando il via a una serie di contratti miliardari per dischi, video e trasmissioni televisive. Il debutto dei Tre tenori era avvenuto il 7 luglio 1990 alle Terme di Caracalla, trasmesso in mondovisione e seguito da circa 800 milioni di spettatori. Nel programma non c’erano solo brani d’opera ma anche musiche popolari e canzoni come "O' sole mio", "Amapola", "La vie en rose" e canzoni da musical come "Maria" da West Side Story.
Il grande cuore di Pavarotti
Tra il 1992 e il 2003 nella sua città natale, Modena, il tenore organizza per beneficenza Pavarotti & Friends: l'anno precedente ha iniziato la collaborazione col primo cantante moderno, Zucchero Fornaciari, col famoso Miserere. Tra gli ospiti della prima edizione Sting, Eric Clapton, Bob Geldof, Brian May e Mike Oldfield. L’album vende un milione mezzo di copie nel mondo. Nelle varie edizioni l’istancabile tenore duetterà con star del pop, del rock e del blues: Anastacia, Barry White, Biagio Antonacci, Andrea Bocelli, Jon Bon Jovi, Bono, The Edge, James Brown, Mariah Carey, Eric Clapton, Lucio Dalla, i Deep Purple, Céline Dion, Elisa, Gloria Estefan, Giorgia, Elton John, Tom Jones, Jovanotti, B.B. King, Simon Le Bon, Luciano Ligabue, George Michael, Liza Minnelli, i Morcheeba, Dolores O’Riordan, Laura Pausini, Eros Ramazzotti, le Spice Girls, Renato Zero, oltre ai già citati. Il duetto con Lucio Dalla per Caruso, su youtube (ed è solo un esempio tra tanti) ha più di 10 milioni di visualizzazioni. A un certo punto, Pavarotti è vittima incolpevole di uno scandalo mediatico a causa della società inglese che gestisce i proventi delle esibizioni, la War Child. In seguito a questo decide di tagliare i rapporti con essa e continua le iniziative benefiche a favore dei bambini vittime della guerra, sostenendo le attività del Centro italiano d'aiuto all'infanzia, dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e dell'associazione Music for Peace.
Pavarotti e il cinema – le colonne sonore
Come dicevamo all’inizio, grazie a Luciano Pavarotti il “Nessun dorma” di Giacomo Puccini è diventato un vero e proprio inno mondiale italiano. Oltre a cantarlo sui palcoscenici di tutto il mondo, fa parte anche della colonna sonora di Le streghe di Eastwick, di Castaway, La ragazza venerdì, L’amore ha due facce e Man on Fire – Il fuoco della vendetta. Ma non è questa l’unica sua esibizione entrata nelle colonne sonore: “Una furtiva lagrima” dall’Elisir d’amore è nel soundtrack de I Goonies, arie dalla Madama Butterfly pucciniana cantate da lui sono in Attrazione fatale, mentre in The Mask c'è “Vesti la giubba” da I pagliacci, in Terapia e pallottole “M’apparì tutto amor” da Martha, “La donna è mobile” in The Family Man e “E lucevan le stelle” da Tosca in L’immortale, “Tu che a Dio spiegasti l’ali” dalla Lucia di Lammermoor in Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni, “Bella figlia dell’amor” da Rigoletto in Quartet, “Vivere” in I figli della notte, “Dammi i colori!” e “Recondita Armonia” da Tosca in A Star is Born e molti, molti altri, per non parlare delle serie tv…
Pavarotti e il cinema – Yes, Giorgio
Nel 1982 il regista di Il pianeta delle scimmie, Franklyn J. Schaeffer, dirige Luciano Pavarotti in Yes, Giorgio, nel suo unico film come attore. Nella storia, tratta da un romanzo di Anne Piper, il tenore interpreta Giorgio Fini, un celebre cantante d’opera che perde la voce durante una tournée in America. Per curarsi, va da una otorinolaringoiatra, e si innamora di lei. Nel cast c’è anche la nostra leggendaria attrice Paola Borboni, mentre l’interesse amoroso di Luciano è interpretato da Kathryn Harrold. Nella carriera di Big Luciano questo film resta un po’ come una macchia, visto che è un fiasco assoluto e l’espansivo artista appare a dir poco impacciato nei panni dell’eroe romantico (decisamente più che nella vita). In un’intervista dell’epoca, Pavarotti diceva: “Ho fatto parecchia televisione e credo di avere l’esperienza per fare un film. Mi metterò nelle mani dei realizzatori ma poi spero che si percepirà il mio senso dell’umorismo”. E riferendosi al famoso cantante e attore Mario Lanza aggiungeva “Sono quasi passati trent’anni dall’ultimo film di Mario Lanza e ho pensato che fosse il momento per il mondo dell’opera di apparire al cinema. Penso che sarà un bene per l’opera e probabilmente anche per me”. A onore dello spiritoso tenore va detto che questa esperienza resterà una trascurabile nota a piè di pagina su una carriera irripetibile e impeccabile, visto che Pavarotti non farà mai più un altro film di finzione.
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