giovedì 24 ottobre 2019

Brave Ragazze

Quando si chiude una porta, si apre un portone.

Chi erano le ragazze de La Banda delle Amazzoni? Ce lo racconta Michela Andreozzi ( Nove Lune e Mezza ) nella sua opera seconda Brave Ragazze , una frizzante commedia al femminile, “ispirata ad una incredibile storia vera” – appellativo che molte pellicole, ormai, si auto-attribuiscono; anche quando tali “storie” o, meglio, le rispettive versioni cinematografiche, poi così “incredibili” non sono. Ambientato a Gaeta, nei primi Anni '80, questo “ heist-movie all'italiana ” – come la stessa regista lo ha definito – ci racconta la vicenda di quattro donne ritrovatesi ad improvvisarsi rapinatrici di banche, pur di sopravvivere – economicamente (e non solo) – ad una realtà che non offre sconti e non regala nulla. Nella sequenza d'apertura vediamo, già, il primo scippo, con la canzone Storie di Tutti i Giorni , in sottofondo – che farà eco anche nel finale – volto ad anticipare quello che accadrà successivamente. La narrazione, poi, torna al principio; nel quale, vediamo il quartetto di protagoniste, presentateci una dopo l'altra: Ambra Angiolini ( Saturno Contro ), Ilenia Pastorelli ( Lo Chiamavano Jeeg Robot ), Serena Rossi ( Ammore e Malavita ) e Silvia D'Amico ( Fino a Qui Tutto Bene ).

Gli uomini normali ti menano o ti lasciano. Meglio gli invertiti.

Brave Ragazze si potrebbe definire anche una pellicola femminista che strizza l'occhio all'era del MeToo e Dissenso Comune. Andreozzi analizza, infatti, a fondo la condizione del sesso (non più) debole di quasi 40 anni fa; accostandola a quella attuale e mettendola a confronto con il ruolo fondamentale che giocano, tuttora, gli uomini nella società e con il modo in cui essi tentano, in ogni contesto, di sopraffare le donne. Ma non solo: la sceneggiatura firmata dalla stessa, insieme ad Alberto Manni, esplora – seppur in modo leggero – il tema del femminicidio – ribaltando tale prospettiva e offrendo uno spunto originale, ma forzato – con una declinazione all'ambito lavorativo. In tal senso, Anna (Angiolini) si trova due figli a carico – senza marito né compagno – e non ha, più, un lavoro. Il plot si dirama, dunque, fino al dramma dei licenziamenti e del precariato; ancorché, ovviamente, ai maschi di potere che offrono un incarico a madri sull'orlo della disperazione, in cambio di prestazioni sessuali.

Ci manca solo la galera. Tanto ci stiamo già.

Anche l'aspetto delle rapine viene coniugato al conflitto dei sessi. Le quattro ragazze scelgono, infatti, di travestirsi da uomini per i loro colpi e ciò può essere, simbolicamente, inteso come la rivendicazione del girl power: ovvero, le donne possono fare tutto ciò che fanno gli uomini; anche spaventare a morte un bancario, puntandogli una pistola davanti, con una maschera in faccia.

La sfiga non va via da sola, va aiutata.

Andreozzi – romana di nascita – accenna anche al contesto geografico in cui è accaduto tutto ciò; facendosi beffa di alcuni luoghi comuni tipici del sud Italia: da due comprimarie pettegole che mettono nei propri abiti il cibo della festa di paese, per portarlo a casa – come faceva Totò, con gli spaghetti, in Miseria e Nobiltà – alla radicata superstizione – parafrasata nella sequenza in cui Maria (Rossi) perde un rosario; che viene, poi, ritrovato dalla persona sbagliata.

Capace di destreggiarsi, egregiamente, con la macchina da presa, anche in una scena d'azione, Andreozzi – anche interprete, nei panni del comicissimo assistente del commissario, con un dialetto veneto irresistibile – abbonda col citazionismo musicale – I Cugini di Campagna, Duran Duran – e con quello televisivo e cinematografico – Serpico, Maigret, Colombo – andando un po' in eccesso. Alcune gag correlate sono, però, davvero divertenti. In particolare, quella tra il prete all'avanguardia, tale Don Backy – interpretato da un bravo Max Tortora ( La Terra dell'Abbastanza ) – che scambia due chiacchiere in chiesa, con il commissario, Gianni Morandi; che ha le fattezze di Luca Argentero ( Solo un Padre ) – apprezzato, di recente, nell'ottima performance del genio Leonardo Da Vinci, nel suggestivo lungometraggio di Sky Arte, Io, Leonardo .

Brave Ragazze può essere visto, in definitiva, come un intermezzo tra Non ci Resta che il Crimine e Amiche da Morire , in particolare; pur non essendo agli stessi livelli di quest'ultimo, per comicità e originalità. A differenza di Giorgia Farina, Andreozzi scopiazza qualcosa dal lungometraggio ispiratore (?), evitando di rischiare grosso. Mentre la prima procede, dall'inizio alla fine, con un umorismo anticonvenzionale e tutt'altro che conformista, la seconda cede, nella parte finale, a un buonismo e un sentimentalismo dissonanti con le intenzioni primarie; senza farsi mancare, poi, la banale e prevedibile liaison di turno.

(Brave Ragazze); Regia: Michela Andreozzi; sceneggiatura: Michela Andreozzi, Alberto Manni, Fiorenza Tessari; fotografia: Giovanni Canevari; montaggio: Luciana Pandolfelli; musica: Maurizio Filardo; interpreti: Ambra Angiolini, Ilenia Pastorelli, Serena Rossi, Silvia D'Amico, Luca Argentero, Stefania Sandrelli, Max Tortora, Michela Andreozzi; produzione: Paco Cinematografica, Neo Art; distribuzione: Vision Distribution; origine: Italia, 2019; durata: 104'; webinfo: Sito ufficiale



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