Una voce declama versi profondi sul senso della morte. Un capezzale circondato di parenti afflitti. Qualcuno seduto al lato del letto di ospedale tiene la mano del morente col capo chino. Una situazione che tutti, prima o poi, arrivano a conoscere: la morte dell'amato, che sia compagno di strada, fratello o sorella, madre o padre, un amico. Sul delicato crinale dell'addio - alla vita per colui che stia morendo, alla persona amata per i cari - si muove con leggerezza, ironia e distacco Ms White Light, Miss luce bianca, quella che si dovrebbe incontrare alla fine del tunnel. Lex Cordova, abbreviativo di Alexis (splendidamente interpretata da Roberta Colindrez, attrice queer dal look androgino e dalla frezza bianca nella chioma nera), ha il dono di entrare in empatia con coloro che sono arrivati alla fine della vita, conosce il modo per togliere loro la paura del passaggio, stabilisce un rapporto speciale con anziani o malati terminali nelle ultime settimane, ultimi giorni o ultime ore. Con il padre Gary (John Ortiz ) ha messo su una piccola impresa, la Cordova Mortality Solutions (letteralmente soluzioni alla mortalità): hanno un ufficio, due scrivanie, una porta a vetri su strada, si sentono soli, sentono di avere bisogno di un accudimento, di una segretaria. Vengono chiamati dai parenti dei moribondi, Lex va al capezzale col suo completo maschile marrone su camicia azzurra (identica mise paterna), accompagna il malato nel trapasso e poi, inevitabilmente, finisce per pronunciare condoglianze non sentite, fasulle, lette da bigliettini celesti che porta sempre con sé come un mazzo di carte truccate che le dirà una verità che non vuole sentire, che molti anni prima ha scelto di non sentire, proteggendosi. Lex è cinica, raggelata, chiusa, fissa le persone senza imbarazzo, è laconica, assente: non assorbe il dolore, non somatizza le lacrime, non è solidale con chi resta, come se in fondo vivesse ogni attimo con l'indifferenza consapevole che la sua presenza nel mondo reale è passeggera, quale è. Accadranno cose che la cambieranno, con fatica, verso una esistenza più soddisfacente. La famiglia di origine latina viene raccontata in maniera diversa dai cliché, padre e figlia, vedovo e orfana, sono legati ma silenziosi, affettuosi ma poco comunicativi. La trama si snoda su canali facilmente immaginabili, lo stile prescelto dal regista Paul Shoulberg alterna tra realismo e eccesso di realismo, tra misura del tempo e misura dello spazio, omissione e choc: qualcosa in questa formula impedisce l'identificazione, la commozione, quell'empatia che la protagonista prova con i morenti. Recitazione piana, dritta, con dialoghi sintetici, frasi a effetto (nella quotidianità non vengono mai), molti dubbi, poche risposte: fare risalire tutto a un trauma è forse troppo facile. Piacevole, non indimenticabile.
(Ms White light); Regia: Paul Shoulberg; sceneggiatura: Paul Shoulberg; fotografia: Jim Timperman; montaggio: Kevin Weaver; musica: Zachary Walter; interpreti: Roberta Colindrez, Zachary Spicer, John Ortiz, Judith Light, Taylar Fondren; produzione: Pigasus Pictures; origine: Usa, 2019; durata: 97'; Proposta di voto: 3 su 5 stelle.
from Close-Up.it - storie della visione https://ift.tt/33gFwb1
Nessun commento:
Posta un commento