Woody Allen compie ottantaquattro anni il primo dicembre duemiladiciannove. Un giorno di pioggia a New York è il suo quarantottesimo film (quarantanovesimo, se si conta l'episodio Oedipus wreck in New York stories).
Nella sua prolifica carriera cinematografica (raramente da altro regista eguagliata) ha alternato pellicole riuscite a pellicole imperfette, pur sempre di altissima qualità.Woody Allen è un regista sofisticato, dai dialoghi colti, dalle raffinate citazioni, difficili da rintracciare, dalle atmosfere rarefatte e senza tempo: in questo ultimo film conferma le sue caratteristiche tipiche e le concentra sul mondo del cinema, quello nel quale sta perfettamente a suo agio e che ha già frequentato in Celebrity (1998), Hollywood ending (2002), Harry a pezzi (1997).
La giovanissima studentessa Ashleigh (Elle Fanning) scrive per il giornale del college e viene mandata nella grande mela a intervistare Roland Pollard (Liev Schreiber), suo regista preferito. La accompagna in town il suo recente fidanzato Gatsby (interpretato dall'eclettico Timothée Chamalet), dandy wasp vestito sempre con mise d'altri tempi, non a caso chiamato come il protagonista di un grande romanzo di Francis Scott Fitzgerald, amante di Gershwin e di film classici hollywoodiani fuori moda, dedito a riflessioni introspettive, ribelle verso la famiglia di origine, giocatore d'azzardo dalla fortuna sfacciata, invaghito di Ashleigh in quanto brava ragazza di Tucson Arizona, figlia di bancari, soprattutto per via della sua attitudine ingenua verso la vita, per la sua purezza non costruita.
Con questa inclinazione la neofita giornalista posa il suo sguardo pulito sul regista e il suo entourage: prima lo sceneggiatore Ted Davidoff (uno Jude Law nelle prime inquadrature quasi irriconoscibile) che la rende complice dell'inseguimento della moglie fedifraga (Rebecca Hall); poi il famoso attore sudamericano Francisco Vega (Diego Luna), inequivocabile caricatura di Antonio Banderas, che prova a sedurla secondo tutti i cliché latini del caso fino a una interruzione forzata. Tutti gli uomini del film sono destinati a invaghirsi di questa biondina che singhiozza quando è sessualmente confusa, che spalanca gli occhi con ammirazione davanti a ogni sentenza, che beve qualche bicchiere di troppo perché la aiuta a essere più spigliata.
La giornata di pioggia a Manhattan - che doveva essere una romantica avventura - infatti i due protagonisti la vivono separati: lei trasportata a forza nello sfavillante mondo del cinema, lui incontrando (e baciando con la scusa della finzione di un set) Chan (Selena Gomez), la sorella piccola di Amy, fidanzatina dell'adolescenza di Gatsby: con lei frequenza il Metropolitan Museum of Art, l'agiata dimora familiare della ragazza, confronta le sue difficoltà con quelle di lei in un gioco di specchi che li farà innamorare. Attraverso equivoci, gag e dichiarazioni d'amore fuori luogo le ventiquattr'ore nuiorchesi diventeranno l'occasione di mettersi in discussione per il ragazzo, di capire cosa davvero desidera, di accettare i limiti (e il coraggio) di una madre impegnativa (Cherry Jones) con una aspettativa nei suoi confronti sempre troppo alta. Si sorride di gusto, si cammina in una metropoli patinata e fatata, si viaggia amenamente sull'altalena di sensazioni provate dai protagonisti. Piacevole la fotografia, perfetta la recitazione, accurate le scene e i costumi. Tutto comme il faut.
(Un giorno di pioggia a New York); Regia: Woody Allen; sceneggiatura: Woody Allen; fotografia: Vittorio Storaro; montaggio: Alisa Lepselter; interpreti: Timothée Chamalet, Elle Fanning, Selena Gomez, Jude Law, Diego Luna, Liev Schreiber; produzione: Letty Aronson, Erika Aronson; distribuzione: Lucky Red, 3 Marys; origine: USA, 2017; durata: 92'
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