L'attore racconta le ispirazioni e la gioia per il personaggio del film di Rian Johnson, che potrebbe battere il record al box office del Thanksgiving con 140 milioni di dollari previsti.
Mentre Daniel Craig si prepara, tra lo sconforto di molti, ad abbandonare gli eleganti ma scomodi panni di James Bond col quinto film in cui li ha indossati, No Time To Die, arriva oggi sugli schermi americani per la festa del Ringraziamento (e il 5 dicembre nei nostri cinema) in Cena con delitto – Knives Out, il whodunit all star di Rian Johnson da cui ci si aspetta un debutto da 140 milioni di dollari (che batterebbe i 109 dei cinque giorni della festività del 2013, stabilito da Hunger Games: La ragazza di fuoco). Come ormai tuti sappiamo, nel film Daniel Craig è l'elegantissimo Benoit Blanc, il detective del Sud che arriva ad indagare sulla morte di Harlan Thrombey, il ricco scrittore di mystery interpretato da Christopher Plummer, un giorno dopo aver festeggiato con la sua disfuzionale famiglia il suo 85esimo compleanno.
Per Craig costruire il personaggio è stato una vera festa: “Ho rubato tutto: fate un nome, e io l'ho preso" – ha raccontato – "Ho guardato religiosamente Colombo e ho rubato delle cose da lui, e da Miss Marple e Kojak. L'ho adorato. Ricordo io e mia sorella che andavamo a vedere sia Albert Finney che Peter Ustinov nel ruolo di Hercule Poirot, ed era divertentissimo”. Rian Johnson ha infatti reinventato e reso contemporaneo un genere, il whodunit, che in questo caso diventa anche una satira sociale quanto mai attuale su xenofobia e immigrazione, senza sconfessare però i classici, popolari presso più generazioni di spettatori: “Quando ho letto il copione di Rian – conferma Craig – ho riconosciuto immediatamente le influenze. Non ha mai voluto nasconderle”.
“Volevo che fosse un film molto divertente e moderno – ha detto dal canto suo Johnson, che presto come ha confermato tornerà al mondo di Star Wars con la quarta trilogia – pieno di indizi, complicazioni e dinamiche familiari”. Daniel Craig è stato il primo ad essere scritturato nel film e per questo il regista ha aspettato pazientemente, fino a che il ritardo nell'inizio riprese del ventesimo film di Bond non ha brevemente liberato l'attore. E bene ha fatto, perché, continua Craig, “è stata, veramente, una delle gioie maggiori della mia carriera”. Sui riferimenti contemporanei del film, questa è la sua opinione: “Credo che i film dovrebbero parlare di tutto. Non vogliamo evidenziare quello che c'è di politico nel film: andate a vederlo, vi divertirete e credo che, per osmosi, sarete influenzati dalle sue opinioni politiche”.
Sul set si è creato tra gli attori un grande affiatamento, e durante le riprese c'era l'atmosfera tipica di una compagnia teatrale: durante le attese tra un ciak e l'altro i protagonisti passavano il tempo giocando nella cantina della casa gotica presa in affitto, vicino a Boston, mentre Jamie Lee Curtis (Linda Drysdale-Thrombey, figlia del defunto, moglie del personaggio di Don Johnson e madre di quello di Chris Evans, di cui vi abbiamo già parlato) cucinava zuppa di patate e porri. Craig, a 51 anni, si trova in un momento della sua vita professionale in cui confessa di esser venuto a patti col peso della fama, che in qualche modo ricade anche sulla fittizia famiglia Thrombey nel film: “Ci vuole molto tempo per abituarsi. Diventare famoso è inquietante, uno shock, e per impararare a ricordarti perché fai questo lavoro può volerci... beh, a me ci sono voluti vent'anni. Ma, mano sul cuore, posso dire che ora amo il mio lavoro più di quanto abbia mai fatto”. Quanto a Cena con delitto, è innanzitutto molto divertente, e - come dice ancora l'attore - “Il vero enigma è il divertimento. E le sceneggiature divertenti in questa città sono rare come i denti delle galline”. Lo prendiamo in parola e dal 5 dicembre andremo al cinema a scoprire tutti i segreti della famiglia Thrombey, guidati nelle indagini del suo incomparabile Benoit Blanc.
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