Al Lido di Venezia tocca al regista Florian Zeller, premio Oscar per la sceneggiatura tratta dalla sua stessa pièce teatrale di The Father, film del 2020 che valse la prestigiosa statuetta anche al suo protagonista Anthony Hopkins. Il 43enne autore francese è con The Son al suo secondo film, anch'esso tratto dalla sua omonima opera teatrale e selezionato dalla Mostra di Venezia per concorrere al Leone d'Oro. Il protagonista è Hugh Jackman che insieme a Zeller e ai co-protagonisti Laura Dern, Vanessa Kirby e Zen McGrath è sbarcato al Lido per accompagnare l'anteprima mondiale del film.
The Son racconta la storia del 17enne Nicholas che dopo il divorzio dei genitori non può più stare con sua madre. Il male di vivere che sente è diventato una presenza costante e il suo unico rifugio sono i ricordi dei momenti felici di quando era bambino. Il ragazzo decide di trasferirsi dal padre Peter, che ha appena avuto un figlio dalla sua nuova compagna. Peter prova a occuparsi di Nicholas, ma nella frenesia della nuova famiglia si inserisce una importante opportunità di carriera politica a Washington. Nonostante cerchi di rimediare agli errori del passato, l'uomo perde di vista il presente di Nicholas. Cast e regista di The Son hanno incontrato i giornalisti del Festival di Venezia in conferenza stampa.
The Son: Hugh Jackman scrisse al regista per avere il ruolo di Peter
"Avevo letto il copione teatrale di The Son, avevo visto il film The Father e qualche anno fa c'è mancato poco che recitassi a teatro in una delle sue pièce, quindi ero già un suo fan" racconta Hugh Jackman ai giornalisti. "Quando ho letto The Son, però, ho provato una sensazione bruciante dentro di me. È una sensazione che fa paura e al contempo è bellissimo quando un attore sente che un personaggio gli appartiene, che è il momento giusto per averlo nella sua vita e deve affrontare il terrore che potrebbe non essere scelto per la parte" continua Jackman che rivela di aver scritto un'e-mail al regista dicendo "non so se sei in contatto con altri attori, non sono il tipo che si intromette, ma mi piacerebbe avere questa parte".
Zeller conferma citando l'umiltà e l'onestà delle righe scritte dall'attore e, grazie a quella forte connessione che ha percepito tra Jackman e il Peter della storia, all'ottavo minuto del loro primo incontro su Zoom la parte era stata assegnata. "Ho capito che Hugh si sarebbe inoltrato in quei territori emotivi con verità e sincerità e così è stato".
In una scena del film Hugh Jackman incontra suo padre, interpretato da Anthony Hopkins. "Quella scena è magnificamente scritta e io ero incredibilmente nervoso di lavorare con un titano come lui, che ho ammirato per molti molti anni. L'esperienza sul set con lui è stata fantastica, aveva la curiosità che ha uno studente nell'approcciarsi a un personaggio. È un uomo pieno di gioia, entusiasta come un bambino". In questo frangente della conferenza interviene Vanessa Kirby che guarda Jackman: "Ho detto la stessa di te dopo aver lavorato con te". "Florian è un maestro del non detto, delle cose inconsce e represse, e ciò che è stimolante nelle dinamiche di lavoro di un gruppo è la difficoltà di questa distorsione, dell'incapacità di parlare di cose che i personaggi nemmeno sanno di avere dentro" prosegue Kirby, "e questo processo lo si osserva in tempo reale, quindi ho scoperto quanto sia dolorosa l'inesperienza di un personaggio che non può comunicare il suo disagio". L'attrice definisce bellissimo il lavoro fatto nel cogliere quelle parti represse e di quanto sia stata per lei una lezione vedere al lavoro i suoi colleghi.
Laura Dern si unisce agli elogi nei confronti del regista e dice che "per me è stato un privilegio essere guidata dalla saggezza di Florian nel raccontare l'amore di un genitori che si esprime in modo così bello attraverso la sua ansia. Quando eravamo nel suo ufficio a parlarne, mi disse che questo era l'amore di una madre attraverso il suo respiro, le sue cellule, la connessione generazionale nel dramma e nel dolore. L'avrei vissuto anche io senza accorgermene, non solo nella sua scrittura intelligente ma grazie alla sua direzione sul set. Siamo stati molti fortunati!. La sensibilità del 20enne Zen McGrath irrompe quando spiega che il malessere del suo personaggio è dovuto alla personale frustrazione che ha nel non sapere cosa fare, soffrendone. "L'isolamento e la confusione nel quale si trova sono stati sufficienti perché trovassi il suo dolore", dice il giovane attore.
Hugh Jackman: "Dopo The Son ho cambiato approccio nel modo di essere genitore"
"C'è questa battuta nel film: l'amore non è sempre sufficiente. Tutti in questa storia amano così tanto da sentirsti impotenti a un certo punto". Hugh Jackman riprende la parola e parla della sua esperienza genitoriale.
"Per crescere un bambino, per tutti noi, serve un villaggio. Non bastano una madre e un padre, servono amici, supporto, una comunità... tante persone che possano guidarci in questo percorso. Il film ci mostra quanto isolati possiamo diventare, specialmente con un disagio mentale. C'è vergogna, c'è senso di colpa, c'è un'intenso desiderio di mettere a posto le cose che percepiscono un padre o una madre. Qui si scopre la nostra impotenza e in questo mi immedesimo in quanto genitore. Ammettere la propria vulnerabilità può davvero portare a capire e empatizzare con le persone intorno a noi, di mettersi nei loro panni, e raggiungere così l'onestà. In tanti anni il mio lavoro di genitore era quello di apparire forte, indipendente e mai preoccupato e senza voler appesantire i miei figli. Questo film ha cambiato il mio approccio, condivido la mia vulnerabilità con i miei figli di 17 e 22 anni. E loro provano sollievo quando lo faccio."
"The Son ci ricorda di non avere preoccuzioni quando siamo soli. Che siamo tutti sulla stessa barca. Che la questione dei problemi mentali è ovunque nel mondo", conclude l'attore. Qui sotto il trailer di The Son.
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