10 anni senza Lucio Dalla. 10 anni senza il talento di questo poliedrico artista, che non è stato solo musicista, compositore e cantautore di canzoni entrate nella storia della musica, ma anche attore, scat-man, clarinettista jazz, personaggio e uomo di enorme generosità, al tempo stesso popolare e innovatore. Capace dopo tanti anni di divertirsi, a divertirci ancora, facendo il suo bellissimo mestiere. A pensarci non sembra ancora vero, ma per fortuna, a colmare il vuoto enorme della sua assenza, arriva adesso dalla natìa Bologna, nei prestigiosi spazi espositivi dell'Ara Pacis di Roma – dove si fermerà dal 22 settembre al 3 gennaio, prima di ripartire per Napoli e poi Pesaro e Milano - la mostra “Lucio Dalla – Anche se il tempo passa”, a cura di Alessandro Nicosia, cui si devono alcune delle esposizioni celebrative più belle degli ultimi anni (Alberto Sordi e Vittorio Gassman tra le tante), col determinante apporto della Fondazione Lucio Dalla. Una mostra grandiosa, commovente, viva e aperta a tutti, con percorsi speciali per ipovedenti e sordi, in un'inclusività che Lucio Dalla avrebbe tanto apprezzato. A ricordare l'artista all'inaugurazione per la stampa, erano presenti tanti amici storici, in primis Renzo Arbore e Carlo Verdone che hanno raccontato la loro amicizia e divertenti aneddoti che li hanno visti protagonisti assieme a lui.
Lucio Dalla: il ricordo di Carlo Verdone e Renzo Arbore
Carlo Verdone ha ricordato il loro incontro per Borotalco, l'iniziale diffidenza di Dalla, che però aveva apprezzato i suoi primi due film a episodi e portò fortuna, e la sua musica, a questo suo primo progetto con un personaggio unico, che finì per trasformarsi nella sua consacrazione come regista e attore. Verdone, che ha lasciato brevemente per rendere omaggio all'amico la preparazione del suo nuovo film, ricorda quando vent'anni dopo il film suonò la batteria in una reunion televisiva con Lucio Dalla ed Eleonora Giorgi vent'anni dopo il film (il filmato è visibile nella mostra). “Non avevo il ritorno e non sentivo niente – ha detto – quindi accompagnavo seguendo il labiale di Lucio. Se lui avesse cambiato qualcosa, sarei andato immediatamente fuori tempo”. E racconta anche di come Dalla si arrabbiò e lo chiamò quando vide che nei manifesti del film il suo nome era più grande del titolo e di quello degli attori, ma dopo averlo visto ed essersene commosso e innamorato in una sala bolognese strapiena, dove lo vide sdraiato per terra, gli telefonò per ringraziarlo dell'omaggio.
Renzo Arbore ha conosciuto Lucio Dalla da bambino. Per lui era solo il figlio della modista, la signora Melotti, che nelle estati a Manfredonia arrivava a casa Arbore con un sacco di valigie colme di vestiti, con sommo dispiacere di papà Arbore che doveva poi pagare i conti. La modista arrivava con il figlio di 8 anni, un bambino pestifero di nome Lucio a cui il povero Renzo doveva fare da baby-sitter mentre la mamma esaminava le ultime novità da Bologna. Tanti anni dopo, i due si ritrovarono, uniti dalla comune passione per il clarinetto. Da allora Arbore ha invitato l'amico in tutti i programmi che ha realizzato. Di lui apprezzava non solo la generosità, ma anche la fantasia sempre in moto, la sua capacità di scrivere canzoni serie e bellissime e pezzi buffi come una delle sue prime canzoni, dedicata all'amico Bonetti (lo stesso che ritroveremo in Disperato Erotico Stomp). E ancora il comune amore per Napoli (terza città del cuore di Dalla, dopo Bologna e Roma, in cui visse a lungo in Vicolo del Buco a Trastevere) e la canzone napoletana: “A confronto di “Era di maggio” - diceva Lucio Dalla – "Let It Be" dei Beatles è un jingle pubblicitario”.
Lucio Dalla – Anche se il tempo passa: la mostra
Per nostra fortuna, Lucio Dalla era uno di quelli individui che non buttano via niente, come pure gli amici e i genitori. Ci sono dunque, nelle sezioni della mostra - Famiglia/Infanzia/Amicizie, Inizi musicali, Dalla si racconta, Il clarinetto, Il museo Lucio Dalla, la sua musica, il cinema, il teatro, la televisione, Universo Dalla, Dalla e Roversi, Dalla e Roma - pezzi davvero rari e assolutamente mai visti. Come i giocattoli con cui giocava da bambino (incluso un Topolino d'epoca, rarissimo), ma anche quelli di cui si circondava da grande, le sue foto da bambino prodigio che si esibiva a teatro, le immagini dell'infanzia coi genitori e gli amici, riconoscibile e istrione anche da piccolo. E ancora i dischi d'oro e di platino, le corrispondenze, i testi delle canzoni, gli strumenti, i vestiti e la sua collezione di berretti e cappelli, i pellicciotti che amava portare... Lucio Dalla col suo sorriso, la sua voce, la sua aria da eterno bambino o folletto, balza vivo da ogni angolo. E c'è il Dalla collezionista di opere d'arte e protagonista di bellissimi ritratti. E la musica, ovviamente, è ovunque.
Lucio Dalla e il cinema
La mostra espone anche i manifesti di alcuni dei molti film interpretati da Lucio Dalla, la cui ultima apparizione sul grande schermo è stata nei panni di Sancho Panza, che ha interpretato nel 2006 accanto a Peppe Servillo nel Quijote di Mimmo Paladino (ma ha dato anche la voce al Pescatore Verde nel Pinocchio animato di Enzo D'Alò). Lucio conosceva praticamente da sempre il concittadino Pupi Avati, che alla loro amicizia aveva dedicato anche il film Ma quando arrivano le ragazze?. Con la consueta sincerità il regista emiliano ha dichiarato scherzando (ma non troppo) di averlo a lungo odiato e di aver avuto una volta la tentazione di buttarlo giù dal tetto della Sagrada Familia, a Barcellona: erano infatti entrambi suonatori di clarinetto, ma mentre Avati si sforzava e studiava, senza riuscire a elevarsi dal rango di capace dilettante, Lucio, baciato dal genio della musica, riusciva senza sforzo alcuno a esprimere il proprio immenso talento. Ma se la musica li aveva divisi, il cinema li riunì, tanto che nel 1975 gli aveva affidato un ruolo in La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone. I primi autori a utilizzarne sul serio la straordinaria fisicità erano stati però i fratelli Taviani, che addirittura nel 1967 ne avevano fatto uno dei protagonisti de I sovversivi (nella foto in bianco e nero). Il suo era il ruolo di Ermanno, un laureato in filosofia che all'indomani dei funerali di Togliatti rompe col suo passato. Il film raccontava un'Italia molto diversa da quella attuale, di cui il volto di Lucio esprimeva alla perfezione gli umori, la voglia di cambiamento e ribellione. Certo, anche lui aveva dovuto pagare la tassa del cinema popolare con gli immancabili musicarelli, in cui era sempre figura incongrua e simpatica. Era dunque apparso in film come Altissima pressione, dove era protagonista il suo grande amico Gianni Morandi, Per un pugno di canzoni e Rita nel West con Rita Pavone. Nel 1968 era stato anche il cantante e narratore di Franco, Ciccio e le vedove allegre di Marino Girolami, e nello stesso anno aveva fatto parte del cast del film generazionale I ragazzi di Bandiera Gialla. E lo troviamo anche in Amarsi male di Fernando Di Leo. Col cinema aveva poi chiuso, ed è un peccato, per dedicarsi alla sua passione prevalente, la musica. Al cinema di questo artista a 360 gradi, restano oggi, oltre alle apparizioni citate, il grande omaggio di Eleonora Giorgi e Carlo Verdone in Borotalco, e le sue indimenticabili canzoni, una delle quali, "Futura", è apparsa addirittura in un film americano, Ti amerò... fino ad ammazzarti di Lawrence Kasdan.
Ricordiamo dunque le date di “Lucio Dalla – Anche se il tempo passa” al museo dell'Ara Pacis dal 22 settembre 2022 al 6 gennaio 2023, tutti i giorni, dalle 9.30 alle 19.30. Un appuntamento a cui non potete mancare, perché Lucio vi aspetta sorridente ancora una volta.
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