“Questo è un film che ho sempre pensato come crepuscolare, con protagonista un Maigret quasi alla fine della sua carriera, che si è messo tanto dietro alle spalle, un Maigret stanco, molto umano”, dice Patrice Leconte, loquace e cordiale come sua abitudine, collegato via Zoom con la stampa italiana. “È un Maigret che non ha più una gran voglia, il contrario di un supereroe, e questo lo rende molto umano. Questa sua umanità, e l’umiltà del riconoscere di non possedere la verità, mi toccano profondamente”.
Il Maigret di Patrice Leconte, che vedremo al cinema dal 15 settembre, nasce dalla voglia che lui e lo sceneggiatore Jérôme Tonnere avevano di confrontarsi con la figura del commissario creato da Georges Simenon per restituirgli “dignità cinematografica”.
“Ho sempre amato Maigret e Simenon”, racconta il regista francese, che in passato aveva già basato il suo L'insolito caso di Mr. Hire su un romanzo dello scrittore. “Mia nonna materna, con cui passavo le estati, era molto appassionata di quei libri, anche io li leggevo e li adoravo, anche se li consideravo letteratura un po’ facile. Mi sbagliavo. Gli occhi me li aprii il mio professore di filosofia al liceo, quando l’ultimo anno ci disse che per lui il più grande filosofo contemporaneo era Georges Simenon”.
Con Tonnere, quindi, Leconte ha riletto molti dei romanzi del commissario, alla ricerca di quello giusto per una trasposizione cinematografica, con un vincolo preciso: un ambientazione parigina. “È stato Jérôme ha suggerirmi “La giovane morta” (edito in Italia da Adelphi, come quasi tutte le opere di Simenon), che ho ho quindi letto e adorato, perché nel libro c’è una carica emotiva molto forte, e si racconta un’indagine diversa dalle altre. Mi appassionava che nel libro Maigret fosse un po’ stanco e trivasse nuovo entusiasmo per il suo mestiere, ma non tanto per scoprire un colpevole, quanto per conoscere l’identità di una vittima. D’altronde, anche lui aveva perso una figlia che avrebbe avuto la stessa età della ragazza morta del libro.”
Anche Gerard Depardieu, che Leconte ha voluto nei panni di Maigret, ha perso un figlio, e il regista ha raccontato di percepire chiaramente una commozione particolare in alcune scene del suo film da parte dell’attore, sapendo bene cosa poteva lavorare dentro di lui.
Ma, secondo Leconte, sono tanti i punti di contatto tra Depardieu e Maigret: “Come Maigret, Gerard è imponente, voluminoso, schivo. Anche lui è silenzioso ed è un grande osservatore: ha occhi come raggi laser che vedeono tutto, e lui lui si interessa di tutto quando si appassiona ed è motivato, rivelando una disponibilità davvero incredibile. Spesso ho pensato come fosse possibile che nessuno avesse mai proposto quel ruolo a Depardieu”.
Quando è stato lui, Leconte, a parlare del film a Depardieu, l’attore ha detto subito di sì, senza nemmeno voler leggere il copione, perché anche lui adora Simenon. “Quando poi ha letto la sceneggiatura mi ha detto ‘vedi che avevo ragione a dirti di sì?’”, ha raccontato il regista. “Sul set Gerard è stato straordinario. Io non amo fare molti ciak, e nemmeno lui, e spesso per noi è stata buona la prima. Ed è incredibile vedere come in un battito di ciglia passa dallo scherzare con tutti sul set a entrare completamente nel personaggio una volta che si inizia a girare. Lui dice che per concentrarsi ha bisogno di essere deconcentrato”.
Questo film in cui, dice Leconte “ci sono tante cose che mi appartengono, come i silenzi e le emozioni, ma nel quale mi sono preso grandi libertà rispetto al testo di Simenon”, dura un’ora e mezza, che è una durata aurea sempre meno rispettata nel cinema contemporaneo. “Amo i film corti e in più Simenon è un maestro della misura breve, conciso e essenziale”, spiega il regista. Per lo stesso motivo, non lascia speranze a chi aveva sognato un nuovo film di Maigret con Depardieu: “Non girerò un altro film di Maigret, non vedo cosa potrei fare o dire di nuovo. Se lo facessi, diverrebbe una serie, ma io faccio cinema, che è un’altra cosa. Una serie non dura un’ora e mezza, e io non saprei cosa dire in un tempo maggiore”.
E che Leconte faccia cinema, lo ha confermato lo stesso Depardieu: “Mi ha ringraziato,” spiega il regista, “dicendomi che ‘quelli che ho girato negli ultimi anni sono dei film, qui invece ho fatto del cinema’”. E il feeling tra i due è confermato anche dal fatto che, dopo un film su Louis Braille che dovrebbe essere girato la prossima primavera, Leconte e Depardieu dovrebbero tornare a lavorare assieme a un nuovo progetto.
Mentre Leconte era collegato con la stampa italiana per parlare di Maigret, è giunta la notizia della morte di Jean-Luc Godard, che il regista è stato chiamato a commentare. "Godard è stato un creatore essenziale, innovatore, rivoluzionario, ben più di Truffaut e Chabrol. Ha scardinato e rinnovato le regole del cinema, i suoi film mi regalavano l'impressione e la certezza che il cinema non fosse un sogno impossibile. Godard era bizzarro caotico, tutto e il contrario di tutto. Aveva novantun anni: i registi muoiono ma rimangono i loro film.
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