mercoledì 31 luglio 2019

Spider-Man: Far from Home

È la gita scolastica la metafora perfetta attraverso la quale tentare di cominciare a comprendere il funzionamento del meccanismo spettacolare di Spider-Man: Far from Home.
La gita come presa di distanza dai problemi della vita di tutti i giorni, come infrazione alla norma delle abitudini e possibile accesso a un tempo e a uno spazio altri, in cui tutto possa essere possibile.
Prima di tutto: il riposo.
Così non stentiamo a immaginare come gli sceneggiatori del film, sfiancati dal Tour de force degli ultimi due capitoli della serie degli Avengers che li hanno obbligati a lavorare di incastro tra storie, mondi e complicazioni sentimentali, abbiano colto la palla al balzo per prendersi una saporita vacanza in una storia facile facile, da portare a casa con quattro battute in fila: quella di una gita scolastica appunto.
Sicché puntato a caso sulla cartina geografica il dito, e uscite Venezia, Praga e Londra dal veloce sorteggio delle mete turistiche da visitare (pagati perché si gira un film), gli autori del film si sono solo limitati a imbastire i vari pezzi di stoffa della tuta del supereroe più simpatico dell'universo Marvel col poco filo di qualche rada connessione logica, consapevoli che, nell'universo del cinefumetto poi basta un aereo supersonico a passare da un ambiente all'altro.

Ed ecco qui, alla fine il prodotto di tanta operazione culturale: un film di poco peso, tutto concentrato a far volare il ragnetto, amico di quartiere, tra palazzi che cadono e palle infuocate, tra mostri acquatici e minacce degne degli Avangers più scafati, ma con la sola intenzione di finire la vacanza in santa pace, corteggiando l'amore di una vita. E poco importa che nelle valigia dello zio, la cui morte aveva dato il via alla mission dell'eroe, lui la tuta nemmeno avrebbe voluta mettercela, perché basta una telefonata di Nick Fury a rimettere il tessitele in carreggiata a vedersela con un nemico nuovo e assai temibile: Mysterio.
In questo clima di disimpegno che del personaggio va a cercarsi solo i lati effervescenti e mai, neanche solo per un momento, il lato pensoso (le parentesi di elaborazione del lutto di Iron Man sono lì per mero dovere contrattuale e poco danno profondità a un personaggio solo ormoni e simpatia) passa quindi in secondo piano anche l'idea che l'arcinemico di turno, uno che la minaccia la mima soltanto con tripudio di effetti speciali, avrebbe potuto essere, in altre mani, una metonimia del cinema supereroico, come pure spunto di riflessione sui governi che campano sul senso di minaccia sapientemente instillato nei loro stessi cittadini.

Tutto invece corre veloce, in Spider-Man: Far from Home. Come la spuma che impennacchia la gara dell'onda di mare che anela tuffarsi nella sabbia. Ma tutto è evanescente, tutto tende al grado zero di una narrazione senza preoccupazioni, che si limiti a dare al popolo quel che il popolo vuole, un personaggio tutto brufoli e imbranataggine sentimentale, ma che, al momento giusto, sconfigge il cattivo con la forza nerd di chi mena poco, ma sa calare giù l'idea giusta al momento giusto.
Sicché il film non annoia e diverte pure un poco, ma resta capitolo inerte nel composito mondo del Marvel Cinematic Universe. Sta lì preoccupato solo dell'incasso e di ottenere il più possibile col minimo dello sforzo.
Sarà anche per questo che Jake Gyllenhaal, altrove attore sottile, qui annaspa in un personaggio vagamente inutile anche sul piano delle motivazioni. Mentre è sempre superbo Tom Holland, un attore tanto bravo che, siamo certi, si stancherà prima o poi di giocare con un personaggio che, sulla carta, gli dà spazio a così poche sfumature.

Se il film regge non è quindi per gli effetti speciali, debolucci questa volta. Né per il divertimento spalmato a profusione che diventa indigesto se non lo vari ogni tot con qualche nota amara. Ma solo per l'attore che davvero ci sembra come il personaggio che in una scena del film se ne sta lì, con la tela ragnesca dei suoi sogni, a tentare di fermare il crollo dei palazzi di una Venezia con una nuova geografia interna (ah, i poteri del cinema che spostano piazze e chiese solo per trovare scorci più belli del vero!).
Solo lui vale veramente il prezzo del biglietto. Il resto è paccottiglia alzata di valore al suono dei dollari di una produzione (sempre a metà, per questioni di diritti, tra Marvel e Sony) che passa, a fine film, con tanto di cappello in mano a raccattare uno degli incassi più alti, ahinoi, degli ultimi tempi.

(Spider-Man: Far from Home); Regia: Jon Watts; sceneggiatura: Chris McKenna, Erik Sommers; fotografia: Matthew J. Lloyd; montaggio: Dan Lebental; musica: Michael Giacchino; interpreti: Tom Holland, Jake Gyllenhaal, Zendaya, Cobie Smulders, Marisa Tomei, Jon Favreau, Samuel L. Jackson, Michael Keaton, Angourie Rice, Remy Hii, Martin Starr, Numan Acar, Tony Revolori, Jacob Batalon, Hemky Madera, J.B. Smoove; produzione: Sony Pictures Releasing, Columbia Pictures Corporation, Marvel Studios; distribuzione: Sony Pictures Italia/Warner Bros. Pictures Italia; origine: Usa, 2019; durata: 129'



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