martedì 19 dicembre 2017

Winston Churchill: l'uomo che con la forza delle parole superò L'ora più buia

Joe Wright ama la storia e la letteratura del suo Paese, l’Inghilterra. Scorrendo la sua filmografia troviamo confermata la sensazione di un londinese che riconosce nel passato germi vitali per comprendere la contemporaneità. Fattosi conoscere, poco più che trentenne, per adattamenti in costume molto amati come Orgoglio e pregiudizio e Espiazione, ha scelto ora di portare sul grande schermo uno dei personaggi cruciali della storia del XX secolo, in uno dei momenti decisivi della Seconda guerra mondiale. L’ora più buiaquale titolo più indicato per raccontare le prime settimane alla guida del governo britannico di Winston Churchill, destinato a diventare un’icona assoluta, con il suo broncio, sigaro in bocca, cappello e qualche aforisma pronto a esplodere con sarcasmo misto a saggezza. Ma Wright ci propone di seguirlo prima che questa figura diventasse eroica, lungo gli angusti corridoi del 10 di Downing Street, ufficio del primo ministro, o nei bui corridoi dei rifugi antiaerei e del gabinetto di guerra. Quello che emerge è l’uomo Winston Churchill, in preda a ragionevoli dubbi che lo attanagliano, ma non lo fanno deviare dalla sua convinzione sempre più granitica tanto quanto confermata dalla realtà e dall’approvazione dei suoi concittadini, che fosse impossibile trattare con Hitler.

A partire dalla vigilia della Seconda guerra mondiale si intensificarono le discussioni, anche brutali, all’interno del governo britannico guidato da Neville Chamberlain. Quest’ultimo fu il principale artefice del disastroso accordo di Monaco, cadendo a piedi uniti nella trappola nazista e credendo alla possibilità che si fermassero dopo l’annessione al Reich dei territori cecoslovacchi abitati dai Sudeti, di cultura e lingua tedesca. La sua politica di appeasement, di pacificazione, entrò in crisi e in tutta urgenza, il 10 maggio 1940, Churchill fu chiamato a guidare il governo. Proprio nel giorno in cui la Germania diede il via alla sua Blitzkrieg - guerra lampo - contro la Francia, con la prima operazione di invasione di Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e, appunto, della stessa Francia.

A interpretarlo uno straordinario Gary Oldman, capace di entrare nei suoi voluminosi panni con assoluto trasporto e credibilità, senza renderlo una sterile macchietta. Uomo di un’altra era, di famiglia nobile, nato nel 1874 nei possessi di famiglia dell’Oxfordshire, Churchill aveva 65 anni quando finalmente coronò il suo sogno di ambizioso uomo politico del partito conservatore: guidare il governo di sua maestà. Non tutti, anzi diciamo pure in pochi, lo ritenevano adatto al compito, ma i giorni erano disperati. Poche settimane e le truppe britanniche, insieme a molte francesi, furono schiacciate sulle spiagge di Dunquerque, come mirabilmente raccontato in un'apprezzata sequenza di un altro film di Joe Wright, Espiazione. 300.000 soldati - il grosso dell’esercito - bloccati sul continente, fitte trame di politica interna, lo scetticismo del Re Giorgio VI: la situazione era veramente drammatica e le pressioni per negoziare una pace con i nazisti, salvando il popolo da una guerra sanguinosa, enormi. Joe Wright tratteggia con abilità questi dubbi, delineando una figura discreta e carismatica, quella della moglie da 31 anni, l’adorata Clemmie, interpretata da Kristin Scott Thomas

Un casuale, ed esilarante, viaggio in metropolitana, breve quanto signficativo, sembra mettere un sigillo a quel patto fra l’anziano politico e il suo popolo, destinato a durare solo per gli anni della guerra, ma consolidato post mortem dallo status di icona e mastino della lotta anti nazista. Proprio il dialogo, le parole d'appello per una lotta in nome dei propri ideali, diventarono la chiave per convincere colleghi deputati e la nazione tutta di come fosse, sì, un’ora buia, ma anche un’ora in cui non mollare. A raccogliere queste parole la sua segretaria, dattilografa abile, nel film incarnata della Lily James lanciata dalla serie tv Downton Abbey.

Un titolo che richiama le parole pronunciate, ventitré anni dopo, da John F. Kennedy, un grande ammiratore di Churchill: “Nel buio del giorno e della notte, quando la Gran Bretagna si trovava sola, e molti uomini disperavano sulla salvezza dell’Inghilterra, ha dato la scossa con le sue parole e li ha spinti a combattere. La qualità incandescente delle sue parole illuminò il coraggio dei suoi compatrioti”. È d'accordo lo sceneggiatore del film, Anthony McCarten, che ricorda come “le parole possono, e devono, cambiare il mondo. Esattamente come è successo con Winston Churchill nel 1940”. Un pugno di giorni, quelli dal 10 maggio al 4 giugno, in cui “Winston ha trasformato il carbone in diamanti”. Il cuore della sceneggiatura è costituita, infatti, da tre discorsi scritti e pronunciati dal primo ministro in quel periodo, in cui riuscì a unire una nazione, convincendola a lottare per frenare la furia nazista e cambiare il corso della storia mondiale.

L'ora più buia sarà nei cinema italiani dal 18 gennaio 2018



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