venerdì 22 dicembre 2017

The crown (Stagione 2) - Teste di Serie

"Questa razza d'uomini fortunati, questo piccolo mondo. Questa aiuola beata, questa terra, questo reame d'Inghilterra..."

Si riaprono le regali porte di Buckingham Palace e le molte tonalità di grigio della patria inglese vengono rischiarate dal calore e dall'aristocratico sfarzo di gioielli e raffinate vesti, eleganza e garbo. Ma non è oro tutto ció che risplende: l'accecante e utopistica bellezza non potrà mai coprire il cigolio dei cardini arruguiniti del palazzo della regina.

Peter Morgan, sceneggiatore e showrunner di The crown, torna a far capolino tra i labirintici corridoi di corte, osservato di sfuggita da muta servitú, tendendo l'orecchio verso quei mugugni e fissando lo sguardo scevro di facile retorica sui capricci degli altissimi esponenti dell'aristocrazia britannica, intrappolati, loro malgrado, in un finto Eden da cui non vogliono o non possono fuggire. Ora che la regina Elisabetta (eccezionale Clare Foy!) sembra aver preso dimestichezza con il glorioso e ‘infernale' ruolo affibbiatole quasi per caso dall'abdicazione di suo zio dopo la morte del padre e re Giorgio VI (Jared Harris), la sovrana affida le cure del regno a un nuovo governo, capeggiato dal primo ministro Anthony Eden (Jeremy Northam), successore di quel Winston Churchill che tanto celebre rese la sua patria; ma a seguito della scellerata gestione dell'affaire del canale di Suez, il primo ministro é costretto a rinunciare al proprio titolo (più per vergogna e codardagine, che per ordini impartiti dall'alto) e viene sostituito da Harold MacMillan (Anton Lesser), uomo risoluto e devoto alla regina, martoriato da un matrimonio fallito e da un'insostenibile paura di fallire.

Ciò che differenzia questa seconda stagione di The crown risiede nella scelta di Morgan di staccarsi quanto basta dagli affari esteri della regina Elisabetta, per focalizzarsi maggiormente sugli intricati rapporti interpersonali che hanno minato per anni l'armonia famigliare. Gli eventi storici come il fallimento del governo sulle trattative coloniali del canale di Suez, gli affettati rapporti tra il regno e il governo ghanese e la relazione non idilliaca con la first lady Jaqueline Kennedy, poi addolcita nel momento più nero della storia americana degli anni Sessanta, culminata con l'assassinio di John Fitzgerald Kennedy, fungono da fulgido e schietto contesto per ciò che a Morgan interessa davvero: far luce senza timori sui farraginosi rapporti tra i vari membri della famiglia, scandagliandone a fondo il passato e mettendone alla berlina i molti vizi e le poce virtù.

Su tutti il principe Filippo (un ancor piú cinico e incupito Matt Smith), indomito leone ingabbiato e costretto a ruggire nell'ombra della regina sua moglie, personaggio ambiguo per natura, poiché alla continua ricerca di sfoghi effimeri che gli consentano di imporre la propria vacua identitá, minacciato da un passato come membro di una famiglia filo-nazista e, per tale motivo, salvato dal solo seppur spesso precario amore che lo lega a sua moglie Elisabetta; parallelamente si divincola la principessa Margaret (Vanessa Kirby), tra illusioni e scatti d'ira, alla ricerca di un salvifico rapporto sentimentale che possa dar lustro e prestigio al proprio ruolo all'interno della famiglia (solamente appagato dal matrimonio con Antony Armstrong-Jones, fotografo donnaiolo e dal vulcanico e indomito carattere, impersonato con ardore da Matthew Goode): entrambi sembrano appassire giorno dopo giorno all'ombra della regina, figura secolare che attira per sua stessa natura ancestrale gli sparuti raggi di sole londinesi, icona di perfetta armonia tra immaginazione e realtá, fittizio baluardo di un benessere idilliaco e simbolica ancora di salvezza per il popolo inglese e la corte tutta. E in questo incedere narrativo, Morgan esalta ancora una volta e con maggior decisione, la forza e la saggezza di Elisabetta non in qualità di regina, ma di donna, madre e sorella, anello indistruttibile di una catena indebolita da stantie tradizioni e irritanti individualismi.

In questa seconda stagione The crown sveste parzialmente i suoi abiti regali da racconto storico, per mostrare in tutta la sua intimità i lineamenti di romanzo corale e di formazione famigliare (ne é la prova lampante il nono episodio, in cui l'ingresso del principino Carlo nella scuola dove si formó suo padre Filippo viene narrato in parallelo con frammenti di flashback dello stesso principe in gioventù). Tale inclinazione verso una narrazione che predilige l'introspezione al mero racconto storico definisce con determinazione la qualitá di uno show che, nel corso degli ultimi anni, non solo ha raccolto orde di proseliti con estrema e giustificata facilitá (impreziosita da una messa in scena di rara e raffinata bellezza e qualitá), ma si é assicurato senza riserve un posto nella sala del trono delle migliori serie televisive del momento e, si spera, a venire. Ancora una volta, Netflix ringrazi la regina.

(The crown); genere: drammatico, storico; sceneggiatura: Peter Morgan; stagioni: 2 (in attesa); episodi seconda stagione: 10; interpreti: Claire Foy, Matt Smith, Vanessa Kirby, Eileen Atkins, Jeremy Northam, Matthew Goode, Anton Lesser, Michael C. HallJodi Balfour, Pip Torrens, Will Keen; produzione: Left Bank Pictures, Sony Pictures Television Production UK; network: Netflix (U.S.A., 8 dicembre 2017), Netflix (Italia, 8 dicembre 2017); origine: U.S.A., 2017; durata: 60' per episodio; episodio cult seconda stagione: 2x09 - Paterfamilias (2x09 - Pater familias); 2x10 – Mistery man (2x10 - L'uomo del mistero) [ex aequo]



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