La figlia della memoria
di Adele Desideri
(Moretti&Vitali 2016, prefazione di Davide Rondoni, nota critica di Franco Loi)
Sinossi
Ci sono vite che scorrono lisce, senza increspature, senza traumi significativi, fin dal loro inizio. Quella di Andreina non è così: non è una vita facile. A partire dall'infanzia, diverse, ingrate esperienze mettono a dura prova la sua integrità, la sua salute mentale: una madre fredda, distante, uno zio fin troppo affettuoso, che la circonda di attenzioni pericolose… C'è anche qualche episodio felice, come quello dell'amore, tenero e infantile, per il cugino Rinaldo… E' in questo periodo, però, che accadono i primi fenomeni preoccupanti. Andreina, a letto, nella sua casa prospiciente il Tuscania - il rinomato ristorante dei nonni paterni dove tutta la famiglia lavora - ha uno “sdoppiamento”, si vede “da fuori”, si percepisce come altro da sé, e tutto ciò la atterrisce. I fenomeni psichici di rilievo (manie, ossessioni: il bisogno compulsivo di pulire i giocattoli, meticolosamente, con l'alcool, il rapporto “umanizzato” con Poldina, l'adorata bambola, trattata come fosse una vera bimba, il terrore dei morti, del buio, dei ladri…) convivono con le precoci esperienze erotiche della ragazzina, anche di carattere etero-affettivo. Tutto è precoce, in effetti, in Andreina: perfino la passione per i libri, per la lettura, per la scrittura. Come quella, purtroppo, per l'alcool, che marchia la protagonista fino all'età adulta. La sua vita, così, continua a svolgersi a scossoni, tra le vacanze nella casa in Sardegna, i ricordi del nonno Giacomo che salvò molti ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale; il trasferimento da Torino a Milano, dove Andreina inizia a studiare musica, frequenta il Liceo Beccaria (nei tumultuosi anni Settanta, trafitti dalla tragedia del terrorismo), e va infine a convivere con Valerio, travolta da una grande passione d'amore: deludente, però, perché Valerio la abbandona in modo brusco e irragionevole. E, ancora, il tentato suicidio, il ricovero in una clinica psichiatrica, una violenza sessuale subita da parte di un amico - ennesimo trauma, ennesima mortale delusione. Infine, l'incontro salvifico con Don Bernardo, che riesce a farla ospitare, dopo la disintossicazione dalla droga e dall'alcool, da una brava e accogliente famiglia. Ma soprattutto l'incontro con una dimensione diversa dell'esistenza, una visione più spirituale - lontana dagli eccessi di una vita frenetica e priva di reti di protezione - una visione tranquilla e profondamente meditativa. Un incontro che porterà Andreina, con una decisione inaspettata, a scegliere di farsi suora, all'età di 45 anni. Suora di clausura, per tagliare fuori dalla propria vita tutte le brutture e le violenze del mondo che non hanno mai tralasciato, per quasi mezzo secolo, di tormentarla.
Nota critica di Franco Loi
L'infanzia e l'adolescenza, risorgenti in noi durante l'intera vita come un sogno, sono la radice stessa dell'esistere. Spesso non si sa dove e come si siano nascoste, se mai ci siano state. Spesso ci richiamano, in un alternarsi di luce e buio significativi. È il tempo in cui intuiamo e pratichiamo l'essenza stessa di ogni cosa e ci nutriamo della gioia e dei più profondi dolori. È anche il tempo in cui ci si guarda e si riflette: ogni istante diventa uno specchio - nei rapporti con la natura, con le persone, col nostro corpo. Non c'è nessuno a cui riferire le nostre emozioni, le esperienze. Sentiamo che non saremo capiti. Abbiamo una precoce sensazione dell'inadeguatezza degli adulti, soprattutto nelle nostre esperienze più profonde. Scrive infatti Adele: «Come avrei potuto spiegare a mamma (…) che il mio corpo era diventato “i miei corpi”: uno sopra, come una nuvola, e uno sotto, immobilizzato?». È quello anche il tempo in cui si vedono i fantasmi, si sentono le voci, si prevede il domani. Adele tratta il tutto con il distacco, e quindi l'ironia, di chi ha imparato a comportarsi in modo da non essere travolta da quelle prime umane vicende. Da questa sua ironia e dai rapporti infantili viene anche l'uso del toscano popolare che dà forma e colore a tanti passi del suo ricordare. Non a caso lei scrive che «La lingua toscana, forse più di altri idiomi materni, ti entra nel sangue attraverso il latte e ti segna a fondo». E, in un altro passo, conferma: «Avere radici toscane ha significato, per me, sapere e potere accorciare le distanze» con gli altri. Penso che qualcosa di simile possa accadere al lettore di questo libro.
Franco Loi
Milano, febbraio 2013
Adele Desideri poeta, saggista e critica letteraria, ha pubblicato i libri di poesia Salomè (Il Filo, 2003), Non tocco gli ippogrifi (Campanotto, 2006), Il pudore dei gelsomini (Raffaelli, 2010), Stelle a Merzò (Moretti&Vitali, 2013 - Rosa dei finalisti Premio Letterario Camaiore 2014); e il romanzo La Figlia della memoria (Moretti&Vitali 2016, prefazione di Davide Rondoni, nota critica di Franco Loi - segnalato al Premio Letterario Internazionale Viareggio Rèpaci 2017 e primo classificato al Premio Nazionale di Poesia e Narrativa Il Golfo 2017, La Spezia). Le sue opere - presenti in mostre, volumi storici, antologie pubblicate anche all'estero, plaquettes - sono tradotte in inglese, spagnolo, francese, arabo, russo, albanese, armeno, in giapponese da Ikuko Sagiyama. Nel 2015 è uscita la traduzione in spagnolo di Carlos Sánchez de Il pudore dei gelsomini (El pudor de los jazmines, Raffaelli), e-book. Prossima la traduzione in inglese di Stelle a Merzò, a cura di Gray Shuterland, per le edizioni Kolibris - e-book. È curatrice del volume La poesia, il sacro, il sublime (FaraEditore, 2009: atti dell'omonimo convegno svoltosi a Milano, in collaborazione con Alessandro Ramberti), del convegno Etica e bellezza e del relativo volume Etica e bellezza. Atti del Convegno. Lugano, 26 novembre 2013 (I Quaderni del P.E.N., GuaraldiLAB/EUSI, 2014). È antologizzata nel volume Poeti cristiani latini dei primi secoli. Tradotti da poeti italiani contemporanei, a cura di Vincenzo Guarracino (Mimep-Docete, Pessano con Bornago, Milano, 2017) con sue traduzioni dal latino di alcune epigrafi sepolcrali.
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