Emmit: "Sono esausto..."
Varga: "Ne sono consapevole. É un fenomeno che in natura si verifica di continuo. L'animale piú piccolo si finge morto tra le fauci del piú grande. É un istinto primordiale. In qualche modo, il cibo si rende conto di essere tale..."
Tutta colpa di un francobollo. Forse si, o forse no. Perché nella terza stagione di Fargo, serie semi-antologica (nonostante il cambio di storyline e di cast, in ogni stagione sono presenti elementi della precedente) creata da Noah Hawley (Legion) e ispirata al capolavoro noir dei fratelli Coen, la causa scatenante della mattanza che colorerá di rosso le strade innevate di St. Cloud, in Minnesota, rigurada un francobollo conteso da due fratelli: Emmit e Ray Stussy (magistralmente interpretati entrambi da Ewan McGregor, sorriso a duecento denti luccicanti per Emmit e pancione da alcolizzato e andamento trasandato per Ray), il primo un ricco proprietario di una societá immobiliare di costruzioni di parcheggi, l'altro un agente di custodia, giungono ai ferri corti per quanto riguarda un pezzettino dell'ereditá lasciata loro dai compianti genitori; Ray, fermamente convinto che il prezioso francobollo nelle mani del fratello gli appartenga, architetta assieme alla nuova fiamma e condannata in sua custodia Nikki Swango (Mary Elizabeth Winstead, nei panni di una dark lady in tutto e per tutto) un piano per rubare l'oggetto del contenzioso; ovviamente, come da copione, in Fargo il corso degli eventi prenderá una piega violenta e inaspettata e mentre l'audace e ligia agente Gloria Burgle (una Carrie Coon mai arrendevole, giá protagonista e graditissima sorpresa in The leftovers) cerca di trovare il colpevole e un senso alla scia di sangue destinata ad allungarsi, un misterioso individuo che si fa chiamare V. M. Varga (un famelico, animalesco e viscido David Thewlis, autentica superstar di questa terza stagione) inizia a prendere pian piano possesso della societá di Emmit, raggirando lui e il suo socio Sy Feltz (Michael Stuhlbarg, il protagonista di A serious man, per gli amanti dei fratelli Coen).
A partire dalla prima stagione, il leitmotiv di Fargo ha da sempre proposto un intreccio sorretto da una scrittura quasi maniacale, con l'obiettivo di lasciare volutamente i personaggi principali, quasi tutti umili e ligi al dovere (quelli buoni) o cinici e un pó disincantati (quelli cattivi), in balìa di eventi destinati a ingigantirsi oltre misura, in modo che nessuno potesse piú riuscire a porre un controllo su di essi, provando unicamente a sopravviere e a ricavare il meglio da situazioni pressoché disperate. In questa terza stagione, si evince in maniera netta la volontá di Noah Hawley di calcare la mano su questo aspetto, amplificando l'incisivitá di un antagonista inafferabile e impossibile da sconfiggere, giá dall'entrata in scena: il maelstrom di omicidi, vendette e truffe ruota tutt'introno al serpentesco V. M. Varga, personaggio amorale e spietato, esemplare metafora di un sistema cannibale e senz'anima, concetrato solo sui profitti (Varga mostra sempre i denti malcurati come una bestia feroce e tutto ció che mangia lo rigetta forzatamente subito dopo, cosí come é abituato a inglobare societá per poi rivenderle e trarne profitto, senza che queste riescano a esprimere il loro potenziale professionale), sempre in grado di porsi al di sopra della legge o in una zona d'ombra perenne in cui nessuna osa ficcare il naso, proprio perché ignaro della sua esistenza. Varga é un alieno che si esprime in un linguaggio “incomprensibile” anche per i personaggi piú facoltosi ed eruditi (Emmit e Sy), che amplifica il senso di inadeguatezza e isolamento che contraddistingue i buoni, soprattutto l'agente Gloria, troppo attaccata a uno stile di vita sobrio e modesto, lontano anni luce dalla lama avvelenata del progresso che Varga stringe tra i denti ingrigiti.
Stavolta Hawley non si limita a giocare con personaggi giá inseriti nello stesso contesto, ma si diverte nel far detonare quello stesso schema, inserendo un elemento che, in un finale sorprendete per quanto eravamo abituati a vedere nel corso delle passate stagioni, funge addirittura da deus ex machina personale: Varga é il biglietto da visita del mondo esterno, quello vero, che sfrutta e divora a piacimento tutto e tutti, compreso il micro-universo sonnacchioso della provincia americana, luogo quasi rimasto indietro negli anni (il distretto di polizia tecnologicamente arretrato) e attaccato a valori semplici e tradizionali (Gloria non vede l'ora di accompagnare il figlio alla fiera di paese). I buoni sono sconfitti in partenza, non perché deboli o rinunciatari, ma perché incapaci di confrontarsi con il mondo reale, contenti di crogiolarsi al riparo sotto la cupola della loro piatta normalitá: e cosí, come per il piccolo androide protagonista dei racconti fantascientifici del padre adottivo di Gloria, che vaga nei secoli in giro per la Terra chiedendo solo di poter essere d'aiuto, senza nemmeno comprendere cosa gli succeda intorno, i buoni possono solo provare a limitare i danni, impegnandosi a difendere gli oppressi, rinunciando a comprendere questo gioco cosí enormemente al di sopra della loro capacitá di rapportarvisi.
La terza stagione di Fargo si concentra nello smascherare la nostra inadeguatezza: siamo pesciolini rossi che nuotano inconsapevolmente in un oceano popolato da squali. É il mondo, governato dalla legge del piú forte. Siamo cibo tra le fauci della preda, in attesa di essere divorati. Ed é proprio quello che succederá. Ma nel frattempo...
(Fargo); genere: thriller, noir; sceneggiatura: Noah Hawley; stagioni: 3 (in forse); episodi terza stagione: 10; interpreti: Ewan McGregor, Carrie Coon, Mary Elizabeth Winstead, David Thewlis, Michael Stuhlbarg, Scoot McNairy, Shea Whigham, Russell Harvard, Thomas Mann, Olivia Sandoval, Scott Hylands, Graham Verchere, Andy Yu, Hamish Linklater; produzione: FX Productions, The Littlefield Company, MGM Television; network: FX (U.S.A., 19 aprile-21 giugno 2017), Sky Atlantic (Italia, 8 maggio-10 luglio 2017); origine: U.S.A., 2017; durata: 60' per episodio; episodio cult terza stagione: 3x08 – Who rules the land of denial?
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