venerdì 23 giugno 2017

American gods (Stagione 1) - Teste di Serie

"Gli dèi sono reali solo se credi in loro!"
- Mr. Wednesday/Odino

Chi ha detto che gli dèi non esistono? Per chiunque fosse ancora scettico al rigurado (e non avesse ancora letto lo strepitoso romanzo di quel genio di Neil Gaiman), ci pensa il network Starz a introdurre nella mitologia televisiva moderna una pletora di esseri divini, creature leggendarie e antieroi dal passato tormentato a fungere da pedoni in uno scacchiera sconfinata e infuocata.

American gods nasce dalla determinazione della FremantleMedia di voler riprendere un'idea di progetto precedentemente abbandonata dalla HBO, per svariate problematiche riguardanti l'adattamento dal romanzo di Gaiman, unita alla penna istrionica e al coraggio di sperimentare nuove impalcature narrative di Brian Fuller (Heroes, Hannibal e presto alle prese con Star Trek: Discovery) e Micheal Green (applaudito per la sceneggiatura dell'ottimo Logan – The Wolverine, Alien – Covenant e pronto al botto dell'attesissimo Blade Runner 2049).

La serie presenta un incipit che ricalca in maniera quasi pedissequa quello del romanzo, procedendo presto verso una rielaborazione piú personale della storia: il detenuto Shadow Moon (Ricky Whittle), arrestato per aver tentato di rapinare un casinó, viene rilasciato con qualche giorno d'anticipo a causa dell morte della moglie Laura (Emily Browning) per colpa di un incidente stradale; in viaggio verso casa, Shadow incontra un distinto ed enigmatico personaggio che si fa chiamare Mr. Wednesday (uno Ian McShane in forma smagliante, dallo sguardo penetrante e sornione) che lo convince a lavorare come sua guardia del corpo; quando Shadow accetta di lavorare per lui (deluso dall'aver scoperto che la moglie Laura lo tradiva con il suo migliore amico, anch'egli vittima dello stesso incidente stradale), i due intraprenderono un viaggio verso il Winsconsin, ma presto Shadow capirá che il suo nuovo datore di lavoro non é chi dice di essere e che in gioco, ormai, ci sono forze cosí potenti e antiche da annichilire ogni parvenza di razionalitá.

Il punto di forza di una serie imprevedibile e affascinante come American gods risiede nei suoi personaggi e nello stile narrativo con il quale Fuller e Green scelgono di spezzare la linearitá degli eventi narrati per permettere a una semplice storia di permeare all'interno del tessuto della Storia dell'umanitá cosí come Gaiman l'ha concepita: gli antichi dèi, capitanati dal signore della guerra norreno Odino (in arte Mr. Wednesday), che ha il compito di radunarli per completare il suo esercito, devono affrontare la minaccia dell'avvento dei nuovi dèi che hanno preso possesso della volontá e delle preferenze degli uomini. Gaiman, Fuller e Green, in modo un pó provocatorio, un pó farsesco ci ammoniscono sul secondo peccato originale di fede che il genere umano sta commettendo, ovvero quello di mettere da parte (o piú semplicemente dimenticare) il valore delle antiche divinitá (nella loro accezione metaforica) e di quanto un tempo fossero importanti per la piena realizzazione della nostra individualitá e del nostro destino, qui descritti come esseri superbi ma comprensivi che operano attraverso esercizi di "do ut des" (preghiere o sacrifici in cambio di fortuna, benevolenza e benedizioni); ora Odino e le altre divinitá (ce ne sono una moltitudine, appartenenti a diverse culture, dalla dea dell'amore africana e regina di Saba, Bilquis/Yetide Badaki, al dio slavo del male Chernobog/Peter Stormare, al dio romano del fuoco e delle armi Vulcano/Corbin Bernsen, e ancora Eostre/Kristin Chenoweth, la dea germanica della Pasqua e della rinascista) devono fronteggiare i nuovi dèi che hanno assoggettato e anestetizzato l'umanità, capitanati da Media (una eclettica e sensulae Gillian Anderson), incarnazione del potere dei mass media, Technical Boy (Bruce Langley), campione dello sviluppo tecnologico e della rete e l'enigmatico Mr. World (il grande antagonista, a cui presta voce e corpo Crispin Glover), essenza della globalizzazione di massa.

American gods é, quindi, un prodigioso grido di denuncia in chiave fantasy (che attinge all'horror e alla black-comedy) che prova a metter in guardia lo spettatore dall'assimilazione e dall'influsso di massa che le tecnologie e il progresso operano sulla societá, destinata a perdere ogni briciola di umanitá e sintonia interpersonale, elementi che dovrebbero contraddistinguerci in quanto esseri senzienti in grado di scegliere in cosa o in chi credere o con chi relazionarci: l'uomo moderno, secondo Gaiman, Fuller e Green, non crede piú in nulla e in nessuno, preferendo lasciarsi trasportare dall'alta marea del perfezionismo tecnologico, ludico e frenetico, con il rischio di perdere la sua stessa individualitá, sacrificata sull'altare della moda (intesa come uniformitá di pensiero) e dell'immediatezza (i sacrifici rivolti agli antichi dèi sono la metafora di un impegno maggiore profuso per il raggiungimento di un obiettivo; ció che tecnologia e progresso ci offrono é, invece, alla portata di chiunque, ottenibile con il minimo sforzo...difatti, sia Media che Mr. World tentano di convincere Odino a unirsi a loro, desiderosi di soggiogarlo con un “aggiornamento” piú consono al profili del commercio e delle esigenze sociali moderne).

Ogni episodio di American gods si distingue per la capacitá di inserire tutti i personaggi provenienti da diversi contesti ed ere storiche, in un contesto unico (quello presente), amalgamando frammenti storiografici (il narratore onniscente é, in realtá il dio egizio Thoth/Demore Barnes, custode del sapere e della scrittura, intento nel comporre il suo grande romanzo sulla “venuta in America”) alla lineare prosecuzione dell'intreccio: in questo modo vengono presentate le antiche divinitá attraverso il racconto di storie dentro la storia, modellando un corpus unico, scevro da didascalismi e strettamente collegato con gli eventi principali, senza mai perdere di vista la riflessione critica che contraddistingue l'opera di Gaiman (come la storia dell'approdo dei primi neri destinati alla schiavitú per mano dell'uomo bianco o l'odio per i popoli emigranti in procinto di varcare il confine tra Messico e America, o ancora l'esplicito rapporto di amore quasi fisico tra il fascino del potere di Vulcano e delle sue armi sul popolo bigotto americano di provincia).

Questa prima stagione di American gods ha la capacitá di fondere intrattenimento a feroce satira sociale, attraverso una narrazione che non scende a compromessi con il politically correct, impreziosita dalla fine capacitá di fondere diversi generi e sottogeneri (oltre a quelli detti, va specificato che si tratta di un divertente road-movie). Un prodotto di indubbia qualitá in cui nessuno non puó non avere fede per le stagioni a venire.

(American gods); genere: fantasy; sceneggiatura: Brian Fuller, Michael Green, Neil Gaiman (romanzo); stagioni: 1 (rinnovata); episodi prima stagione: 8; interpreti: Ricky Whittle, Ian McShane, Emily Browning, Crispin Glover, Bruce Langley, Yetide Badaki, Pablo Schreiber, Gillian Anderson, Peter Stormare, Chris Obi, Omid Abtahi, Orlando Jones, Demore Barnes, Kristin Chenoweth, Corbin Bernsen; produzione: Living Dead Guy Productions, FremantleMedia North America, J.A. Green Construction Corp., The Blank Corporation, Starz Originals; network: Starz (U.S.A., 30 aprile-18 giugno 2017), Amazon Video (Italia, 1 maggio-19 giugno 2017); origine: U.S.A., 2016; durata: 60' per episodio; episodio cult prima stagione: 1x07 – A prayer for Mad Sweeney



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