"Non sono bravo nell'aggiustare le cose, ma sono bravo nel demolirle."
Jimmy McGill/Saul Goodman
Quando si tocca il cielo con un dito, poi si rischia di tornare con i piedi per terra. Oppure sprofondare sempre piú giu. No, questo incipit non tocca minimamente la potenza espressiva e la qualitá narrativa di Better call Saul che, piuttosto, con questa terza stagione, riesce a raggiungere un livello di semi-perfezione, forse mai raggiunto prima (semmai sfiorato piú volte).
La stagione si riallaccia con il corso degli eventi cosí come erano stati interrotti nel finale della seconda: se l'apertura in un malinconico bianco e nero dell'ormai classico flashforward sfruttato da Vince Gilligan e Peter Gould per rinforzare la narrazione post-Breaking Bad ci regala un Saul Goodman (non piú Saul Goodman) ancora schiacciato da un lavoro indesiderato in una pasticceria, incapace di reprimere gli impulsi del suo vero Io (nella scena in cui consiglia al giovane taccheggiatore di trovarsi un avvocato sono racchiuse la straordinaria verve espressiva di Bob Odenkirk, l'eccelsa bravura e attitudine di Gilligan di creare Cinema con una manciata di elementi scenici e l'amore che un fan accorto non puó non riuscire a provare per questa serie), gli eventi del passato (il presente che ci viene narrato) si concentrano sull'evoluzione del rapporto ormai conflittuale tra Jimmy e suo fratello Chuck (Micheal McKean, autoritario piú che mai). Per colpa della registrazione dell'ammissione di Jimmy sul broglio riguardante i documenti su Mesa Verde, i due finiscono a processo: va in scena Jimmy McGill vs. Chuck McGill, fratelli ormai solo di sangue, durante il quale Gilligan ci mostra di essere in grado di addentrarsi nei recessi più angusti del suo show, risfoderando quella verve legal-drama a cui tanto attingeva nel corso della prima stagione, raggiungendo in questo caso lo zenit della sua cifra stilistica, costituita da una narrazione lenta ma riflessiva, via via sempre piú incalzante e pronta a deflagrare in climax sconvolgenti (come giá accennato, il maggior pregio di Gilligan sta nel modellare Cinema di qualitá con pochissimi elementi scenici).
Al centro di questa terza stagione non c'é solo la definitiva involuzione del rapporto tra i due fratelli, perché ogni altro comprimario é costretto a intraprendere una discesa personale e professionale verso gli inferi, naturale conseguenza di scelte sbagliate e situazioni non desiderate: se da una parte Jimmy viene sospeso per un anno dall'ordine e impossibilitato a praticare, ritrovandosi senza uno stipendio e con debiti da pagare e Chuck incrina ulteriormente il rapporto che lo lega con lo studio HHM, d'altra parte assistiamo all'implosione emotiva di Kim (Rhea Seehorn), oberata da eccessivo lavoro e voglia di strafare, prossima a un esaurimento fisico e nervoso; Mike (Jonathan Banks) cede alla tentazione di mettersi in affari con il glaciale Gus Fing (Giancarlo Esposito); Nacho (Micheal Mando), stanco della testardaggine del boss Hector Salamanca (un Mark Margolis sempre luciferino), desideroso di sfruttare l'attivitá del padre del giovane per il traffico di droga, inventa una rischiosissima strategia per toglierlo di mezzo. Ecco, quindi, che tutti i protagonisti sono accomunati da un destino infausto, rei di aver oltrepassato un punto di non ritorno. Questa terza stagione ha il pregio di far emergere il lato oscuro e fragile di ognuno di loro, su tutti (chiaramente) quello di Jimmy, trasformatosi quasi del tutto nel suo alter ego sfrontato e cinico Saul Goodman, personalitá latente o, al netto di quanto visto, il vero Io dominante dell'antieroe Jimmy McGill (la truffa ai danni del gruppetto di anziane lo testimonia, ma solo in parte, considerata l'onorevole risoluzione finale).
Alte vette di intensitá drammatica vengono raggiunte nel finale, fin dal penultimo episodio, nel quale assistiamo all'incidente automobilistico di Kim, un'improvviso colpo di frusta alla lenta e accorta narrazione; il ciclo dell'inabissamento emotivo di Jimmy e Chuck si chiude nell'ultimo episodio, con un incipit che presagisce un finale infuocato e la drastica scissione del rapporto amorevole-conflittuale che ha da sempre contraddistinto i due fratelli. Vince Gilligan e Peter Gould ci ricordano ancora una volta che il destino dei protagonisti di Better call Saul é giá segnato e cosí spietato da costringerli ad abbandonarsi a vicenda: per Jimmy e gli altri comprimari la vita é sofferenza e l'unica soluzione che resta loro é quella di sopravvivere; ma per sopravvivere bisgna evolversi e quello, si, Jimmy-Saul lo ha capito da tempo.
Per Gilligan, Gould e la loro creatura (altro che spin-off di Breaking bad!) si tratta di un terzo passaggio di immane qualitá stilistica e narrativa. Grandissimo Cinema su piccolo schermo.
(Better call Saul); genere: drammatico; sceneggiatura: Vince Gilligan, Peter Gould; stagioni: 3 (rinnovata); episodi terza stagione: 10; interpreti: Bob Odenkirk, Jonathan Banks, Rhea Seehorn, Patrick Fabian, Michael Mando, Michael McKean, Giancarlo Esposito, Mark Margolis, Tina Parker; produzione: Sony Pictures Television; network: AMC (U.S.A., 10 aprile-19 giugno 2017), Netflix (Italia, 11 aprile-21 giugno 2017); origine: U.S.A., 2016; durata: 60' per episodio; episodio cult terza stagione: 3x05 – Chicanery (3x05 - Imbroglio); 3x10 Lantern (3x10 - Lanterna) ex aequo.
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