L'INEDITO CROSSOVER TRA "I CAPOLAVORI SCONOSCIUTI SECONDO UGO G. CARUSO" E "ALPHAGALLERY" DI LILIANA CANTATORE FUNZIONA A MERAVIGLIA E L'INCONTRO DEDICATO A "CARDILLAC" DI EDGAR REITZ, NONOSTANTE IL CALDO, REGALA AI FREQUENTATORI DI ALPHAVILLE UNA SERATA EMOZIONANTE E DI ALTO PROFILO CULTURALE
En plein all'Alphaville di Roma, il baluardo della cinefilia nel quartiere Pigneto, per l'appuntamento fissato per mercoledì 31 maggio da Ugo G. Caruso in occasione del sedicesimo incontro dei suoi "capolavori", dedicato stavolta ad uno dei primi titoli del grande regista tedesco, all'epca discusso e poco noto, poi celebratissimo per i cicli di Heimat. Il tema del film, il rapporto tra l'artista e la sua creazione gli ha suggerito di incrociare il suo ciclo con quello di Liliana Cantatore, scrittrice e drammaturga, studiosa addentratissima nelle cose della letteratura e dell'arte, curatrice abituale della rassegna Alphagallery. L'incontro condiviso tra le due rassegne è stato oltremodo fecondo e nonostante le temperature estive e l'atmosfera cittadina che risentiva del primo significativo esodo dovuto al lungo weekend del 2 giugno, si è di fatto risolto in una conversazione molto dotta ma sempre agile e godibile sulle mille implicazioni del film, dalla figura di un altro orafo maudit come Benvenuto Cellini celebrato pure da Berlioz all'opera che Paul Hindemith ha tratto dal racconto di E.T.A Hoffmann che ha ispirato Reitz, dall'espressionismo musicale e figurativo alla preconizzazione della sciagura nazista. Con l'ausilio di alcuni brevi filmati la Cantatore ha sviluppato tesi suggestive e mostrato una serie di affinità iconiche tra i gioielli del film e quelli reali di vari artisti del passato, collegandosi al discorso in precedenza svolto da Caruso che aveva chiamato in causa il Dottor Mabuse di Fritz Lang e "l'ideologia tedesca". Quando i due distinti percorsi dei curatori dell'incontro sono confluiti in un unico delta e questo, come per incanto si è trasformato in immagini, il pubblico ha avuto la sensazione di aver assistito ad un gioco di prestigio, ad un cerchio che si chiude. Altri non era in effetti che un discorso critico che ha coinvolto ed intrecciato sapientemente e con un certo gusto per il coup de theatre, le varie discipline chiamate in causa, ovvero il cinema, la musica, il teatro, la storia dell'arte.
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