mercoledì 1 febbraio 2017

Una serie di sfortunati eventi (Stagione 1) - Teste di Serie

"Se vi interessano le storie a lieto fine, è meglio che cerchiate altrove..."
- Lemony Snicket

C'era(no) una volta tre fratelli molto dotati: il metodico e colto Klaus, l'ingegnosa Violet e la piccola Sunny, ancora in tenera età, ma perspicace e con un morso in grado di ridurre in polvere ogni cosa. I tre fratelli Baudelaire sono in riva al mare per trascorrere un pò di tempo libero, in una mattinata uggiosa e spettrale. Persi nei loro interessi, vengono raggiunti da un distinto banchiere, il signor Poe, che comunica loro una tragica notizia: a causa di un incendio, la loro casa è andata distrutta e i loro genitori periti tra le fiamme. Inizia così la sgradevole e avventurosa odissea di Klaus, Violet e Sunny Baudelaire, ereditari di una grossa fortuna e condotti tra le grinfie del nuovo tutore, il conte Olaf, perfido attoruncolo del tutto privo di talento, ma ostinato e deciso a mettere le mani sul patrimonio dei tre orfanelli.

Tratto dall'omonima e fortunata serie di romanzi per ragazzi scritta da Lemony Snicket (pseudonimo dello scrittore e sceneggiatore Daniel Handler), la nuova serie tv targata Netflix si presenta in bello stile, con l'intento di sorprendere, coinvolgere e, soprattutto, divertire. Senza girarci intorno, si può affermare con assoluta certezza che Una serie di sfortunati eventi, ideata da Mark Hudis, riesce in tutti gli obbiettivi preposti, grazie a poche scelte mirate e adatte al contenuto dello show.

Innanzitutto, risalta all'occhio la messa in scena delle vicende dei fratelli Baudelaire e del mefistofelico conte Olaf, ambientate in un contesto urbano sterile, nel quale predominano colori grigi e slavati da ogni emozione, tesi a mettere in risalto la cupezza e la tragicità degli eventi; un fondale asettico che si adatta senza forzature con il dispiegamento della trama, in un susseguirsi di accadimenti improbabili e imprevedibili, che spingono la narrazione ai limiti del grottesco, uno stile di adattamento consono al tono dell'opera di Handler. In questo contensto inizialmente fuoriviante, ma fertile per il materiale da adattare, i tre fratelli vengono messi ripetutamente a dura prova dalla meschinità degli adulti (il conte Olaf su tutti), dall'incapacità di questi di capire fino in fondo la reale dimensione delle cose (non c'è personaggio più fuori luogo del signor Poe, banchiere unicamente interessato al suo lavoro, ottuso e costantemente afflitto da improvvisi attacchi di tosse) e, soprattutto, dall'imprevedibilità della vita, che riesce a togliere calore, amore e una casa a tre fratelli che in meno di un batter di ciglio si ritrovano soli al mondo, non potendo contare se non su loro stessi. Anche se i genitori, in realtà...

La prima stagione di Una serie di sfortunati eventi copre i primi quattro volumi della saga letteraria (due episodi per capitolo), riuscendo ad adattare con maggiore accuratezza e verosomiglianza i fatti narrati, a differenza del film Lemony Snicket – Una serie di sfortunati eventi, diretto da Brad Siberling nel 2004, che dovendo concentrare una storia al di fuori della portata di un unico lungometraggio, si inerpicò in variazioni sul tema, per un adattamento molto libero e autonomo. Nel caso della serie targata Netflix, il dispiegamento in episodi ha consentito a Hudis maggior fedeltà ai romanzi e più tempo per sviluppare e trasporre lo script: Una serie di sfortunati eventi sfoggia un narratore onniscente fisicamente presente, Lemony Snicket, addirittura impelagato nella vicenda dei fratelli Baudelaire, in una sorta di intreccio metanarrativo, anche se ancora non del tutto rivelato, a impreziosire una narrazione dinamica e in perfetto equilibrio su più generi, dal gotico al cinema d'avventura, fino al giallo con un pizzico di mistero a rendere più intrigante le peripezie dei tre fratelli. Si tratta di una messa in scena che strizza l'occhio al cinema di Tim Burton per il comparto visivo, a Wes Anderson per il tono narrativo e a Steven Spielberg per l'epicità fanciullesca di cui la serie è intrisa. Così Klaus, Violet e Sunny Baudelaire non sono soltanto tre personaggi più o meno verosimili in cerca di un'isola felice, naufragati in un oceano di stravaganze e crudeltà, ma la visione distorta di tre ragazzini di un mondo freddo e inospitale, quello degli adulti, vivi grazie alla loro avidità e mediocrità, corrotti da un infausto passato (esemplare la zia Josephine, un tempo eroica e intraprendente, ora impaurita perfino dalla fiammella di una candela).

Ma, senza nulla togliere alla fervida immaginazione di Daniel Handler, Una serie di sfortunati eventi viene esaltata da un cast eccelso nel riadattare emotivamente e fisicamente le grottesche maschere estratte dai romanzi, senza peccare di macchiettismo: Louis Hynes e Malina Weissman danno vita a Klaus e Violet Baudelaire (la piccola Sunny è impersonata da Presley Smith, ma si tratta pur sempre di un neonato), in una performance sempre sopra le righe, mai parodistica e, proprio per questo, necessariamente più realistica ed emotivamente complessa rispetto a quelle degli adulti; discorso inverso (non in riferimento alla qualità, ma al tono) per i grandi, da K. Todd Freeman (il signor Poe), a Patrick Warburton (Lemony Snicket), ad Aasif Mandvi (il professor Montgomery Montgomery), ad Alfre Woodard (la zia Josephine) e perfino a Will Arnett e Cobie Smulders (nei panni degli inafferrabili coniugi Baudelaire), che caricano oltremodo le loro performance con stravaganza e istrionismo, in modo da accrescere il tono grottesco dell'opera, con l'obiettivo di spaesare i tre protagonisti (e lo spettatore con loro), alla deriva in un mondo caotico e che difficilmente comprendono o, all'occasione, comprendono molto meglio di un adulto.

Last but not least, Neil Patrick Harris: onnipresente, esplosivo, freddo e cinico calcolatore, folle e squinternato antagonista, viscido come un serpente e perfettamente a suo agio in ogni trasformazione, presta volto, ma soprattutto voce e corpo al sinistro conte Olaf; con la pesante eredità di Jim Carrey da raccogliere, Harris sprigiona esuberanza e una compostezza metodica in ogni declinazione del personaggio, raggiungendo l'apice con l'ambiguo Stephano (finto assistente del professor Montgomery Montgomery), e il trasognato capitano Scham (un ex marinaio che vuole ingraziarsi la zia Josephine). Un autentico mattatore, interprete, per altro, della sigla d'apertura, in una coinvolgente performance canora.

Insomma, nonostante gli avvertimenti del criptico Lemony Snicket, che spinge a volgere lo sguardo altrove, non si può non rimanere incantati, assuefatti e pienamente coinvolti dalle tristi e sfortunate peripezie dei fratelli Baudelaire. Perchè se la giornata è andata storta, si può sempre godere di una stupefacente serie tv.

(A series of unfortunate events); genere: grottesco, avventura; sceneggiatura: Mark Hudis; stagioni: 1 (rinnovata); episodi prima stagione: 8; interpreti: Neil Patrick Harris, Patrick Warburton, Malina Weissman, Louis Hynes, K. Todd Freeman, Presley Smith, Joan Cusack, Aasif Mandvi, Alfre Woodard, Catherine O'Hara, Usman Ally, Jacqueline Robbins, Joyce Robbins, Cobie Smulders, Will Arnett; produzione: Paramount Television; network: Netflix (U.S.A., 13 gennaio 2017), Netflix (Italia, 13 gennaio 2017); origine: U.S.A., 2017; durata: 60' per episodio; episodio cult primaa stagione: 1x01 – Un infausto inizio - Parte 1 (1x01 - The bad beginning - Parte 1)



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