Già nel 2012 la Mostra del Cinema di Pesaro aveva mostrato il primo lungometraggio (originariamente previsto per la TV) di Nicolas Wackerbarth, regista bavarese quarantaquattrenne. Il film, risalente all'anno prima, si intitolava Unten Mitte Kinn (in inglese Lower Upper Cut) e si svolgeva nel mondo del teatro: studenti dell'ultimo anno di una scuola di teatro si trovavano all'improvviso a dover allestire uno spettacolo, senza la guida del loro insegnante, un film ad alto tasso metalinguistico, fondamentalmente comico, forse non completamente riuscito. Dopo due anni, nella Berlinale del 2013 Wackebarth presentò nella sezione Forum un interessante film (il primo per il cinema) chiamato Halbschatten (Penombra), ambientato nella Francia del Sud e incentrato sulla figura di una donna, che parte per incontrare il proprio amato ma non lo trova ed è costretta a ridefinirsi, a riorientarsi in un altro luogo, con persone che non conosce, fra cui i figli di lui. Sempre nella sezione Forum, quattro anni dopo, Wackerbarth ha presentato (il primo giorno della Berlinale) quella che va considerata la sua prova fin qui più matura, intitolata Casting, che vanta qualche tratto in comune con il suo primo lungometraggio: oltre ad essere anch'esso un film per la TV, è anch'esso un film a forte tasso metalinguistico. Una regista ha ricevuto l'incarico da un produttore associato a ente televisivo di girare un film, un omaggio in occasione del 75esimo anniversario della nascita di Fassbinder. Viene deciso di non inventare nulla di nuovo, ma semplicemente di fare un remake di uno dei suoi film più famosi, ossia Le lacrime amare di Petra von Kant, tratto notoriamente da una pièce dello stesso autore. La produzione ha deciso chi girerà il film, le parti minori paiono già assegnate, quel che manca quando si apre il nostro film è – dettaglio non proprio trascurabile – l'attrice che interpreterà la protagonista Petra von Kant. Di qui, per l'appunto, il titolo, Casting, si tratta di trovare l'attrice, la regista deve scegliere. Se ne presentano diverse, tutte più o meno certe di ottenere la parte, tutte più o meno con allures da primadonna, tutte più o meno – alla fine – fragili, tremanti e piangenti quando scoprono che la parte non è toccata a loro; eppure nessuna di loro sembra corrispondere a ciò che la regista ha in mente, anche se dopo un po' lo spettatore è posto nella condizione di dubitare che la regista abbia davvero in mente qualcosa. La regista stessa viene descritta come figura tormentata e indecisa: dalla scelta della protagonista dipenderà in fondo il successo del suo film, dal successo del suo film il suo futuro di regista alla mercé di produttori e enti televisivi. A questa costellazione squisitamente femminile si viene ad aggiungere – tratto di grande originalità della sceneggiatura - la figura di Gerwin, un attore ingaggiato solamente per il casting, per fare in sostanza da sparring partner delle attrici che si mettono alla prova, un attore, beninteso, che si ritrova a interpretare un ruolo che è a sua volta femminile (tutti i personaggi della pièce e del film di RWF sono donne) e che è forse la figura più tragica di tutto il film: più dura il casting e più dura il suo ingaggio e la sua identificazione nel ruolo, quando finalmente la regista avrà sciolto le riserve lui invece sparirà di scena, proprio nel momento in cui ormai si è affezionato al progetto, inconsciamente convinto ormai di farne parte. Peraltro il suo ruolo al femminile lo induce a una riconsiderazione sulla propria identità sessuale anch'essa ricca di potenziale drammatico. Come si vede, dunque, si tratta di un film estremamente articolato sulle dinamiche psicologico-relazionali (del mondo del cinema, ma non solo), un film che è anche un'allegoria del potere, come del resto lo era, a tutti gli effetti, il film di Fassbinder. Un film assai ben girato, nient'affatto televisivo nel senso deteriore, il cui valore aggiunto consiste nella capacità di Wackerbarth (egli stesso regista ma anche attore) di esaltare le eccellenti doti attoriali delle sue attrici – tutte attrici di cinema di area tedesca, ma prima ancora di teatro, tutte attrici di primissimo piano – in grazia del fatto che il film è basato solo su un canovaccio ma non su una sceneggiatura scritta e scolpita nel marmo. In sostanza, oltre a recitare le scene della pièce fassbinderiana previste per il casting, le attrici (e i loro partner Gerwin, la regista Vera) hanno ampio margine per l'improvvisazione, ed è una improvvisazione che funziona benissimo. Wacherbarth ha girato – ha affermato in un'intervista – ben ottanta ore, i novanta minuti rimasti, grazie al regista, grazie a Saskia Metten, il montatore, sono risultati molto efficaci.
(Casting). Regia: Nicolas Wackerbarth sceneggiatura:Nicolas Wackerbarth, Hannes Held ; fotografia:Jürgen Carle; montaggio: Saskia Metten; interpreti: Andreas Lust (Gerwin), Judith Engel (Vera), Ursina Lardi (Almut Dehlen), Corinna Kirchhoff (Luise Maderer), Andrea Sawatzki (Annika Strassmann); produzione: SWR, Baden-Baden origine: Germania; durata: 91'.
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