martedì 25 ottobre 2016

L'AIOM al cinema. Perché i film sono importanti nella comunicazione in ambito oncologico

L'oncologo è sempre più immerso in un sistema complesso di comunicazione e rapporti. È quindi chiamato ad affinare continuamente la propria sensibilità e le proprie capacità relazionali con i malati, l'équipe terapeutica, i decisori, utilizzando al meglio tutti gli strumenti oggi disponibili. Il cinema offre uno spaccato delle possibilità comunicazionali dell'oncologo, quelle colte e quelle mancate. Specialmente negli ultimi anni, i film hanno affrontato gli aspetti più rilevanti del cancro, come l'epidemiologia, le sue cause ambientali, le implicazioni economiche delle terapie, la gestione dei sintomi e degli effetti collaterali, la relazione tra malati e curanti, le dinamiche psicologiche, l'approccio alla fine della vita.

Già durante il congresso nazionale dello scorso anno, l'AIOM aveva dedicato una Sessione alla “Comunicazione in Oncologia attraverso la cinematografia”; quest'anno, in occasione del Congresso Nazionale che si terrà a Roma il 28-30 ottobre 2016, la Sessione è stata ampliata e arricchita con un concorso di corti dedicati al tumore. Il livello medio dei corti che hanno partecipato al bando è buono, con alcune punte di eccellenza. I migliori cortometraggi saranno premiati e mostrati al Marriott Park Hotel, nella serata inaugurale di venerdì 28 ottobre, nella Sessione Speciale “Andiamo al cinema. Perché il cinema nella comunicazione in ambito oncologico” (ore 18:30-20:30).

Oltre alla premiazione dei tre cortometraggi selezionati dalla giuria sulla base di parametri di giudizio assai sfaccettati (dai movimenti di macchina, al montaggio, alla scelta delle musiche, alla qualità delle sceneggiature e soprattutto dei dialoghi), si discuterà del ruolo del cinema ai fini di una consapevolezza sociale più allargata della problematica oncologica. La Giuria è composta dall'attore e regista Sergio Rubini (Presidente), da oncologi medici (Saverio Cinieri, Domenico Galetta, Silvia Novello), da rappresentanti delle associazioni pazienti (Stefania Vallone, Matilde Tursi, Anna Mancuso), da una psiconcologa (Francesca Fiore), da una giornalista (Ottavia Benedetto Giustetti), da un docente universitario di filosofia (Luciano De Fiore), dalla regista Manuela Jael Procaccia e dall'infermiere Giovanni Micallo.

Contestualmente, per i tre giorni congressuali nell'auditorium che ospiterà la sessione sarà allestita una mostra di 20 poster che ripropongono scene di film - famosi e meno famosi - della storia del cinema che hanno avuto a che fare col cancro, illustrando l'evoluzione del linguaggio dai primi film degli anni '30 a oggi. La curva dei film che si occupano di temi oncologici si è letteralmente “impennata” negli ultimi anni, con alcuni veri e propri “blockbuster” (Colpa delle stelle è stato uno dei film di maggior incasso nel 2014 negli Stati Uniti) e diverse buone prove anche del nostro cinema, come La prima cosa bella di Paolo Virzì o Allacciate le cinture di Ferzan Özpetek. Questa crescente presenza del cancro ha certamente contribuito a ridurre lo stigma della malattia oncologica. L'ottica con cui il cinema narra il cancro tende però ancora ad accentuare i toni “drammatici” della malattia (troppi i pazienti che non sopravvivono rispetto a quanto accade nella realtà); inoltre, si tende a mettere in scena i tumori meno “visibili”, come gli oncoematologici e i tumori cerebrali, mentre sono sottorappresentati (in proporzione alla reale incidenza) il tumore del polmone, gastrointestinale e della mammella. In sostanza, un appuntamento da non perdere al congresso AIOM per misurarsi con un sapere medico fuori dai “confini”, sempre di più sporto sulla società e interessato ai canali di comunicazione di massa.

Per maggiori informazioni:
Dott. Valeria Montebello (Think2it srl)
v.montebello@think2.it



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