lunedì 31 ottobre 2016

Black mirror (Stagione 3) - Teste di Serie

Quanto può essere dannoso l'abuso della tecnologia? Può l'essere umano perdere la propria individualità (o, quantomeno, metterla in discussione) immolando le proprie emozioni come vittime sacrificali a quell'entità semi-divina e onnipresente che è la rete?
Se esiste una serie tv in grado di suggerire delle risposte a quesiti tanto complessi, quanto agghiaccianti, quella è Black mirror: la mini-serie britannica antologica, ideata da Charlie Brooker nel 2011 e oggi giunta alla terza stagione ha assunto nel corso degli anni lo status di cult del piccolo schermo, sia per i temi trattati (l'abuso e le aberrazioni di un uso improprio della tecnologia), sia per la schiettezza di contenuti.

Nel corso degli anni, i fan di Black mirror sono stati abituati a osservare e analizzare avvenimenti sconcertanti, perfino grotteschi (il primo ministro inglese costretto a far sesso con un maiale; reality-show mortali; un orsetto blu cartoon candidato a sindaco), ma mai prima d'ora, dopo aver esaurito quanto proposto in questa terza stagione, si era raggiunto un tale livello di saturazione emotiva: bastano sei episodi per lasciar schizzare l'adrenalina alle stelle, imprigionando l'attenzione dello spettatore in una gabbia fredda di paura e ribrezzo, non in conseguenza di scene cruente, ma a causa di una netta presa di coscienza che, nel tentativo quasi involontario di svestire la fiction dei suoi elementi fittizi, assottiglia il confine tra reale e futuristico (irreale) in maniera netta e avvilente.
Stavolta, l'obiettivo di Brooker è proprio quello di (provare a) dimostrare quanto le condizioni abominevoli a cui è asservito chi si prostra o si amalgama alla perfezione in un tessuto sociale iper-tecnologico, tanto apparentemente appagante, quanto irritante (una società divisa in ceti per punteggio social; una guerra globale avvelenata da sistemi altamente tecnologici; la possibilità di uccidere un individuo utilizzando un semplice hashtag) non possono essere considerate come situazioni improponibili per la nostra società moderna, in quanto giorno dopo giorno assistiamo a un decadimento di valori spontanei e frutto di legami empatici, surclassati dal magnetismo che uno schermo e una tastiera operano sul nostro sistema nervoso, subordinando a essi il nostro umore, il tempo a disposizione e una prospettiva di giudizio imparziale e maggiormente etica (qual è il valore che conferiamo all'amore terreno e quale al ricordo di un amore che non c'è più?).

In sei episodi di poco o più di un'ora, compreso un finale di stagione da un'ora e mezza, Charlie Brooker tenta di spaventare (con successo) lo spettatore o, per lo meno, indurlo in profonde riflessioni, confezionando sei storie funzionali alla causa, ognuna costruita su intrecci narrativi ricchi di suggestioni visive e acustiche, nonchè dotate di molteplici chiavi di lettura interpretative, sceneggiando storie volutamente esasperate nei contenuti, per fagocitare le coscienze di chi osserva; notevole come lo showrunner non si adagi sugli allori riproponendo situazioni somiglianti, ma riesca addirittura nel compito di cambiare genere narrativo (dal melò di San Junpiero, al war-movie di Gli uomini e il fuoco, dal thriller di Odio universale, a un abbozzo di horror in Giochi pericolosi), rendendo la visione dinamica, lasciando che lo spettatore sviluppi un senso di assuefazione causato dal desiderio di scoprire quanti e quali effetti distorcenti possano infettare la nostra mondanità.

E' più di un monito quello lanciato da Black mirror, un segnale d'emergenza che, nonostante l'evidente impraticabilità di alcuni strumenti tecnologici mostrati nell'arco di questa terza stagione, che possono essere reinterpretati o adattati con facilità con i mezzi a disposizione ai giorni nostri, prova ad avvertirci di un pericolo imminente, esaltando quell'intrinseca funzione didattica propria dei lavori di denuncia, verso un livello assoluto, ai limiti della meta-cinematografia.

Snobbare un prodotto così audace e molto più vicino alla realtà di tanti altri show presunti tali, significa sottrarsi al giudizio della propria coscienza, quella bestiolina spesso sopita dentro di noi, oggi più che mai anestetizzata dalla babele informatica in cui finiamo col perderci giorno dopo giorno. In termini prettamente critici, Black mirror si colloca tra quei prodotti di qualità cristallina di cui lo spettatore può (deve!) usufruire.
Fermatevi, osservate e riflettete.

(Black mirror); genere: Sci-fi, thriller; sceneggiatura: Charlie Brooker; stagioni: 3 (in corso); episodi terza stagione stagione: 6; interpreti: Bryce Dallas Howard, Wyatt Russell, Alex Lawther, Jerome Flynn, Gugu Mbatha-Raw, Mackenzie Davis, Malachi Kirby, Kelly Macdonald; musica: Geoff Barrow, Alex Heffes, Bear McCreary, Max Richter, Ben Salisbury; produzione: Endemol; network: Channel 4 (U.S.A., 21 ottobre 2016), Netflix (Italia, 21 ottobre 2016); origine: Inghilterra, 2016; durata: 60' per episodio; episodio cult terza stagione: 3x01 – Nosedive (3x01 - Caduta libera)



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