venerdì 1 luglio 2016

Person of interest (Stagione 5 - Finale) - Teste di Serie

"Se mi stai ascoltando, ormai sei solo. L'unica cosa che resta di noi è il suono della mia voce. Non so se ce l'abbiamo fatta. Abbiamo vinto? Abbiamo perso? Non lo so. A questo punto non so nemmeno cosa significherebbe una vittoria. A ogni modo, è finita. Quindi lascia che ti racconti chi eravamo. Lascia che ti racconti chi sei tu..."
- La Macchina

Siete sorvegliati...”. E' stato questo l'incipit che ha accompagnato Person of interest, la serie action-sci-fi creata da Jonathan Nolan (fratello maggiore del più famoso e cinematografico Christopher) fin dai suoi albori. Un monito, più che una rivelazione. “Siete sorvegliati!”: controlliamo le vostre vite e voi non lo sapete. Con l'avvento di internet e l'irrefrenabile sviluppo della cyber-tecnologia che ha piantato le proprie radici in ogni pertugio e orifizio del mondo civilizzato (e non) così come lo conosciamo, la società moderna ha iniziato a interessarsi a esso con la brama e la voracità di un individuo troppo curioso, poi come un tossicodipendente in perenne crisi d'astinenza, pretendendone sempre di più, assuefacendosi a un sistema isterico e iperattivo che ci attira a sè come un magnete fa con un pezzo di metallo: social network, nanotecnologie, addirittura sviluppo bellico e scientifico ai limiti della fantascienza. Con tutti i vantaggi (molti) e gli svantaggi (ancor più numerosi) che la situazione comporta.

Così, da tale consapevolezza e partendo da un presupposto (la tragedia dell'11 settembre) da sfruttare come incipit causale narrativo, Jonathan Nolan ha elaborato il concetto di ‘sorveglianza tecnologica', trasformandolo in imperiosa iperbole ai limiti di quel dispotismo illuminato fantascientifico tanto caro ad autori come Philip Dick, Isaac Asimov e H. G. Welles, dandogli un corpo fisico e un creatore perennemente in conflitto con la propria coscienza e i dogmi morali: ecco, quindi la Macchina e Harlod Finch (interpretato da Michael Emerson, con quegli occhi sporgenti e il fascino dell'intellettuale per merito dei quali solo lui poteva impersonare meglio di chiunque altro un personaggio così), moderni Dottor Frankenstein e la sua Creatura, armati delle migliori intenzioni per impedire che non si verifichino più stragi di tale portata come lo è stato, per l'appunto, l'attento terroristico del 2001. Da qui sorgono le prime incognite di natura etica: è giusto che un'entità onnipresente, che si adopera nel controllare e analizzare i comportamenti umani anomali per prevedere conseguenze disastrose, violi incessantemente la libertà personale dell'uomo? Questa entità è davvero infallibile? Come può un super-computer celato al mondo intero comprendere appieno le numerose e complesse sfaccettature dell'indole umana? E, aspetto più nefasto, cosa accadrebbe se una seconda entità simile venisse creata per scopi non così nobili?

Jonathan Nolan ha saputo imbastire una narrazione adrenalinica e lucida nel corso delle cinque stagioni a sua disposizione, giocando con un cast di personaggi quasi infallibili e divertenti a loro modo, proprio per questo soggetti a immediati sentimenti d'affezione, verosimili e poliedrici: il super-soldato dal passato oscuro John Reese (un marmoreo Jim Caviziel), l'inafferrabile e imprevedibile hacker Root (la dark lady della serie, a cui presta corpo e anima Amy Acker), il detective Lionel Fusco alla perenne ricerca di redenzione, nonchè personaggio più adorabile della serie (il bravissimo Kevin Chapman) e la gelida Shaw, donna di ferro dal grilletto facile (Sarah Shahi). Sono loro le infaticabili braccia del geniale Finch e della sua Macchina, destinati a salvare il mondo, a renderlo un posto più sicuro. Tutti loro lottano per una giusta causa, anche perchè sono costretti a cancellare un passato infelice e macchiato da scelte anti-eroiche: la redenzione dell'uomo si raggiunge con l'aiuto della tecnologia, affidandosi a essa, certo, ma non abbandonandosi completamente; è l'unione che fa la forza, sono le scelte sopra ogni calcolo (seppur incontrovertibile) a fare la differenza, non le costanti, ma le variabili...e queste variabili siamo tutti noi, che ci rialziamo e torniamo a vivere, che non lasceremo mai che un computer guidi le nostre vite. L'Uomo contro la Macchina, l'Uomo come complice della Macchina, l'Uomo come antivirus in un mondo reso artificiale e consequenziale, vittime di un sogno utopistico irrealizzabile perchè in insanabile contrasto con la propria natura mortale e, per questo tanto imperfetta, quanto straordinariamente completa e affascinante.

Se nella forma il lavoro di Nolan ha trasformato Person of interest in un prodotto commerciale che ha saputo trattare temi a noi così familiari in maniera impeccabile, è nella sostanza che lo show ha acquistato profondità e spessore: tutto merito del deus ex machina, di quel J.J. Abrams in veste di produttore che è riuscito a soffiare vita nel corpo metallico della creatura di Nolan, rendendola senziente e romantica, empatica e facilmente fruibile a un pubblico variegato. Strizzando anche un pò l'occhio al suo Lost, prieta miliare della serializzazione televisiva dei nostri tempi, punto d'inizio della cosiddetta età dell'oro della tv, fenomeno mediatico globale di proporzioni mitologiche e (per chi scrive), migliore serie tv di tutti i tempi.

Quanto scritto fino a ora è un giudizio complessivo sull'intera opera di Jonathan Nolan, che in questa quinta e ultima stagione scioglie tutti gli intrecci con accuratezza, terminando nel migliore dei modi quanto iniziato cinque anni fa, concludendo al suo apice un'avventura che, se procrastinata, avrebbe cominciato senza dubbio a perdere mordente. Meglio spegnere tutto quando si è ancora in tempo, prima che la realtà virtuale finisca col soggiogarci definitivamente, prima che si finisca imbambolati senza più alcuna possibilità di scegliere il nostro futuro.

(Person of interest); genere: azione, fantascienza; sceneggiatura: Jonathan Nolan; stagioni: 5 (conclusa); episodi quinta stagione: 13; interpreti: Jim Caviezel, Michael Emerson, Taraji P. Henson, Kevin Chapman, Amy Acker, Sarah Shahi; musica: Ramin Djawadi; produzione: Kilter Films, Bad Robot Productions, Warner Bros. Television; network: CBS (U.S.A., 3 maggio-21 giugno 2016), Inedita (Italia); origine: U.S.A., 2016; durata: 60' per episodio; episodio cult quinta stagione: 5x13 – return 0



from Close-Up.it - storie della visione http://ift.tt/299FBV9

Nessun commento:

Posta un commento